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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
24 nov 2021
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Toni Belloni (LVMH): “C'è un progetto per costruire un centro di savoir-faire per Louis Vuitton in Italia"

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
24 nov 2021

Toni Belloni non ha rivelato nulla sull'imminente lancio del nuovo marchio di Phoebe Philo, supportato da LVMH... Il vicepresidente del gruppo francese si è invece rivelato molto più propenso a parlare delle priorità e dei grandi progetti del numero 1 mondiale del lusso. In occasione dell'evento "Show Me" organizzato il 19 novembre a Firenze per promuovere i mestieri d'eccellenza delle case del colosso francese, il manager ha spiegato a una manciata di giornalisti, tra cui l’inviata di FashionNetwork.com, come i fornitori siano diventati interlocutori sempre più importanti per LVMH, nonché il ruolo fondamentale svolto dalla sua filiera produttiva.

Antonio Belloni, il vicepresidente del gruppo - LVMH


Tra la necessità di garantirsi una filiera sempre più ecologica e il bisogno di preservare i savoir-faire, le industrie del lusso cercano di avere un controllo sempre maggiore sulla propria catena di produzione. Alcuni gruppi comprano direttamente i fabbricanti più specializzati che già producono per loro. Altre realtà del mercato sono in procinto di aggregare diverse PMI per creare poli produttivi di eccellenza. Dal canto suo, LVMH si affida ad una selezione di fornitori privilegiati, eventualmente acquisendone, se necessario, delle quote di partecipazione.
 
“Nella nostra politica di affiancamento ai nostri fornitori, privilegiamo rapporti di lungo periodo. In alcuni casi, quando si pone il problema del ricambio generazionale, gli eredi non desiderano più continuare l'attività dei genitori, oppure quando vi è un accesso molto limitato a un certo know-how, a volte ci succede di entrare in certe aziende attraverso una forma di accordo che non è solo commerciale, ma anche patrimoniale”, indica Toni Belloni. Abbiamo anche comprato delle fabbriche. Ma soprattutto ci piace mantenere l'imprenditore al suo posto, ove possibile, perché ha un know-how, una tradizione. Qualcosa di un po' diverso da quello che facciamo noi al nostro interno. Sono competenze in cui crediamo molto, che cerchiamo di valorizzare lasciando a casa propria l’imprenditore-capo, ma fornendogli al contempo supporto con un contratto a più lungo termine e un certo accesso al mercato globale”, continua.

LVMH crede fortemente in questo tipo di associazione e nella capacità dell'imprenditore di essere molto reattivo, oltre che nella sua competenza. “Al di là della capacità produttiva di alta qualità garantita dai nostri fornitori, c'è un reale valore aggiunto in termini di creatività e idee che emerge da queste aziende e che costituisce una formidabile fonte di innovazione per tutto il sistema produttivo del lusso”, sottolinea. E per illustrare il punto richiama l'esempio della conceria Masoni in Toscana: “Abbiamo stretto un accordo per acquisire una quota dell'azienda. Grazie alla visibilità che diamo al Sig. Masoni in termini di commesse, l’imprenditore sta valutando di aprire un nuovo stabilimento il prossimo anno. Questo per noi non è un cambio di strategia in relazione al nostro ecosistema produttivo, ma di un approccio che si è adattato alle nuove esigenze”.
 
L'altro asse di questa strategia riguarda la creazione di manifatture ex novo. Pertanto, LVMH inaugurerà nel settembre 2022 a Bagno a Ripoli, vicino a Firenze, una nuova unità di produzione e sviluppo specializzata in pelletteria per Fendi, che dovrebbe chiamarsi Fabbrica, e che verrà insediata in un'area che in precedenza ospitava un altoforno, la fornace Brunelleschi, trasformandosi in una fabbrica ecologica di 12.000 metri quadrati quasi interamente ricoperta di vegetazione, progettata dallo studio di architettura milanese Piuarch. All'inizio impiegherà quasi 250 persone, per aumentare a pieno regime fino a 400-500 lavoratori, completando la capacità dell'altro sito Fendi in Toscana situato a Ponte a Ema.
 
Un altro progetto è quello che riguarda Thélios, la joint venture specializzata in occhiali creata da LVMH con Marcolin, un progetto inaugurato nel 2018 a Longarone, nel distretto dell’occhialeria di Belluno, in Veneto. Da allora, LVMH ha acquisito un secondo sito e sta ora valutando, “anche se non è immediata, la costruzione di un terzo modulo per Thélios con l'integrazione di nuove parti produttive”.

Un'immagine del futuro sito di Fendi in Toscana - LVMH


Infine, il gruppo sta pensando alla possibilità di costruire una manifattura in Italia per Louis Vuitton. “Il brand ha già un formidabile stabilimento per la produzione di calzature in Veneto e centri dedicati agli accessori distribuiti in Lombardia. C'è un progetto per creare un centro dedicato al saper fare, concentrando efficacemente una serie di mestieri, che già utilizzano le competenze delle maestranze italiane, in un'entità che probabilmente avrà sede in Toscana. Questa nuova fabbrica, se vedrà la luce, sarà totalmente dedicata a Louis Vuitton”, confida Toni Belloni, il quale conferma l'intenzione di LVMH di continuare a investire notevolmente nella Penisola: “C'è una tale crescita di volumi! Certamente investiremo 100 milioni di euro in Italia nel 2022 ed è possibile che andremo oltre”.
 
Per quanto riguarda il problema dell'aumento del prezzo delle materie prime, il vicepresidente non si è mostrato preoccupato, pur ammettendo che il gruppo “ha un po' di difficoltà di approvvigionamento in alcune categorie di prodotti”. “Ad esempio, da Sephora, abbiamo alcuni scaffali che abbiamo difficoltà a riempire, soprattutto per i marchi che hanno filiere molto lunghe con fornitori in Paesi lontani. Può trattarsi anche di problemi di trasporti, di accesso ai porti. Ma non credo che tutto ciò duri più di qualche mese. Vedremo”, glissa Belloni, considerando che la questione “è legata, da un lato, ad un’inflazione strutturale e, dall'altro, alla ripresa post-pandemia con un inevitabile ‘collo di bottiglia’ nel breve periodo”.
 
Tra i progetti in corso, il manager ha citato il rilancio di Emilio Pucci con l'arrivo a settembre del nuovo direttore artistico Camille Miceli: "Siamo in un periodo di incubazione. L'idea è quella di dare alla casa un orientamento più resort, perché pensiamo che in quello stia la sua forza. Se il prodotto e il marchio sono posizionati correttamente e attraenti, allora il business funziona. Questo è il nostro modo di pensare. Siamo molto concentrati sulla ricerca di una proposta creativa per il marchio e uno spazio in cui possa avere successo presso i clienti, il tutto ovviamente con una gestione dei costi appropriata alla sua dimensione”.
 
Infine, Toni Belloni ha manifestato una certa discrezione sulle possibili nuove operazioni d’acquisizione da parte di LVMH. “Con Tiffany, abbiamo una grande acquisizione che dobbiamo digerire e valorizzare. A ciò si aggiungono le attività di tutte le nostre case di moda che continuano a crescere. Quindi c'è molto da fare. La nostra strategia fondamentale si basa su una crescita organica di sviluppo e valorizzazione dei nostri asset ed aziende”, ricorda, aggiungendo in conclusione: “Non succede nulla sul mercato senza che noi ce ne interessiamo e vi diamo uno sguardo”.

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