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10 lug 2018
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Tessile: cresce la produzione nei primi 3 mesi (+3,2%), boom dalla tessitura a maglia

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APCOM
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10 lug 2018

Il settore della tessitura italiana ha chiuso il primo trimestre del 2018 con un incremento tendenziale della produzione del 3,2%, che sale al 5% per la tessitura a maglia. Sul fonte dei mercati esteri il 2018 si è però aperto all'insegna di uno scarso dinamismo: le vendite di tessuti oltreconfine sono in lieve flessione con -0,4%, mentre l'import arretra dell'8,9%.

L'area trend di Milano Unica dedicata alla sostenibilità - Foto: Milano Unica


Sono i dati diffusi da Istat ed elaborati dal Centro Studi di Confindustria moda in occasione della partenza di Milano Unica, che riguardano il settore in un'accezione comprensiva di tessitura laniera, cotoniera, liniera, serica. Nel periodo gennaio-marzo 2018, il saldo commerciale della tessitura italiana nel suo complesso supera i 433,4 milioni di euro, in aumento di oltre 34,5 milioni di euro rispetto al dato dello stesso periodo del 2017.

Dentro il dato medio della tessitura ci sono performance molto differenti. Nel comparto laniero c'è un trend in controtendenza: l'export resta positivo con +2,8%, e i tessuti pettinati registrano un aumento del 3,3%, quelli cardati del +1,2%. Il tessuto cotoniero registra, invece, una contrazione sia delle esportazioni con -6,5%, e in misura maggiore delle importazioni, che cedono il 15,2%. Di contro, il tessuto liniero assiste ad un aumento dell'export dell'11,1% e ad un balzo dell`import del 34,6%. Da gennaio a marzo 2018 il fatturato estero del tessuto a maglia cresce del +1,3%, mentre l'import accusa una flessione pari al -12,8%. Infine, il tessuto in pura seta mostra una timida crescita dell'export (+0,9%) e una più vivace dinamica, pari al +3,9%, nel caso delle importazioni. Da segnalare il calo complessivo nel trimestre dell'8,9% delle importazioni di tessuti che colpisce in particolare Cina, Turchia e Pakistan.

Analizzando i flussi di export sotto il profilo geografico, nei primi tre mesi del 2018 le vendite di tessuti palesano un trend divergente tra UE ed extra-UE: il commercio comunitario segna un lieve aumento pari allo 0,4%, mentre quello non comunitario presenta, invece, un decremento dell'1,3%. Con riferimento ai principali sbocchi, i primi due mercati - ovvero Germania e Francia - si rivelano favorevoli, crescendo rispettivamente del 9,2% e del 6,1%. Una flessione del 6,8% colpisce, invece, il terzo mercato ovvero la Romania, mentre la Tunisia, al quarto posto, mostra un incremento dell'8,8%. Oltre agli USA, in calo dell'11,1%, calano anche Cina e Hong Kong, l'una del 4,8%, l'altro del 5,5%. Nonostante ciò, se sommati Cina e Hong Kong arriverebbero a 74 milioni di euro, secondi quindi solo alla Germania.

Passando all'analisi dei mercati di origine dei tessuti importati in Italia, Cina e Turchia, primo e secondo fornitore, assistono a cali dell'import, rispettivamente nella misura dell'8,7% e del 4,7%. Nonostante ciò, la Cina continua ad assicurare il 25,9% dei tessuti importati in Italia, la Turchia il 20,9%. Anche l'import dal Pakistan mostra una flessione non marginale, pari al 19,4%. Crescono invece del 5,9% i flussi provenienti dalla Repubblica Ceca.

La tessitura Made in Italy, secondo le stime elaborate dal Centro Studi di Confindustria moda, aveva archiviato il 2017 con un fatturato complessivo di 7,9 miliardi di euro, in crescita dello 0,5% sul 2016. Sul risultato settoriale aveva inciso una leggera crescita delle vendite sui mercati internazionali (+0,6%), dinamica che aveva portato il livello complessivo del fatturato estero a superare di poco i 4,3 miliardi di euro.

Contestualmente, le importazioni dall'estero avevano fatto registrare una sostanziale stabilizzazione sui livelli del 2016, sui 2 miliardi. L'attivo commerciale di comparto evidenzia un lieve miglioramento, +25 milioni di euro rispetto al 2016, portandosi sopra ai 2,3 miliardi. Il surplus della tessitura aveva, comunque, concorso al 24,2% del saldo commerciale della filiera tessile-moda nel suo complesso, pari a poco meno di 9,6 miliardi di euro, pur pesando come fatturato poco meno del 15% su quello complessivo.

Nell'ambito della tessitura, il comparto preponderante era risultato, come sempre, quello della produzione laniera, che aveva concorso a determinare il 41,4% del fatturato settoriale. A seguire la tessitura cotoniera a quota 19,6%, quindi quella a maglia a quota 18,2%, poi la serica, che incide per il 17,1%, ed infine la tessitura liniera con una quota pari al 3,7%. Sulla base dell'indagine campionaria del Centro Studi di Confindustria Moda, per il secondo anno consecutivo nel 2017 si era registrata la sostanziale tenuta dell`occupazione nel caso del comparto laniero.

Fonte: APCOM