6 ott 2021
Tissavel ottiene una fibra ibrida con cui produrre pellicce sintetiche a pelo lungo
6 ott 2021
Fin dai suoi esordi, nel 1953, la francese Tissavel, di proprietà della nipponica Mitsui, si è distinta in Europa come azienda leader nello sviluppo e nella produzione di tessuti per pellicce sintetiche premium, realizzando copie altamente fedeli di volpi, visoni, zibellini, lupi o raccoon. Oggi presenta un’innovazione destinata a segnare un punto di svolta nel suo segmento: una fibra di poliestere riciclato che consente di produrre pellicce a pelo lungo sostenibili, più leggere e dalla vestibilità migliore. L’ecosistema ringrazia.

Tissavel, da sempre attento al tema della sostenibilità, vanta infatti da tempo l’utilizzo di fibre naturali biodegradabili e tessuti 100% in poliestere riciclato, ma questi ultimi potevano essere utilizzati solo per ricavare peli corti.
Da oltre 50 anni, la sua proprietaria Mitsui ha sviluppato un sodalizio con l’azienda Kaneka Corporation, anch’essa di Osaka, che progetta e produce fibre speciali. In particolare, è proprietaria della fibra modacrilica Kanecaron. “Nata come fibra per tessuti antifiamma, utilizzata da pompieri, soldati, operai di piattaforme petrolifere al posto dell’amianto, che negli anni si è rivelato tossico, di recente il Kanecaron si è dimostrato la fibra con la resa realistica migliore per tessuti da pelliccia, imitando al meglio pelo animale e capello umano, diventando quindi il materiale principale per fare parrucche”, ha raccontato a FashionNetwork.com Bruno Massa, Chief Merchant di Tissavel per tutto il mondo. “Recentemente c’è stata una grande richiesta di materiali sostenibili sul mercato. Perciò Kaneka, per non perdere la leadership conquistatasi col pelo sintetico, ha brevettato un poliestere riciclato, una fibra chiamata KP, che ha la caratteristica di supportare le stesse pressioni e temperature richieste per la lavorazione del Kanecaron, potendo essere mischiato ad esso per ottenere una fibra ibrida che consente di realizzare peli lunghi. I normali poliesteri riciclati si brucerebbero”.
Ogni produttore sul mercato è in grado di utilizzare il poliestere, ma solo per realizzare peli corti, come castorini o agnellini. “Con l’esclusivo brevetto Kaneka per Tissavel, noi siamo l’unica azienda sul mercato che possa fornire questo pelo lungo riciclato, certificato GRS”, spiega Massa.
Dal 2019, Tissavel è condotta dall’azienda Mitsui Bussan I-Fashion Co. Ltd. di Osaka, in Giappone, una società affiliata alla holding Mitsui&Co., e dall’altra azienda Dong Lim Co. Ltd. Mitsui gestisce vendite e marketing, Dong Lim, principale produttore della collezione, è specializzato nella fabbricazione di tessuti in pelliccia con telai Raschel doppi, come da tradizione Tissavel.
Bruno Massa vende da oltre dieci anni Tissavel in Europa: la sua attività include lo sviluppo delle collezioni stagionali per il mercato globale ed il controllo della rete vendita sul territorio europeo. La gestione logistica ed amministrativa della Tissavel per l’Europa è affidata alla filiale italiana del gruppo Mitsui, la Mitsui Italia S.r.l., basata a Milano, da 50 anni in Piazza Liberty. “Dal mio ufficio si vende il prodotto direttamente per l’Italia, mentre per Europa (Germania, Francia e Regno Unito) e USA esiste una rete di agenti specializzati che controlliamo”, dice.

In Russia, mercato di grande interesse per il marchio, Tissavel ha un distributore locale, mentre la sede di Osaka gestisce in via direzionale i clienti di Cina e Giappone, rifornendo anche i produttori asiatici dei brand europei. Principali mercati della realtà francese sono l’Europa (60%, di cui l’Italia ha la quota maggiore), gli USA (10%), la Russia (20%) e l’Asia in generale (10%).
Nei prossimi 5 anni Tissavel punta a raggiungere i 50 milioni di dollari di vendite, triplicando il fatturato attuale, che “sull’Europa è stato di una decina di milioni di euro nel 2020, +20% di incremento sull’anno precedente. Prevediamo un +25% al termine di questo esercizio, e di crescere in modo sostanziale nei prossimi anni, anche perché il materiale è sempre più popolare e sempre più brand, anche label che operano in un segmento di lusso più accessibile, si rivolgono a pellicce e filati sintetici”, precisa Bruno Massa, che indica in Scandinavia, Austria, Spagna e Portogallo i mercati dell’espansione a breve termine dell’azienda.
“Al momento stiamo lavorando con grandi marchi italiani, ma stiamo riprendendo il rapporto anche con etichette francesi, che rappresentano il background storico di questa azienda”, prosegue, “la quale collaborava con label del calibro di Dior, Kenzo, Guy Laroche, Thierry Mugler o Jean Paul Gaultier. Da un anno abbiamo stabilito un agente a Parigi”, mentre più di recente Tissavel ha collaborato all’Innovation Award, creato dalla scuola di moda Central Saint Martins di Londra.
"Nelle prossime stagioni parteciperemo a Première Vision", indica poi il Chief Merchant italiano. "Vogliamo fortemente presenziare a Milano Unica, che però ammette soltanto produzioni europee. Per questo motivo abbiamo iniziato a confezionare una piccola gamma di tessuti in Toscana”. Una produzione composta da lavorazioni molto particolari e stampe digitali, ma anche colori naturali, fra le quali appare persino una serie di tessuti di lana tinti col mirtillo, la mandorla, la pesca o l’esedra.
Tissavel s’inserisce quindi nel filone - ormai imprescindibile per qualsiasi azienda seria del settore tessile - della maggiore attenzione all’ambiente nei processi produttivi, anche se “realisticamente il concetto di sosteniblità è molto relativo. Qualsiasi materiale prendiamo impatterà sempre sull’ambiente”, ricorda Massa. “Per esempio, è vero che la pelle è materiale naturale che viene dagli scarti dell’industria alimentare (al netto della crescita di sensibilità nel mondo verso gli animali e la dieta vegana), ma è vero anche come le lavorazioni di quell’industria, concia su tutte, siano altamente impattanti per l’ecosistema, in modo addirittura tremendo in Paesi dove i controlli e la sensibilità su tale questione non sono ancora ai livelli dell’Europa - si pensi che in India molti usano ancora il cromo”.

E la lana? “Per accontentare alcuni clienti che desiderano solo fibre naturali, abbiamo realizzato alcuni tessuti di finta pelliccia in lana pura, spesso con il back di poliestere riciclato. Ma certo, l’allevamento di pecore e altri animali da lana nasconde anch’esso un effetto poco ecologico sull’ambiente”, puntualizza Massa. “Vedasi i dati riportati da PETA che mettono a confronto l’impatto sulla natura della produzione di un chilogrammo di varie materie prime, dai quali emerge che i poliesteri sono quelli che inquinano di meno nel procedimento”. Secondo il sito dell’associazione People for Ethical Treatment of Animals, infatti, l’impatto ambientale derivante dalla produzione di un cappotto o di una guarnizione di pelliccia può essere tre volte più alto rispetto alla realizzazione di una pelliccia finta. Per alcuni modelli, gli effetti ambientali possono essere anche 10 volte più alti.
Dunque, la conclusione è che non esista nessun materiale che sia al 100% sostenibile? “Noi ci stiamo avvicinando a questa percentuale, grazie a una fibra in fase di prototipazione, ancora da perfezionare”, assicura infine Bruno Massa. “Si tratta di un astrakhan in 100% viscosa derivato dalla cellulosa del legno, realizzato in collaborazione con l’azienda tessile tedesca Bemberg, perfettamente biodegradabile (quindi non è sintetico, ma artificiale), che comunque richiede ancora una serie di lavorazioni chimiche nel processo. Dunque la sua realizzazione impatta molto poco sull’ambiente e per niente sul prodotto finito”.
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