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Adnkronos
Pubblicato il
20 gen 2020
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Toscana, regina della moda italiana per numero di addetti ed export

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Adnkronos
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20 gen 2020

La moda dà lavoro in Toscana a circa 130 mila persone: 115 mila nei settori della moda in senso stretto (tessile, abbigliamento, conceria, calzature, pelletteria, gioielleria), 1.800 nella produzione di macchine e 12.800 nel terziario (commercio all'ingrosso e intermediazione). Come dire che il 7,7% dell'occupazione complessiva toscana opera nel settore, una stima per difetto alla quale sfuggono alcune attività connesse: minuteria meccanica, servizi alle imprese, trasporti e commercio al dettaglio. Emerge dal rapporto Irpet a cura di Natalia Faraoni e Tommaso Ferraresi, con il coordinamento di Simone Bertini, presentato oggi a Firenze.

@prada


Nell'ambito dell'industria manifatturiera, i settori moda coprono quasi il 40% degli addetti e realizzano un valore aggiunto che supera 5,5 miliardi di euro. Nessuna altra regione raggiunge valori così alti: la Toscana è la regione della moda. Un dato di fatto confermato anche dalle esportazioni che, nel 2019, si stima abbiano superato i 15 miliardi, ponendo la Toscana in testa in Italia per l'export, superando in valore assoluto anche la Lombardia. Posizione confermata anche rispetto al peso dell'occupazione nei settori moda, ben superiore a quello delle altre regioni.

Dall'analisi emerge la capacità del sistema toscano di reagire alla globalizzazione e il suo fondamentale contributo alla ripresa dell'economia regionale post recessione. Il traino alla crescita è arrivato dall'export, quota rilevante del sistema. I settori con le maggiori criticità sono stati quelli più in difficoltà a riposizionarsi sui mercati esteri, come tessile e calzature. Il successo degli ultimi anni, in termini di esportazioni e addetti, è da attribuire alla filiera della pelletteria.

In prospettiva, il recupero di competitività delle produzioni più arretrate e il consolidamento di quelle più dinamiche passa attraverso l'adozione di tecnologie e pratiche gestionali legate al paradigma Industria 4.0. Attualmente, le imprese della moda appaiono effettivamente in ritardo rispetto agli altri settori. Una discriminante, in tal senso, è data dalle dimensioni, con le realtà più grandi caratterizzate da livelli di digitalizzazione comparabili a quelli di aziende di alta tecnologia.

L'economia toscana legata al manifatturiero è fortemente specializzata nelle produzioni del settore moda. Nel 2017 il peso di queste produzioni nell'export ha toccato il 39,1%, quasi il doppio rispetto al Veneto (20,1%) e quattro volte rispetto alla Lombardia (11,9%). Tessile, abbigliamento, pelletteria e calzature costituiscono in termini di valore aggiunto il 5,2% dell'economia regionale e il 29,5% della sua componente manifatturiera. Il peso del sistema moda toscano su quello nazionale in termini di valore aggiunto è del 22,1% (Lombardia 23%, Veneto 16,3%). In termini di addetti sul totale nazionale, la Toscana ha il peso maggiore con il 22,8% (Lombardia 19,7%, Veneto 15,5%).

Lo stabilimento di Prada a Valvigna, in provincia di Arezzo - @prada


Da evidenziare che il peso degli addetti dei settori cuoio e pelletteria in Toscana tocca il 46,3% (Lombardia 9,6%, Veneto 21,5%). Anche in termini di distretti industriali è evidente l'importanza della moda per la Toscana: su 15 totali, 10 sono specializzati nel comparto (in Lombardia 8 su 29, in Veneto 8 su 28). Sistema che trae buona parte dei propri ricavi dalle vendite all'estero, dato che il 47% della produzione regionale è destinata all'export (53,7% Lombardia, 50,7% Veneto).

Restando all'export, interessante segnalare come questo sia cresciuto a un tasso debole nel periodo 2000-2007 (18,5%) rispetto alle altre due regioni (36,9% Lombardia, 34,2% Veneto); diverso il caso del periodo 2007-2017, dove l'export toscano è cresciuto più rapidamente (27,8%) rispetto a Lombardia (18,5%) e Veneto (22,2%). Nel confronto con Lombardia e Veneto l'andamento dei redditi da lavoro dipendente per ore lavorate è stato meno accentuato. In confronto con gli altri settori economici toscani, e in particolare con la manifattura nel suo insieme, la moda si è mossa in linea con il resto del sistema.

In Italia, nel 2016, la moda occupa quasi 500mila addetti, il 13,2% dell'intero settore manifatturiero; poco meno di un quarto (23%) si trovano in Toscana, il 19,7% in Lombardia e il 15,5% in Veneto. In termini di addetti assoluti, spiccano abbigliamento, conceria e pelletteria e tessile; forte la concentrazione in Toscana delle lavorazioni del pellame e dei gioielli. Concentrando l'attenzione su due fotografie degli anni Duemila (prima e dopo la grande crisi), la composizione settoriale del sistema moda cambia per effetto della forte contrazione del tessile, nel 2004 primo settore per addetti, e per l'avanzamento, nel 2016, di abbigliamento, conceria e pelletteria, che diventano le specializzazioni maggioritarie, a fronte di un'ulteriore contrazione delle calzature e una stabilizzazione della gioielleria.

Per quanto riguarda gli effetti a monte, per ogni euro di esportazioni della moda toscana, il 58,2% dell'attivazione resta all'interno dell'economia regionale, il 15,4% remunera fattori produttivi delle altre regioni italiane e il 26,4% è distribuito all'estero. Riguardo alle dimensioni delle imprese del settore, sebbene prevalgano micro e piccole, negli ultimi anni diminuiscono quelle con meno di 9 addetti e crescono quelle di maggiori dimensioni, in particolare nella pelletteria. Molte grandi firme italiane hanno in Toscana sedi di medie e grandi dimensioni. Sono 10 le imprese con più di 250 addetti che complessivamente occupano 5mila addetti (il 5% del totale) mentre 160 sono quelle di medie dimensioni (tra 50 e 249 addetti) che assorbono oltre 14mila addetti. A livello territoriale, i distretti della moda sono localizzati nella Valle dell'Arno.

La nuova fabbrica Celine a Radda in Chianti


Queste le principali società operanti nel settore in Toscana: Ermanno Scervino, Salvatore Ferragamo, Patrizia Pepe, Stefano Ricci, Capri Holdings, proprietario dei brand Versace, Michael Kors e Jimmy Choo, ha acquisito una storica azienda familiare di scarpe da donna della provincia di Pistoia, Alberto Gozzi, che produce per Dolce & Gabbana, Calvin Klein e da tempo anche per il marchio-icona di calzature Jimmy Choo; Mayhoola For Investments Llc (il fondo del Qatar proprietario di Valentino); il gruppo LVMH (con Celine Production; Bulgari Accessori; Emilio Pucci; Givenchy Italia; Fendi); il Gruppo Kering (con Yves Saint Laurent, Pigini; Balenciaga Logistica; Tiger Flex; Gt).

E ancora: Alexander Mcqueen Logistica; Prada (Prada e Miu Miu); Richemont con lo stabilimento Montblanc per produrre anche altri brand del gruppo svizzero; Vision Investment Co. controlled by Dubai-based Damac Properties Group che ha acquisito la maison Roberto Cavalli; Chanel; Alpha Private Equity Fund 7, specializzata nella realizzazione di accessori metallici e non metallici per abbigliamento, pelletteria e bijoux per le realtà della moda e del lusso quali, per esempio, Burberry, Louis Vuitton, Hugo Boss e Moncler; Christian Dior S.A. Manufactures Dior; Asahi Kasei Corporation Apollo; Berkshire Hathaway Inc. Richline Italia; Daidoh Limited Pontetorto; Keystar Investment Sa The Flexx; Li & Fung Ltd Sicem International; Look Holdings Inc.; Il Bisonte al 90% del Fondo Palamon capital partners; Onward Holdings Co., Ltd. Freeland; Wigmore Holdings Ltd Luilor, Rifle, Roy Rogers.

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