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Adnkronos
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Pubblicato il
18 ott 2009
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Stampa estera: "la creatività italiana sparirà entro 10 anni".
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Valentino - www.valentinofashiongroup.com |
Firenze, 16 ott. - 'De profundis' della creatività italiana. A decretarlo la stampa estera. "Tra dieci anni il Made in Italy morirà ucciso dalla delocalizzazione". Parola del periodico tedesco 'Mode un Trend' che decreta cosi' la fine della nostra creatività. "Un omicidio - scrive il periodico - perpetrato dagli stessi creativi della moda che fanno fabbricare in Cina vestiti da 3000 euro per poi spacciarli come fatti in Italia".
Ma il de profundis della creatività italiana è un tema ricorrente della stampa internazionale. Gli stilisti vengono accusati di essere tutt'altro che creativi dalla 'Suddeutsche Zeitung' che li definisce spietatamente 'mausolei della moda che non comunicano piu". Rincara la dose le Figaro "In Italia la crisi accelera la delocalizzazione industriale", e il New York Times aggiunge "L'Alta Moda affronta un momento di ridefinizione".
Questi sono solo alcuni dei titoli allarmistici che i piu' importanti quotidiani europei e americani hanno dedicato alla crisi del Made in Italy, che rischia seriamente l'estinzione.
Ancora 10 anni e, tra recessione economica e delocalizzazione, il sistema aziendale che sinora ci ha distinti (con quasi 3 milioni diaddetti, pari all'11,87% del totale degli occupati, in Italia, prima in Europa, i settori della creatività concorrono al 9,33% del valore aggiunto sul Prodotto Interno Lordo; fonte: Libro bianco sulla creatività, a cura di Walter Santagata, del 2007) potrebbe risultare definitivamente smantellato.
Il perchè lo esplicita chiaramente il Wall Street Journal: "Con una pressione crescente per abbassare i prezzi, molte aziende del lusso non avranno altra scelta che quella dispostare molta della loro produzione dall'Italia in Cina e in altri Paesi. Non ci sarà da sorprendersi se si vedranno piu' etichette con la scritta 'Styled in Italy"'. Le piu' autorevoli testate della stampa internazionale, insomma, lanciano segnali davvero poco rassicuranti.
Un'ancora di salvezza, però, c'è: i tanti esempidi creativi, tra designer, architetti, stilisti, cuochi e artigiani, che il mondo ci invidia per ingegno, talento, capacità imprenditoriale e successo. È quanto emerge da una ricerca condotta dall'Osservatorio Giornalistico Internazionale "Nathan il Saggio" suun campione di 1.125 articoli apparsi nell'ultimo anno su oltre 100 testate di 12 nazioni (Gran Bretagna, Francia, Germania, USA, ma ancheCina, Russia e Paesi Arabi) in occasione del Festival della Creatività, dedicato quest'anno al futuro delle città, in corso a Firenze.
Di qui l'opportunità di una riflessione, ancor piu' calzantealla fine del 2009, anno della creatività europea, sulla necessità che le istituzioni a tutti i livelli si impegnino seriamente per evitare che questo prezioso patrimonio si disperda, dando il giusto riconoscimento a quanti con la loro "arte" contribuiscono a dare lustro al nostro Paese
«Gli italiani nella storia si sono sempre distinti per la creatività, per la nostra capacità, unica nel mondo, di usare in modo sinergico il buon gusto, l'intelligenza, la capacità artigianalee imprenditoriale, creando casi di successo in ogni campo, dall'arte alla moda, dal cinema alla cucina. Una vera boccata di ossigeno al Made in Italy arriva oggi proprio da casi eccellenti di creativi che il mondo ci invidia e che meriterebbero una maggiore considerazione anche in patria".
Cosi' Paolo Cocchi, Assessore al Turismo, alla Cultura e al Commercio della Regione Toscana, in occasione dell'incontro sul tema "Il Consumo delle Citta"', in programma la sttimana scorsa alla Fortezza da Basso, nell'ambito del fitto calendario di appuntamenti del Festival della Creatività.
Come dei nuovi "Leonardo da Vinci", numerosi sono infatti i creativi italiani oggetto di attenzione da parte della stampa straniera, invidiati e apprezzati per la loro capacità di esportare all'estero quel guizzo di genialità tutto italiano che da sempre ci distingue. E, proprio in occasione del Festival della Creatività, l'Osservatorio "Nathan il Saggio" ha stilato una top ten degli "ambasciatori" emergenti del Made in Italy, liberi professionisti oppure piccole realtà imprenditoriali, maggiormente elogiati al di fuori dei confini del Belpaese.
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