25 gen 2016
Supply chain: 116 milioni di lavoratori “nascosti” al servizio dei gruppi
25 gen 2016
H&M, Gap Inc, Li&Fung, Nike, P&G fanno parte dell'elenco delle 50 grandi aziende internazionali additate dall'International Trade Union Confederation (ITUC) perché utilizzano per il 94% un'importantissima manodopera "nascosta", una forza lavoro che non entra nelle cifre e nelle statistiche fornite dai marchi, ma che comunque lavora per loro.

Laddove Gap Inc. rivendica di avere 150.000 collaboratori, l'ITUC vede invece un milione di lavoratori nascosti. Da H&M, ai 132.000 annunciati se ne aggiungerebbero altri 1,6 milioni. E i 26.000 comunicati da Li&Fung, sarebbero in realtà 3,75 milioni. E il rapporto cita anche Nike (48.000 ufficiali contro 2,5 milioni celati) e Procter & Gamble (118.000 contro 8 milioni), ma indica anche i nomi di Carrefour, Wal-Mart e Tesco.
"Le 50 società menzionate in questo rapporto potrebbero agire per cambiare il commercio mondiale. Ne possiedono le risorse e l'influenza", afferma l'ITUC. "I lavoratori pagano il prezzo di questo scandalo: schiavitù, lavoro sommerso, contratti precari a breve termine, bassi salari, condizioni di lavoro difficilissime e stretto contatto con prodotti chimici pericolosi, straordinari forzati... Tutto questo fa parte di un grande scandalo mondiale reso oggi possibile dall'avidità delle aziende nella loro eterna ricerca del profitto e dell'incremento del valore delle azioni".
L'ITUC fa poi il tentativo di dimostrare che i consumatori vogliono che queste cose cambino. Intervistati in Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti, essi giudicano per il 55% che non ci si possa fidare dei grandi gruppi, e il 25% di loro afferma di non sapere se poterli definire attendibili o se siano degni di fiducia. E per mostrare il divario negli emolumenti percepiti da questi lavoratori nascosti e i dirigenti dei grandi gruppi, il rapporto cita lo stipendio di questi ultimi. I Chief Executive Officers di P&G, Nike, Wal-Mart e Gap Inc. arrivano tra i primi 15.

Il gruppo di sindacati rileva anche la crescente consapevolezza dei lavoratori. Intervistati in Indonesia, Turchia e Filippine, il 78% di loro ritiene che all'interno della catena di approvvigionamento dovrebbe essere istituito un salario minimo. L'80% ritiene che la ricerca del profitto a tutti i costi vada a scapito della sicurezza dei lavoratori.
Ad oggi, il 58% delle nazioni mondiali, in particolare i principali Paesi di produzione, non recepiscono le norme del diritto del lavoro per alcune categorie professionali. Inoltre, il 70% dei lavoratori non ha diritto a scioperare, e il 60% di loro non ha il diritto di petizione.
Matthieu Guinebault (Versione italiana di Gianluca Bolelli)
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