Spartoo sta per entrare in Borsa. Boris Saragaglia vuole raccogliere 30 milioni di euro
Il commerciante online, specializzato in scarpe e articoli di moda, ha annunciato lunedì il primo passo del suo ingresso alla Borsa di Parigi.
“Questo progetto risponde alla volontà di rafforzare la nostra proposta sull'offerta ‘fashion’, anche nelle calzature, segmento storico su cui abbiamo costruito la nostra leadership, sviluppando nel contempo la proposta, nei prossimi 3-4 anni, verso nuovi segmenti, come la decorazione d'interni”, spiega in un comunicato stampa l'amministratore delegato di Spartoo, Boris Saragaglia, che conta su questa quotazione anche per “capitalizzare le attuali solide dinamiche dell'e-commerce”.
Il documento di registrazione di Spartoo è stato approvato dall'Autorité des Marchés Financiers (AMF), nell'ambito di un'offerta pubblica iniziale per l’ingresso in Borsa su Euronext Growth a Parigi, ha affermato il gruppo.
Spartoo, con sede a Grenoble, rivendica di avere “una delle più ampie scelte di articoli di moda in Francia e in Europa, con 8.000 marchi e 700.000 referenze”.
Il gruppo, ex proprietario del produttore di scarpe André, ha acquistato a fine 2020 i marchi JB Martin e Christian Pellet. Conta circa 400 dipendenti e ha fatturato 190 milioni di euro, vendendo 5 milioni di paia di scarpe, nello scorso esercizio. Il 90% del dato è legato alla sua attività di vendita ai consumatori finali e il 10% ai servizi per altre aziende. Il suo business si è concretizzato per il 40% fuori dalla Francia lo scorso anno, quando l’EBITDA è stato di oltre 6 milioni di euro. Il patrimonio netto di Spartoo attualmente è di 15 milioni di euro e il debito è di 6,6 milioni di euro. L’apporto finanziario di una quotazione borsistica dovrebbe consentire alla società di riaffermare e accelerare i progetti che ha in corso.
“Fin dai nostri inizi, ogni due o tre anni, incontriamo vari fondi di investimento e produttori per valutare delle opportunità. Non abbiamo mai pensato al mercato azionario. Ma questa è una buona occasione per raccogliere capitali”, ha spiegato il 7 giugno in un incontro telefonico con la stampa l’AD del retailer online, aggiungendo che il trio di co-fondatori e i dipendenti possiedono ancora un quarto del capitale sociale. “Non raccogliamo fondi dal 2012 e da nove anni andiamo avanti con la liquidità aziendale. Riteniamo che questo possa essere un acceleratore di crescita, che ci dia la libertà di intraprendere pur permettendoci di aumentare la notorietà di Spartoo”.
Il dirigente, che ha precisato come la pratica sia stata avviata lo scorso marzo, non fornisce una data d’ingresso precisa, sottolineando che dipenderà “dalla convalida dell'AMF e dal corretto allineamento del mercato”, ma che dovrebbe avvenire entro “poche settimane”.
Quanto si aspetta il management di Spartoo da questa operazione? “Vorremmo raccogliere circa trenta milioni di euro”, precisa Boris Saragaglia, “e avere un flottante intorno al 30%. Uno dei miei ruoli come amministratore delegato di una società quotata sarà quello di andare a trovare gli investitori e spiegare loro il nostro progetto. Dovrò anche fare in modo che la performance raggiunta sia in linea con le prospettive annunciate, se non di poco superiore. Dal 2007 lavoro con il Private Equity e la logica è la stessa. Restiamo una squadra che costruisce un’impresa”.
“Non voglio precisare gli importi, ma più del 50% delle somme raccolte sarà dedicato all'offerta”, precisa poi Boris Saragaglia, che vuole dunque “sviluppare l'assortimento”, ma anche “acquisire marchi. Cerchiamo principalmente brand di calzature, ma anche di ready-to-wear”. Il gruppo di Grenoble punta quindi a due profili diversi. Innanzitutto, marchi con una storia, con un heritage, proprio come i recentemente acquisiti JB Martin e Christian Pellé. Ma stavolta potrebbe rivolgersi a etichette nate in Rete o addirittura su Instagram. Profili aziendali che potrebbero beneficiare della rete distributiva e delle competenze del gruppo francese e che, in cambio, porterebbero una clientela più giovane alla società. Il che porterà probabilmente ad incrementare nel medio periodo la percentuale, nelle vendite di Spartoo, dei suoi marchi di proprietà, ora attestata fra il 7% e l'8%, secondo il management.
“Puntiamo a 4-5 aperture di negozi all'anno nei prossimi anni”, puntualizza inoltre l’amministratore delegato. Crediamo nel retail sul lungo periodo”, perché “genera un guadagno di notorietà e fidelizzazione. E vogliamo continuare questo approccio nei centri storici e nei centri commerciali. Per i prossimi anni continueremo a farlo da soli, ma ciò dipenderà dalle location e dal fatto che gli affitti siano accettabili. Sappiamo anche come lavorare con dei partner. Da due anni ci occupiamo dell'intera offerta di scarpe dei grandi magazzini Printemps, ai quali apportiamo la nostra competenza. Si tratta di collaborazioni che possono svilupparsi con attori come Galeries Lafayette, Printemps o altri”.
Alla fine, Spartoo punta “a una crescita del 15% e a un margine lordo di oltre il 7% nei prossimi tre, quattro, cinque anni”. E questo ogni anno. Una prospettiva ambiziosa. Resta da vedere se la storia di questa azienda transalpina piacerà ai mercati azionari.
Con AFP
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