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4 dic 2019
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Siro Badon, informazione di origine obbligatoria per tutelare la calzatura italiana

Pubblicato il
4 dic 2019

La crisi del calzaturiero in Italia ha tanti volti, ma Siro Badon, da poco salito alla presidenza di Assocalzaturifici, ha le idee chiare su come uscirne. I dati allarmanti – dagli anni ’90 a oggi ha chiuso un’azienda su due del comparto – richiedono l’attuazione di politiche concrete a protezione del Made in Italy. “Chiediamo che la politica e le istituzioni si impegnino a livello europeo per far approvare una norma che introduca l’informazione di origine obbligatoria”, dichiara Badon.

Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici


“Se il valore fondante dei nostri prodotti risiede nell’autenticità dell’eccellenza di chi lo produce è fondamentale e necessario che in Europa venga garantita assoluta trasparenza”, prosegue il presidente, intervenuto il 4 dicembre, a Roma, a Palazzo Chigi, in occasione della presentazione al governo del progetto “Strategie di difesa attiva del made in Italy calzaturiero. Il distretto fermano-maceratese nella nuova globalizzazione", curato dall’Istituto di ricerca Eurispes.
 
“Questa riforma deve essere una priorità politica del Governo, perché una norma sul ‘made in’ tutela l’impresa che crea valore e sviluppo nei territori in cui è radicata la cultura del lavoro. Dobbiamo partire da questo punto per rafforzare un comparto cruciale per l’economia, costituito di eccellenze e competenze di altissimo profilo”, sottolinea Badon. 

Lo studio di Eurispes offre un focus sul distretto fermano-maceratese, che rappresenta la più importante concentrazione di imprese calzaturiere in Italia. In un'area estesa a 30 comuni, con hub produttivi nelle zone di Porto S. Elpidio, S. Elipidio a Mare, Civitanova Marche, Montegranaro e Monte Urano, nel secondo trimestre 2019 risultano attive 2.946 aziende (tra calzaturifici e produttori di parti), pari a circa un terzo del totale nazionale.
 
L'Italia – prosegue lo studio – è il primo Paese europeo per produzione nel settore calzaturiero con l'export che nel 2018 ha raggiunto un valore di quasi 10 miliardi di euro. Lo scorso anno sono stati prodotti 184 milioni di paia di scarpe, per un valore di 7,86 miliardi di euro, di cui solo il 15% (pari a 27,5 milioni di paia) è destinato al mercato interno. Nonostante ciò, rispetto a dieci anni fa, il volume del venduto è diminuito dell'8,4% e il valore del 27,9%.
 
“Certo, produrre in Italia non è conveniente per via del costo del lavoro e di troppe incertezze giuridico-normative ma è irrinunciabile. I clienti di tutto il mondo e i più importanti brand della moda infatti sono disposti a riconoscere un premium price al Made in Italy. Se non vogliamo perdere terreno sui mercati internazionali e pagarne le conseguenze con un altissimo costo in termini economici e sociali non c’è altra scelta che far valere le ragioni del nostro patrimonio industriale in campo internazionale”, ha concluso Siro Badon.

Con ansa

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