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Pubblicato il
9 ott 2021
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Snapchat: in Italia try-on virtuale e AR eviterebbero 2 resi su 5 di acquisti di vestiti online

Pubblicato il
9 ott 2021

Dallo studio commissionato dall’applicazione di messaggistica fotografica Snapchat denominato “Il futuro dello shopping”, condotto da Foresight Factory in 12 nazioni mondiali, emerge in maniera chiara l’enorme potenziale della realtà aumentata (Augmented Reality-AR) nel colmare il divario tra acquisti fatti nella vita reale e online. Basti pensare che in Italia, di tutti i capi d'abbigliamento acquistati in Rete e restituiti nell’ultimo anno, il 37% si sarebbe potuto evitare utilizzando la tecnologia di realtà aumentata durante il processo d’acquisto, con un potenziale risparmio di 272 milioni di euro. Oltre due quinti (43%) dei resi, infatti, sono legati a errori di taglia, un problema che il try-on virtuale aspira a far superare.

Snapchat vuole attrarre contenuti creativi potenziati dalla realtà aumentata - Snapchat


Secondo lo studio di Snapchat, la cui società madre è la californiana Snap, il 13% dei consumatori italiani ha già utilizzato l'AR nel processo di acquisto e il 56% di chi l’ha provata è stato incoraggiato a concludere l’acquisto, con un 24% di italiani che si aspetta di incrementare il proprio utilizzo delle prove virtuali di abbigliamento nel prossimo anno.
 
Introdurre l’AR all’interno degli e-commerce fornirà ai retailer la via più sicura per ottenere una differenziazione del percorso d'acquisto, un vantaggio competitivo e maggiori ricavi, valuta Snapchat, rappresentando poi una leva per aiutarli a superare le barriere che rallentano in Italia la crescita del commercio online, tra cui la principale è – secondo il 42% degli intervistati – l’impossibilità di provare i prodotti prima di acquistarli. Seguono l’impossibilità di toccare i prodotti (41%) e l’impossibilità di vederli di persona (37%).

Sempre secondo l’indagine di Snapchat, si prevede che in meno di 5 anni si registrerà un aumento del 27% nella proporzione di acquirenti della Generazione Z che utilizzerà l'AR prima di acquistare un prodotto, arrivando a uno scenario in cui quasi 3 Gen Z su 10 faranno shopping grazie ad essa.
 
In particolare, tra le principali motivazioni che li spingerebbero utilizzarla, i consumatori italiani indicano la possibilità di vedere come starebbero i prodotti (37%), vederli a 360° (34%) e capirne la dimensione esatta (34%). Segue, nel caso di complementi d’arredo, la possibilità di visualizzare gli articoli all’interno dell’ambiente prescelto (28%).
 
Potendo scegliere tra AR e visita in negozio, gli italiani preferirebbero l’utilizzo di try-on in primis per prodotti di moda (abbigliamento e accessori) e di bellezza (trucchi o tinte per capelli), entrambi indicati dal 33% dei rispondenti. Seguono mobili (28%) e articoli di lusso (18%).
 
Altra conclusione a cui è giunto lo studio è il ruolo chiave dei dispositivi mobili nel collegare consumatori e brand durante tutto il percorso di acquisto. Oggi, lo smartphone è il canale preferito dal 31% dei consumatori italiani per lo shopping, percentuale che sale al 43% se si considera la Gen Z e al 46% se guardiamo ai millennial. Inoltre, la pandemia ha inevitabilmente spostato molti acquisti su smartphone – trend che ha interessato più di due italiani su cinque (42%). Il computer invece viene scelto da meno di un terzo degli intervistati (29%), mentre al primo posto nel cuore degli italiani restano saldi gli acquisti effettuati in negozio(40%).
 
Lo smartphone però non è utilizzato solo durante lo shopping online: oltre la metà (57%) degli italiani lo utilizza quando si trova in negozio per cercare maggiori informazioni su un prodotto e per confrontare i prezzi (52%). Con una percentuale così alta di utilizzo in-store, i retailer dovrebbero cercare di sfruttare questo comportamento integrando l’utilizzo dello smartphone nel loro processo di vendita nei negozi per cogliere appieno le opportunità di un approccio multicanale, conclude lo studio della società statunitense con sede a Santa Monica.

Foto: Snapchat


Snapchat afferma di aver superato i 500 milioni di utenti. Ciò nonostante è ancora ben lontana dall'essere redditizia. Nel primo trimestre di questo esercizio, la società ha infatti registrato una perdita netta di 286 milioni di dollari, pur con un fatturato di 770 milioni di dollari, in crescita del 66% rispetto al 2020.
 
Per competere contro TikTok e Instagram, dopo essersi evoluta proprio nel campo della realtà aumentata, Snapchat ha presentato ultimamente nuove funzionalità e strumenti dedicati alla creazione di contenuti. Snap afferma di aver pagato un milione di dollari al giorno nel mondo agli utenti che pubblicano brevi video sulla sua funzione chiamata Spotlight da quando è stata lanciata a novembre. Un portavoce di Snap ha comunicato che l’azienda non si impegna più a pagare un milione di dollari al giorno, ma piuttosto “milioni al mese”. I produttori di video Spotlight hanno guadagnato più di 130 milioni di dollari da novembre ad oggi, ha indicato Snap.
 
Lo scorso aprile, Snap ha comprato Screenshop, soluzione nata nel 2017 presentata come uno Shazam della moda, che ha avuto un buon trampolino di lancio dopo che Kim Kardashian l'ha presentata. Integrata sulla sua piattaforma, l’applicazione consente a Snapchat di offrire agli utenti di scattare una foto di un vestito per avere consigli di abbigliamento di marca al fine di ricreare un look simile. A luglio ha invece acquistato Vertebrae, azienda anch’essa californiana, fondata nel 2015 e specializzata nella modellazione di prodotti 3D. Acquisizioni che seguono quelle di WaveOptics e Fit Analytics. Un mix di società di e-commerce e realtà aumentata che manifesta i seri obiettivi e la speranza di crescere di Snapchat in questo mercato.
 
Snap ha anche spiegato di aver potenziato l'offerta tecnica della propria piattaforma Lens Studio, che sostiene essere utilizzata da 200.000 creativi che hanno concepiuto circa 200.000 filtri (chiamati Lens). Tutti questi nuovi strumenti riguardano la creazione condivisa, ma anche soluzioni per creazioni di realtà aumentata specificamente adattate alla bellezza o alla moda.

Con Reuters

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