31 gen 2023
Tessile italiano: nel 2022 fatturato a +32,4% ed export a +31,9%
31 gen 2023
Secondo le stime preliminari elaborate dal Centro Studi di Confindustria Moda, il fatturato complessivo 2022 della tessitura made in Italy (che comprendere tessitura laniera, cotoniera, liniera, serica e a maglia) ha registrato una progressione del +32,4% rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 8,1 miliardi di euro (il 13,1% del giro d’affari totale della filiera tessile-moda). Dati che rappresentano una crescita del +7,1% rispetto al 2019, prima della pandemia.

“Tutti i comparti presi in esame risultano interessati da variazioni positive a doppia cifra. La tessitura laniera si conferma il comparto preponderante, rappresentando il 35,2% della tessitura made in Italy. Seguono i tessuti a maglia, che ricoprono una quota del 22,8%, e i tessuti cotonieri, con un 19,5% di share”, dettaglia il comunicato stampa diramato.
In particolare, risultano aver superato le performance del 2019 la tessitura a maglia (+33,6%), i tessuti di lino (+28,6%) e quelli di cotone (+8,6%), mentre le altre tipologie non hanno ancora recuperato i livelli pre-pandemici, in particolare i tessuti di lana pettinati che presentano un gap del -9,1%, nonostante una crescita del +75,3% rispetto all’analogo periodo del 2021.
Per quanto riguarda l’export, l’incremento è stato del 31,9%, per un totale di 4,58 miliardi di euro. In base ai risultati rilevati dall’ISTAT nel periodo gennaio-settembre 2022, Cina e Hong Kong, con un totale di circa 264 milioni di euro, risultano il primo mercato di sbocco dei tessuti italiani, mentre la sola Cina si colloca al terzo posto (in crescita del +31%, con una quota pari al 6,8% sul totale delle esportazioni del periodo), dietro alla Francia, che cresce del +36,8% (8,5% del totale esportato) e alla Germania, che segna un aumento del +41,8%, con un peso del 7,8%.
“Al quarto posto si posiziona la Romania, che segna una variazione positiva del +27,3%, seguita dalla Tunisia con un’importante crescita (pari al +75,5%) che le assicura il 5,3% sul totale delle vendite all’estero. La Spagna registra un aumento del +12 e la Turchia del +74,6%, mentre gli USA segnano un incremento del +40,6%, collocandosi all’ottavo posto tra gli acquirenti di tessuti italiani”, prosegue la nota stampa.
Particolarmente significativo il fatto che quasi tutti i Paesi hanno recuperato i livelli del pre-pandemia, ad eccezione di Romania (-3,7%), Portogallo (-5,8%), Hong Kong (-21,2%), Giappone (-39,1%) e Regno Unito (-20,6%).
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