Ansa
27 feb 2013
Tra il malinconico e l'aggressivo, sarà un inverno "nero"
Ansa
27 feb 2013
C'è poco da stare allegri, viene da dire al termine della settimana di sfilate di Milano Moda Donna. Se la moda non è solo stile ma anche costume, e quindi segno dei tempi, il prossimo sarà un altro inverno nero, come il colore dominante delle collezioni viste in passerella.
Moda per donne, quella presentata a Milano, ma non per femmine: quasi spariti scolli e trasparenze, aboliti dettagli fru fru, banditi gli atteggiamenti seduttivi. In passerella, trucco e acconciature rimandavano all'immagine di una creatura se non depressa quanto meno assai malinconica: capelli effetto appena uscita dalla doccia, occhi smoky o comunque di nero bistrati.
Il tutto accompagnato dalla totale assenza di ogni accenno di sorriso, anche sulle passerelle dei marchi che fanno della joie de vivre la loro bandiera. Severa e rigorosa come i tempi impongono, perché c'é davvero poco da ridere, o in alternativa molto aggressiva, ma non ruggente stile anni 80, piuttosto dark e cupa, tutta chiusa tra borchie e aculei.
Un ovvio riferimento allo stile punk che il Met di New York celebra con una mostra, ma anche un'assonanza più cerebrale ai fondamenti dell'ultimo grande movimento culturale di massa e alla sua ideologia all'insegna del 'no future'. In questa repressione della femminilità (Miuccia Prada si è spinta addirittura a confessare l'autocensura del romanticismo) é gioco forza il ritorno degli stilemi del vestire maschile: ecco quindi un trionfo di tweed e spigati, principe di galles e tartan (ma questo è anche un po' effetto Lagerfeld, che ha dedicato alla Scozia la precollezione Chanel).
E poi tante giacche, con il prepotente ritorno della spalla segnata e dei volumi over, gli stessi che ritornano nei paletot e nei cappotti, dove sparisce il cammello e ritorna il grigio. Grande assente in passerella il piumino, che subisce lo stesso declino dello sportswear, ma poi finisce comunque negli armadi perché é tanto pratico. Sempre più presente, invece, la pelliccia, dal visone alla volpe, dalla mongolia all'astrakan, in versione maxi o usata come stola, come prezioso decoro di scolli e orli di abiti e gonne o persino per borse e stivali.
E sotto? Meglio investire su gonne che su pantaloni, ma per chi non rinuncia alla praticità c'é ampia possibilità di scelta, dal modello a vita alta a quello aderente da portare con i tacchi alti, ma quasi mai skinny. E mai in versione leggings, anche se per le donne sarà difficile farne a meno. Sul fronte sottane c'é altrettanta libertà, dalla longuette alla versione al ginocchio fino alla mini, ma anche qui non c'é nulla di accostato al corpo.
Ma non c'è nemmeno fluidità, quanto piuttosto volumi scultorei, effetto armatura, per donne ben corazzate, dalle spalle grosse, tutte abbottonate, che non è tempo di aprirsi alla vita. Tutt'al più ci si può coccolare con un bel maglione di intramontabile cashmere o di soffice angora, beni durevoli e rassicuranti quanto le ballerine rasoterra, mediazione umana tra le stringate dalla para militare e le decolleté dal tacco assassino visti a Milano.
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