Tommy Hilfiger lancia “Make it Possible”, il suo nuovo programma di moda sostenibile
Svelato questa settimana in tutto il mondo, il programma “Make It Possible” fissa 24 obiettivi ambiziosi sui temi dell'economia circolare e dell'inclusività da raggiungere entro il 2030. In sostanza, Tommy Hilfiger punta a una moda che “non spreca nulla e accetta tutti”.
“Make it Possible” si basa su alcuni principi fondamentali. A cominciare da “Circle Round”, vale a dire saper fabbricare e riciclare i prodotti in una sequenza chiusa per creare un circuito eco-responsabile. Poi “Made for Life”, che consiste nell’adattare le proprie attività alle risorse planetarie, tenendo conto dei cambiamenti climatici, dell'uso del suolo e dell'acqua dolce, e rimanendo vigili per evitare l'inquinamento chimico, dalle fonti di approvvigionamento fino ai negozi.
Il principio “Everyone Welcome” ha lo scopo di garantire che l'azienda rimanga inclusiva e accessibile a tutti. L'ultimo principio, “Opportunity for All”, stabilisce la parità di accesso alle opportunità di lavoro presso Tommy Hilfiger.
“Ho aperto il mio primo negozio, People's Place, nel 1969 nella mia città natale di Elmira. Da quel momento, volevo che persone di ogni ceto sociale si unissero e condividessero le loro esperienze di cultura pop”, spiega Tommy Hilfiger in un comunicato. “Il nostro marchio si è evoluto nel corso degli anni, guidato da questo spirito di integrazione e dal nostro impegno in favore dello sviluppo sostenibile — sia dal punto di vista sociale che ambientale. Con “Make it Possible”, andiamo ancora più lontano nel nostro impegno. Stiamo lavorando duramente per realizzare la nostra visione, l'intera azienda è focalizzata su questi obiettivi. Abbiamo ancora molta strada da fare, ma ci arriveremo”.
Il programma si basa sulla strategia “Forward Fashion”, concepita dalla casa madre PVH Corp. per ridurre gli impatti negativi delle proprie attività, accentuare le sue azioni positive e migliorare più di un milione di vite nella catena di valore dell'azienda. Un elemento tanto più importante se si pensa che il marchio e il suo proprietario, il gruppo PVH, sono stati criticati più volte dalle ONG per le condizioni di lavoro praticate dai loro subappaltatori, in particolare lo scorso anno in Etiopia o più recentemente in Cina, a proposito del lavoro forzato degli uiguri.
“In questi tempi di crisi sanitaria, umana, ambientale ed economica, abbiamo la responsabilità di cercare delle soluzioni innovative che incoraggeranno l'inclusione e permetteranno di costruire un futuro più circolare”, continua Martijn Hagman, il CEO di recente nomina di Tommy Hilfiger Global e di PVH Europe, che sottolinea i “successi” ottenuti dal brand da un decennio a qusta parte nel campo del denim a basso impatto ambientale e della gestione delle risorse idriche.
Nell’ambito del programma “Make it Possible”, la casa di moda lancerà “Tommy Hilfiger Adaptive”, una linea pensata per facilitare la vestizione di adulti e bambini con disabilità, e le “Tommy Hilfiger Fashion Frontier Challenge”, un progetto globale per supportare le imprese nella fase di start up e sviluppo.
Hilfiger è stato uno dei primi marchi di ready-to-wear ad aver utilizzato modelli e modelle di molteplici origini etniche nelle sue campagne pubblicitarie molto prima di tanti suoi colleghi. Nel suo nuovo programma, l’azienda si è prefissata 24 obiettivi per sviluppare una maggiore rappresentazione delle comunità nere, indigene e di colore (BIPOC) nel settore della moda e delle industrie creative.
Ad oggi, oltre l’80% dei componenti dello studio creativo di Tommy Hilfiger è stato formato in strategie di progettazione circolare, afferma la società americana. Nel 2019, il 72% del cotone utilizzato dal marchio in tutto il mondo proveniva da fonti più sostenibili. Inoltre, quasi due milioni di prodotti in denim sono già stati confezionati utilizzando un metodo a basso impatto ambientale, che fa risparmiare più acqua ed energia.
Nell’agosto del 2019, il gruppo PVH Corp. (e le sue controllate, tra le quali Tommy Hilfiger), ha firmato il Fashion Pact accanto a un gran numero di altri attori del settore, impegnandosi in iniziative come “Make Fashion Circular” e “Jeans Redesign” della Ellen MacArthur Foundation. Il marchio svolge anche un ruolo attivo all'interno del WWF, fornendo formazione sulla gestione dei rischi idrici legati all’acqua ai propri fornitori e ai parchi industriali del bacino del fiume Taihu in Cina, e partecipando alla fondazione di un nuovo programma di gestione dell'acqua in Vietnam, nel Mekong.
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