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Pubblicato il
15 mag 2014
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Studio: il lusso, soprattutto francese, impermeabile alla crisi

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AFP
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15 mag 2014

Il settore del lusso ha resistito validamente alla crisi, registrando un aumento delle vendite di oltre il 12% nel 2012, nonostante il quadro economico stagnante, guidato verso l'alto soprattutto da attori francesi del settore particolarmente dinamici, sottolinea uno studio pubblicato dalla società Deloitte.

L'ultima nata delle boutique Vuitton, a Tokyo


Nel 2012 (o nel 2012/2013, per i gruppi con esercizi scalati), i 75 maggiori protagonisti mondiali del lusso hanno generato 171,8 miliardi di dollari (124,76 miliardi di euro) di fatturato complessivo.

Le vendite medie delle aziende del settore sono arrivate a 2,3 miliardi di dollari (1,67 miliardi di euro), con crescite medie del 12,6%, e persino del 14,3% fra il 2010 e il 2012, ed incrementi dei profitti nell'ordine del 12%, indica Deloitte.

"Anche se operano in un contesto economico pieno di turbolenze, i grandi protagonisti del settore del lusso resistono e mostrano la solidità del loro modello", commenta Stéphane Rimbeuf, responsabile consumi di Deloitte.

Gli attori francesi appaiono particolarmente forti, con LVMH che prende la testa della classifica. Tre aziende transalpine figurano infatti nella Top 10 e 11 nella Top 75.

Numero uno mondiale del lusso, LVMH, che possiede soprattutto i marchi Louis Vuitton, Fendi e Céline, ha ottenuto, nel periodo studiato, un volume d'affari di 21,06 miliardi di dollari (15,68 miliardi di euro), e un incremento delle vendite pari al 18,2%.

LVMH è seguito dallo svizzero Richemont (Cartier, Lancel) e dallo statunitense Estée Lauder, che hanno realizzato fatturati di 12,39 e 10,18 miliardi di dollari (8,99 e 7,39 miliardi di euro).

I francesi Kering (Gucci, Saint Laurent, Bottega Veneta) e L'Oréal arrivano al 6° e 7° posto.

"L'industria del lusso resta uno dei gioielli della competitività francese sui mercati internazionali. 

La crescita composita delle vendite di beni di lusso nel 2012 è stata particolarmente elevata in Francia, con una percentuale di crescita del 19,4%, ben oltre la media della Top 75", sottolinea Bénédicte Sabadie-Faure, specialista del lusso di Deloitte.

Il settore dovrebbe tenere ancora bene nel 2014, anche se le sue performance "dipenderanno in parte dalle condizioni della ripresa nelle economie tradizionali e dei rischi persistenti sui mercati emergenti", stima Stéphane Rimbeuf.

La società prevede una nuova crescita delle vendite sui mercati emergenti, sia di quelle di tipo fisico che nell'e-commerce, nelle zone Asia-Pacifico, America Latina, Medio Oriente e Africa.

A lungo trascurate da parte dell'industria del settore, desiderosa di mantenere la propria immagine di esclusività e di prestigio, le vendite on-line, anche se ancora minoritarie (5,3% delle vendite totali), sono progredite del 23% nel periodo 2008-2013, nota Deloitte.

L'e-commerce, recentemente è stato al centro dell'attenzione di molti grandi operatori del settore, come Tiffany, che ha sviluppato un sito di vendite sul Web in 13 Paesi.

Per alcuni attori del lusso "accessibile", le vendite su Internet rappresentano ormai un volume più importante di quello realizzato nei loro punti vendita fisici, rileva la società di ricerca.

Per gli attori di maggiori dimensioni, Internet rappresenta anche "un mezzo efficace per vendere le loro collezioni dell'anno precedente, senza per questo intaccare il loro prestigio, associandosi soprattutto con la piattaforma Yoox", fa notare Deloitte.

Anche il secondo semestre 2014 dovrebbe essere caratterizzato da molte fusioni-acquisizioni nel settore, "in una logica di ricerca di crescita e di quote di mercato", prevede Stéphane Rimbeuf.

Senza fornire indicazioni su future operazioni, Deloitte sottolinea che quest'ondata di concentrazioni dovrebbe essere aumentata dall'ulteriore sviluppo delle classi medie e agiate nei Paesi emergenti, che genererà l'appetito dei gruppi francesi e americani per diversi attori locali allo scopo di estendere la loro presenza in quelle nazioni.

Le fusioni dovrebbero anche avere come obiettivo quello di controllare meglio la catena del valore sia a monte che a valle della filiera, mentre "la protezione sicura dell'accesso alle risorse diventa un priorità di primo piano", nota Bénédicte Sabadie-Faure.

Versione italiana di Gianluca Bolelli; fonte: AFP

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