Di
Adnkronos
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Pubblicato il
12 lug 2012
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Tessuti degli archivi storici per moderne principesse, debutta Fiabesca
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12 lug 2012
12 lug 2012
Abiti realizzati completamente a mano con tessuti naturali, lini ricamati, broccati, antichi sari e sete pescate negli archivi dei tessutai comaschi. I lini e il bisso merlettati a mano, i giochi di twill e jacquard inglesi tessuti ancora col telaio.
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E ancora, mikado e radzmir in pura seta (bianco, blu o bois de rose) per abiti da cerimonia molto speciali. Parte proprio dalla ricerca e dal recupero della più nobile tradizione la nuova linea dedicata ai più piccoli, Fiabesca, che ha recentemente debuttato a Pitti e nata da un'idea di Francesca Marchioni insieme a Massimiliano Simonetta.
"Nella nostra ricerca siamo entrati in contatto con piccoli laboratori della Lombardia che tengono ancora viva la tradizione artigiana italiana, spesso in grandi difficoltà e magari anche in procinto di chiudere. Abbiamo raccontato loro la nostra idea e l'hanno sposata, rimettendosi al lavoro e ritrovando l'entusiasmo per andare avanti", racconta all'agenzia Adnkronos Massimiliano Simonetta, esperto di pubbliche relazioni nel mondo della moda e del lusso di Milano.
Per Francesca la passione per i tessuti nasce nell'azienda di famiglia, che produce bomboniere: "Avevo a che fare con giovani spose e future mamme sempre a caccia del tessuto esclusivo, tra organze, sete e taffettà. L'amore per i bambini unito alla grande passione per i tessuti mi fa decidere di mettermi in proprio. Voglio camminare da sola. Lascio l'azienda di famiglia, e con l'aiuto di Massimiliano Simonetta iniziamo a realizzare una piccola collezione di abiti speciali: quelli per il battesimo, il primo compleanno, il primo Natale".
Simonetta invece si appassiona del mondo dei tessuti con una delle più grandi esperte in Italia, Giuliana Cella: "Mi ha insegnato tutto e mi ha trasmesso la passione", racconta. Poi l'avventura con Francesca inizia "nel 2012. Siamo partiti con alcuni prototipi fatti a regola d'arte e quindi alla ricerca dei materiali per poterli realizzare. Abbiamo incontrato diversi laboratori nel comasco che stampano sete e attinto dai loro archivi". Non solo nell'alta Lombardia, però. La ricerca di Marchioni e Simonetta spazia ovunque vi sia una storia e una tradizione da mantenere viva e da attualizzare.
"Un abito anni '50 di mia madre, una vecchia cravatta di papà. Di lì l'ispirazione per creare piccoli abiti con i meravigliosi tessuti di una volta, i twill o le sete lavorate a jacquard, rieditando dagli archivi dei tessutai lombardi disegni e motivi di quell'epoca, usati magari per le cravatte e realizzando così abiti speciali in pura seta con motivi geometrici e fantasie anni '40 e '50, addirittura a pezzo unico".
Un piccolo ma super organizzato laboratorio al confine col Veneto si occupa della produzione di ogni capo con la cura e la sapienza di esperte premie're che lo realizzano artigianalmente, a mano cucendo a uno ad uno bottoni in madreperla bicolore, in legno intagliato o in metallo dorato e dipinto a mano.
"Quando penso a un bambino piccolo lo immagino sempre bellissimo, perfetto, elegante un piccolo principe , ecco perché ho deciso che i miei abiti diventassero i protagonisti di una vera e propria fiaba". Ed ecco anche perché ogni abito, per ora 55 modelli per 70 capi dedicati alla primavera estate prossima, hanno ciascuno un nome proprio. Tutti quella di questa prima collezione iniziano con la lettera A.
Ma non è tutto. A ciascun nome corrisponde anche una fiaba. "Diversi amici scrittori di libri per bambini hanno collaborato a questo progetto, reagendo entusiasticamente alla mia proposta e scrivendo una fiaba per ogni singolo capo", spiega Francesca. "Ogni abito oltre alla sua fiaba corrispondente ha anche il suo piccolo bavaglino bordato dello stesso prezioso tessuto. Mancava un piccolo gioiello a completare la fiaba".
Di qui la decisione di "far realizzare da un maestro orafo due piccoli portaciuccio bijoux, catenella in argento e smalti, fermati da due piccole spille in argento inciso a mano e smaltato a forma di mongolfiera o castello fatato. Un gioiello per definizione però deve durare in eterno, ecco perché una volta passata la fase delle pappe, il mio portaciuccio, come in una favola, si trasforma in uno splendido bracciale da indossare".
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