8 set 2020
Tessitura italiana: segnali di miglioramento affossati dal coronavirus
8 set 2020
Dopo un 2019 chiuso con un fatturato di 7.555 milioni di euro, in calo del -4,9%, e una flessione dell’export del -4,3%, il tessile italiano sembrava dare segnali di ripresa a inizio 2020, con la produzione della tessitura ortogonale (trama/ordito) a +4,2% e quella della tessitura a maglia a +0,3%; le esportazioni erano riuscite a contenere la perdita al -3,7%.
Lo scoppio della pandemia di coronavirus ha però cambiato le carte in tavola e il quadro dipinto dai dati elaborati dal Centro Studi Confindustria Moda non è dei migliori. Nei primi sei mesi del 2020 la produzione industriale della tessitura ortogonale ha segnato un -25,1%, mentre quella dei tessuti a maglia ha registrato un -31,7%; da gennaio a maggio, le esportazioni hanno subito una diminuzione del -34,4%.
La riapertura delle attività a maggio ha dato il via a una timida ripresa, ma le produzioni sono rimaste comunque inferiori rispetto a maggio del 2019: la tessitura ortogonale ha infatti registrato un -14,6% e quella a maglia un -19,3%. I dati tornano però a scendere a giugno, mese in cui la produzione della tessitura ortogonale è calata del -31,3% rispetto a giugno 2019, e quella della tessitura a maglia del -33%.
Per quanto riguarda l’export, tra gennaio e maggio la flessione complessiva è stata del -34,4%. Le esportazioni verso Cina e Hong Kong sono diminuite rispettivamente del -41,6% e del -51,5%, mentre gli USA hanno registrato un -34,7%. Sulla base di questi dati parziali, l’area Cina e Hong Kong diventa il terzo mercato di sbocco dei tessuti made in Italy, dopo Germania (scesa del -25%) e Francia.
Valutando le performance dei singoli comparti, i tessuti di lino (-22,4%) e a maglia (-23,9%) sono quelli che hanno registrato le flessioni minori, seguiti dai tessuti di cotone (-34,5%), di seta (-34,6%), di lana pettinata (-41,4%) e di lana cardata (-47,2%).
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