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24 set 2012
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Sfilate: Londra seguita da vicino dagli osservatori francesi

Pubblicato il
24 set 2012

Londra continua la sua progressione sulla mappa delle location del mondo fashion. Sono di questo avviso vari buyer francesi incontrati sul posto i quali, all'unanimità, si sono complimentati per la professionalità e l'organizzazione espresse dall'evento organizzato dal 14 al 18 settembre in una metropoli risoluta nel volersi disfare della sua immagine di outsider. Dai Printemps al Bon Marché passando per Franck et Fils e il cybersalone B2B Le New Black, tutti si sono recati sulle sponde del Tamigi. Con loro, anche FashionMag.com.

Acne è già uno dei marchi più importanti anche se sfila da soli due anni a Londra

Anche se alcuni grandi nomi continuano ad attirare l'attenzione, Paul Smith e Burberry in testa, le cose stanno andando sempre meglio per molti giovani stilisti le cui sfilate sono anch'esse molto frequentate. “Alcuni marchi qui generano ormai una vera frenesia, come J.W. Anderson o Mary Katrantzou, sebbene abbiano cominciato a sfilare solo due o tre anni fa”, riassume bene Emilio Toro, buyer per il salone digitale Le New Black. Il talento dei britannici secondo lui? “Saper trarre vantaggio dalla loro eccentricità e tradurla in un prodotto che fa venire voglia di essere indossato, cosa che non è sempre avvenuta in passato”.

Altre volte disomogenea, irregolare, mentre oggi pronta a proporsi come una delle più grandi, la scena britannica non si starà commercializzando? “Assolutamente e fortunatamente sì, perché siamo prima di tutto dei commercianti”, ricorda Maria Luisa Poumaillou, confermando J.W. Anderson come l'astro nascente da seguire. Chi ha sedotto maggiormente la direttrice moda dei Printemps in questa stagione? “Senza alcun dubbio Christopher Kane, il Nicolas Ghesquière britannico secondo me, ma anche Acne e Peter Pilotto, maison ancora piuttosto giovani ma già mature”. Per Le New Black, che condivide con Londra il gusto per la novità e per l'innovazione digitale, i futuri nomi che contano si chiamano Luca Nascimento, Georgia Hardinge e David Koma.

Christopher Kane primavera-estate 2013

L’offerta di accessori, proposta soprattutto dalla piattaforma del Vauxhall Fashion Scout, è particolarmente piaciuta a Patricia Lerat, consulente nel mondo del lusso ed esperta head hunter. Il suo verdetto finale? “Da diverse stagioni non venivo a Londra e ora torno piacevolmente sorpresa, tanto per la qualità dell'offerta che per la sua creatività”, afferma, sottolineando la coerenza della selezione. L’altro aspetto che ha messo tutti d'accordo: la logistica implementata dal British Fashion Council, che ha reso la visita degli showroom e delle sfilate fluida e piacevole.





Londra ha fatto proprio l'adagio che vuole che la mancanza di mezzi stimoli la creatività e le collaborazioni. Più che per semplice tradizione, per Patricia Lerat, è forse un certo senso dell'abilità nel cavarsela sempre della capitale inglese che spiega perché i grandi retailer (Topshop, Asos e i department store) giochino un ruolo così importante nella vita commerciale della creazione britannica. Un altro punto debole trasformato in atout da questa fashion week, è il suo calendario, con date che precedono la borghese Milano e la decana Parigi.

“Andarci è interessante, perché il ritmo e le problematiche sono meno stressanti, i marchi sono molto più disponibili di quando si spostano negli showroom su Parigi, dove si tratta prima di tutto di fare ordini”, aggiunge Emilio Toro. Patricia Lerat conferma: “Per un buyer, l’ambiente londinese è più propizio alle nuove scoperte e agli incontri e questo facilita il lavoro. Del resto, è fondamentale rimanere in contatto con le diverse organizzazioni che si possono trovare qui”, sottolinea colei che sta supervisionando il lancio dello showroom Designers Apartment, dedicato agli stilisti emergenti parigini, a fine settembre. Anche Maria Luisa ha apprezzato “gli sforzi di una città dove tutte le istituzioni si impegnano fino in fondo”. E conclude che “Tutte le fashion week dovrebbero prendere ad esempio Londra, sul piano dell'organizzazione come su quello del digitale, dove i britannici hanno parecchie lunghezze di vantaggio sul resto del mondo”.

Florent Gilles (Versione italiana di Gianluca Bolelli)

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