Sourcing: classifica dei fornitori tessili rivoluzionata nel 2020
L'Unione Europea ha ridotto del 12% le proprie importazioni d’abbigliamento l’anno scorso, a 77,6 miliardi di euro. Un calo che ha interessato in diverse misure i 20 principali Paesi fornitori del continente, mentre le esportazioni europee del comparto si sono anch’esse contratte del 12%, a 25,5 miliardi di euro.

Come precedentemente indicato allo studio dell’Institut Français de la Mode (IFM) e di Première Vision, alla fine il calo delle importazioni colpisce assai poco la Cina, che scende solamente del 4%, a 25,7 miliardi di euro di merci. Da notare che Hong Kong, hub regionale della filiera, ottiene sull’anno un incremento del 16%, a 397 milioni di euro. Primo Paese toccato dalla crisi sanitaria, l’Impero di Mezzo è stato effettivamente anche il primo a rilanciare la sua economia nel corso del 2020.
Il primo sfidante della Cina, il Bangladesh, sperimenta invece una diminuzione del 17%, a 14,6 miliardi, mentre la Turchia scende sotto la soglia psicologica dei 10 miliardi dopo un calo del 7%. Secondo le cifre delle dogane europee, le contrazioni maggiori le mostrano l’India (-25%), la Cambogia (-25%), il Marocco (-23%), l'Indonesia (-19%) e gli Stati Uniti (-19%).
Sul lato delle importazioni tessili, i numeri vengono disturbati dal dover tenere conto delle mascherine in questa categoria. Il che determina un’esplosione del 66% delle importazioni europee nel corso dell’anno, a 51,7 miliardi di euro. La Cina e Hong Kong mostrano quindi incrementi rispettivi del 190% e del 516% dei tessuti spediti verso la UE, mentre anche il Vietnam ha approfittato del bisogno di mascherine in Europa (+74% d’importazioni).

Pure le esportazioni di abbigliamento hanno sofferto per la crisi sanitaria, ma dietro al calo complessivo del 12% figurano comunque alcuni incrementi degni di nota. Come quelli delle esportazioni verso Israele (+57%), Corea del Sud (+22%) e Australia (+20%). E in misura minore verso Macao (+6%) e Cina (+4%). Le diminuzioni maggiori si registrano negli ordini provenienti da USA, Russia, Turchia, Messico, Emirati Arabi Uniti e Taiwan.
Sul versante delle esportazioni tessili, anch’esse da leggere alla luce dell’inclusione dei dati sulle mascherine, le dogane riscontrano una contrazione globale del 14%, a 20,5 miliardi di euro. L'Asia e le nazioni del bacino del Mediterraneo, che praticamente pareggiano tra loro in termini di cifre, mostrano cali rispettivamente del 21% e 17%. Primi clienti dei tessuti europei sono gli Stati Uniti, la Cina e la Turchia, che mostrano diminuzioni dal 12% al 18%. Il Marocco e la Tunisia si contraggono del 19% e 15%. Il calo maggiore della Top 20 è dell’India, i cui ordini sono scesi del 35%.
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