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14 mar 2011
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Sono sempre più rari i marchi di prestigio rimasti "indipendenti", la Borsa si agita

Pubblicato il
14 mar 2011

Gli animi si scaldano nel mondo del lusso, dopo l'acquisto dell'azienda di gioielleria Bulgari da parte di LVMH e gli analisti di Borsa s'interrogano su quali potranno essere le prossime manovre in questo settore, dove i grandi marchi "indipendenti" stanno diventando sempre meno, ma continuano più che mai a far sognare.


Foto: AFP

Tod's, Tiffany, Burberry, Chopard, Armani, più alcuni altri di minore notorietà come Coach, Longchamp: tante prestigiose maison che appaiono succose prede potenziali e stuzzicano l'appetito dei grandi colossi del settore, alla continua ricerca di nuovi territori di crescita. Tutti sono desiderosi di approfittare della formidabile attrattiva che essi esercitano sulla clientela asiatica in forte espansione, soprattutto su quella cinese ed indiana.

Si assisterà dunque a una corsa ai grandi brand come la si vide negli anni 2000, segnata da un consolidamento del settore e dalla creazione di giganti (Richemont, Swatch, PPR, LVMH...)? La risposta sembra essere affermativa. Il numero uno mondiale LVMH per esempio, di proprietà del miliardario Bernard Arnault, ha perfezionato questa settimana la più grossa operazione da quasi 10 anni, mettendo sul tavolo più di 4 miliardi di euro per comprarsi la nostra Bulgari.

Il prezzo è elevato, ma si spiega con "l'effetto rarità", sottolineano gli analisti di CM-CIC. Tutti gli esperti borsistici del lusso si trovano d'accordo nel dire: i desideri di acquisto non mancano, i mezzi finanziari nei grandi gruppi esistono, ma le “prede” stanno diventando sempre più rare e difficili da convincere.

L'esempio di Hermès, in lotta da questo autunno per impedire di essere progressivamente fagocitata da LVMH, mostra quanto questi marchi, gelosi della propria indipendenza e della loro struttura familiare, si mostrino spesso ostili a tali acquisizioni.

Bernard Arnault
Bernard Arnault, patron di LVMH - Foto: Filippo Monteforte/AFP

"Ci sono due atteggiamenti: il rifiuto puro e semplice, come per la maison Chanel che è intoccabile, oppure una posizione più mite, nei casi in cui vi siano degli azionisti con interessi che nel corso del tempo hanno cominciato a divergere, suscettibili di dividersi", sostiene François Arpels, della banca d'affari Bryan Garnier.

"I predatori scommettono spesso sui dissensi che sempre più di frequente nascono fra gli eredi, con il desiderio di alcuni di monetizzare l'eredità accumulata da parenti del passato per recuperare delle liquidità", spiega uno specialista del settore che ha voluto rimanere anonimo.

Tra i marchi prestigiosi che potrebbero rappresentare l'oggetto del desiderio di grandi gruppi, gli analisti citano in primo luogo la casa britannica di prêt-à-porter Burberry, quotata alla Borsa di Londra e il cui capitale è molto frammentato. "Si tratterebbe di un investimento di 7 miliardi di euro, vale a dire quasi il doppio di quello per Bulgari (...). Sono pochi i gruppi che possano permettersi un'acquisizione di tale portata", puntualizzano gli analisti di Aurel.

"Degli investitori cinesi sarebbero già pronti, e stanno studiando il dossier di questa maison molto diffusa e ben consolidata in Asia", ha detto uno specialista del lusso prevedendo il prossimo arrivo di denari asiatici nei capitali azionari dei grandi brand del lusso.

Anche l'italiana Tod's potrebbe essere un bersaglio concretamente praticabile: il suo proprietario, Diego Della Valle è sembrato negli ultimi anni essere a poco a poco sempre meno interessato ed impegnarsi nella sua gestione, secondo lo stesso esperto, il quale ricorda anche i suoi forti legami con Bernard Arnault. Il primo segnale di un'apertura del capitale di Tod's è avvenuto a metà dicembre 2010, col 10% del gruppo italiano di moda ceduto ad investitori esterni.

Il gioielliere americano Tiffany è un altro brand regolarmente citato quando si pensa ad un marchio suscettibile di essere acquistato prossimamente. “Esso offre un interesse non trascurabile per un acquirente che intenda rafforzarsi sul mercato americano”, aggiunge Arpels.

A fianco di questi grandi marchi figura una profusione di nomi meno conosciuti e popolari, ma che potrebbero ugualmente essere al centro di grandi manovre aziendali, come il pellettiere francese Longchamp, le case italiane Brioni e Loro Piana... senza dimenticare gli orologieri svizzeri di prestigio.

Versione italiana di Gianluca Bolelli; fonte: AFP

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