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7 gen 2019
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SMI: la moda maschile italiana supererà i 9,4 miliardi di euro di fatturato nel 2018

Pubblicato il
7 gen 2019

Secondo le stime del bilancio preconsuntivo elaborate dal Centro Studi di Confindustria Moda per Sistema Moda Italia (SMI) sulla base delle indicazioni provenienti dalle indagini campionarie interne, nonché sulla base dell’andamento congiunturale del quadro macroeconomico di riferimento, la moda maschile italiana dovrebbe archiviare il 2018 con una moderata crescita dell’1,5%, oltrepassando i 9,4 miliardi di euro.

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La moda maschile concorrerà così al 17,5% del turnover complessivamente generato dalla filiera Tessile-Moda nazionale e al 27,9% della sola parte abbigliamento.
 
Dopo un primo semestre chiuso con un export in aumento del +5,5%, la performance annua risulta in decelerazione, visto il rallentamento che si è verificato a partire dall’estate e quindi nei mesi autunnali sui mercati esteri, mentre i consumi nazionali hanno registrato una delle dinamiche peggiori dal 2013.

Il valore della produzione è tornato negativo (-2,8%), mentre su base annua si prevede un incremento dell’export pari al 3,9% (corrispondente ad un livello complessivo di vendite estere comunque superiore ai 6,3 miliardi di euro), e dell’import di un +6,4%, oltrepassando così i 4,2 miliardi. Nel 2018 il surplus della moda maschile si manterrebbe dunque sui 2,1 miliardi.
 
Nei primi nove mesi del 2018, l’export di moda maschile mette a segno un +5%, l’import un +7,4%, con un saldo commerciale che risulta pari a poco più di 1,1 miliardi di euro, mostrando una contrazione di 31,6 milioni rispetto al dato dei primi nove mesi del 2017.
 
Sotto il profilo geografico, la UE risulta interessata da dinamiche positive con riferimento sia all’export (+1,6%) sia all’import (+22,4%); le piazze extra-UE presentano invece una frenata nel caso dell’import (-0,4%), mentre registrano un incremento del +9,0% dell’export. Con riferimento al Vecchio Continente, la Germania mostra un aumento del 3,5%, il Regno Unito dell’8,1%, la Francia del 2,2%. Nota a sé merita la Svizzera, in primis piattaforma logistico-commerciale per molti operatori del settore, in aumento di un +20,5%.
 
Crescono poi le esportazioni di moda uomo sia in USA (+2,8%) sia in Russia (+6,4%), ma è anche tutto il Far East a rivelarsi favorevole per la moda maschile italiana (considerata in un’accezione che comprende la confezione e la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle), dove spiccano gli aumenti a doppia cifra di di Cina (+27,7%) e Corea del Sud (+18,2%). Tra i primi 20 sbocchi, fa il suo ingresso il Canada, che, in virtù di una variazione pari al +5,8%, raggiunge i 71 milioni di euro, mente calano mercati come Spagna (-2,9%), Austria (-7,9%) e Belgio (-11,6%).
 
Relativamente ai mercati di approvvigionamento, prosegue SMi nella sua analisi, la Cina resta in calo, nonostante si confermi il top supplier in grado di assicurare il 17,9% della moda uomo importata in Italia, accusando una contrazione nell’ordine del -6,0%. Lo stesso Bangladesh, che pur ha un’incidenza del 14,1%, cede il -2,4%. Salgono invece Paesi Bassi e Belgio, rispettivamente in crescita del +20,4% e del +15,1%, entrambi note porte d’ingresso privilegiate per le produzioni asiatiche.
 
Focalizzandosi sui top supplier, crescono anche i flussi di confezioni maschili provenienti da Paesi partner produttivi di breve raggio per l’Italia, ovvero Romania (+15,8%), Tunisia (+2,8%), Turchia (+5,9%), nonché Spagna e Bulgaria, entrambe in crescita del +30,7%. Con riferimento ai prodotti, best performer si conferma la maglieria, il cui export cresce del 10,3%. Al contrario, la camiceria flette dell’1,1%, l’abbigliamento in pelle cede il -4,2%, le cravatte il -9,6%.
 
Nel caso delle forniture dall’estero, crescono le importazioni di maglieria maschile (+11,6%), di confezione (+5,8%) e di camiceria (+2,1%), mentre sperimentano dinamiche negative le cravatte (-9,9%) e l’abbigliamento in pelle (-6,8%).

Nella scorsa stagione Autunno-Inverno, il sell-out di moda maschile archivia un calo pari al 2,2%. Di tutte le categorie, solo i sell-out di camiceria e confezione in pelle maschile si sono rivelati lievemente positivi, segnando rispettivamente un +0,2% e un +0,1%, mentre confezione e maglieria cedono la prima un -2,0%e la seconda un -4,2%.
 
Relativamente alla distribuzione, nell’A/I 2017-18 cresce solo la distribuzione organizzata. Le catene monomarca/franchising, arrivate a coprire una fetta del 35,5% del mercato, mostrano una lieve crescita, dello 0,4%. Aumenti del sell-out intermediato si riscontrano anche in ambito GDO per le Grandi Superfici, che archiviano un +1,6%, e per i Grandi Magazzini, che mostrano una variazione del +1,1%.
 
Il dettaglio indipendente cede l’8%, ma conserva una quota pari al 26,5% del mercato. L’online, dopo l’enorme crescita della precedente stagione, frena di un -1,4%, presentando un 7% di quote di mercato.
 
Le attese per il 2019? Gli indici congiunturali sono in calo negli ultimi mesi, tuttavia coerenti con una crescita ancora sostenuta dell’economia mondiale.
 
Secondo gli analisti dell’IMF, il commercio internazionale di beni e servizi è stimato crescere del +4,0% (-0,2% rispetto al 2018). Il Centro Studi Confindustria con maggior prudenza prevede un +3,5% (sempre -0,2 punti percentuali in meno rispetto al 2018). Tensioni daziarie, esiti incerti della Brexit, elezioni politiche europee sono solo alcuni dei fattori di incertezza che potranno influenzare il sistema economico in cui le aziende operano.
 
Infine, con riferimento alla moda maschile, il panel di SMi propende per una stabilità delle condizioni di mercato per il menswear nel prossimo anno.

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