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Adnkronos
Pubblicato il
7 gen 2010
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Sfarzo e lusso, i gioielli di Bulgari e Cartier tornano ai ballets russes

Di
Adnkronos
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7 gen 2010

Roma, 7 gen. - (Adnkronos) - Sfarzo, lusso, eccentricità. Ma soprattutto unicità. Se la moda riscopre negli abiti il minimal touch, eleganza sublimata e compassata, stupire è d'obbligo, ma con i gioielli. Audacia, colore, creatività sono le parole d'ordine del 2010.


Cartier Collezione 2009/2010

Contro la crisi, ormai forse alle spalle. Icone moderniste di un secolo che ha visto la splendeur dei Ballets Russes di Serge de Diaghilev, la loro incontrastata influenza anche nell'universo dei gioielli. Citazioni obbligatorie per Cartier, Bulgari, Van Cleef & Arpel, Gucci, Chanteclair, Tiffany con i suoi orecchini disegnati in esclusiva da Paloma Picasso, Dior Joaillerie affidata a Victoire de Castellane, Isabelle Langlois, Pomellato con uno dei suoi must l'anello Pom Pom simile ad un uovo di Fabergè a gran richiesta anche per quest'anno accanto alla neonata collezione "M'ama non m'ama".

Nove anelli, ognuno con un cabochon di colore diverso. Da portare anche insieme. Ma non piu' di quattro. Anche i giovani e talentosissimi creatori italiani guardano al passato, alla spettacolare stagione della compagnia di balletto diretta da Serge de Diaghilev in fuga dalla Russia post rivoluzionaria. Colori e tonalità mai viste, uso incontrastato di abbinamenti inusuali.


Van Cleef and Arpels - Collezione Songe d'une nuit d'été

Tutto doveva essere eccessivo e spettacolare nei costumi, nelle scenografie teatrali. Quegli abbinamenti inusuali tra il giallo ocra, il verde smeraldo, i blu cobalto accanto al rosso fuoco a al viola stregarono i disegnatori di Cartier come Charles Jacqueau, che nella storica maison, sotto l'impulso di Louis Cartier aveva dato inizio alle sue sperimetazioni cromatiche.

Ed è firmato da Cartier il piu' costoso collier de chien, liberamente ispirato all"Uccello di fuocò stravinskiano, come ha ricordato la studiosa di gioielli e di costume Maria Paradiso, che il re Leopoldo del Belgio donò all'affascinante Cleo de Merode. Costretto a vendere, per mantenere fede alla promessa data, uno dei suoi castelli. E la Russia è presente nelle creazioni degli italianissimi Diego Percossi Papa, Marzio Forcella, Cristina Rotondaro Dal Pino, Ginevra Ansuini, Gianni De Benedittis, designer di origine salentina del brand 'futuroRemotò, vincitore del concorso 'Who is on Next?' promosso da Vogue Italia.

Cascate di luci e di colori, bagliori fluorescenti per anelli, collane, orecchini, spille. Per ogni creazione fatale e misteriosa l'attrazione tra pietre dure e gemme preziose come desiderava la mitica Coco (Chanel). Eppure vincente. Oro, diamanti, brillanti, ametiste, turchesi, quarzi citrini, tormalina rossa e topazio blu, granate e opali, smeraldi baguette, zafferi e perle, ma anche pietre smerigliate, sfacettate , degradè e multicolor. Forse non è un caso che il celebre creatore Diego Percossi Papi sia stato l'unico italiano ad inaugurare a San Pietroburgo il Festival dedicato ai 100 anni dei Ballets Russes con alcune sue creazioni inedite e alcuni splendidi pezzi di repertorio.


Jean Schlumberger - Designer for Tiffany

"Ho sempre creato i miei gioielli partendo dal colore - spiega Diego Percossi Papi- Colore nel quale puoi perderti, sognare, ritrovarti. Emozioni profonde, inspiegabili, 'cangianti' che il gioiello esorcizza. Per questo motivo - ha aggiunto - mi sento cosi' vicino all'anima russa, alla cultura orientale. Cosi' diversa dalla visione cromatica castrante dell'Occidente cristiano". Nella sua collezione, bracciali e collier de chien lavorati con centinaia di micro gemme, molto simili alle tiare indossate dalle granduchesse della famiglia Romanov, pendantif con scolpite antiche icone, croci, volte a cupole delle cattedrali russe ortodosse o mezza luna turca.

Ed ancora, giri di perle come quelle amate dalla zarina Alexandra Feodorovna Romanova, moglie di Nicola II. Anche Cristina Rotondaro Dal Pino, presente soprattutto a New York da Barneys e a Londra da Harveys Nicholas, si è lasciata influenzare dall'arte e dalla cultura russa. Rivisitandola. Come gli orecchini 'Oro russò, l'anello 'Medusa decò, o il 'Turbante di fuocò, uno splendido anello d'oro e brillanti con un grosso rubino cabochon, liberamente ispirato ai turbanti che il grande stilista francese Poiret creò, ridisegnandoli, sulla moda lanciata dai Ballets Russes de Diaghilev. La Russia è sempre stata per la giovane designer romana una fonte continua di ispirazione.

"Il colore e il movimento sono i leitmotiv delle mie creazioni - ha raccontato Cristina Rotondaro Dal Pino, che tra qualche giorno aprirà una nuova boutique, a Roma, sulla Rampa Mignanelli - Marchi di fabbrica che ricordano i celebri Ballets Russes, le sue stelle come Nijinskij o Karsavina. Mi sono ispirata a loro per disegnare l'anello 'Caledoscopiò, un meraviglioso effluvio di colori, di cromatismi sfumati". Anche il giovane Marzio Forcella, che ha ereditato la passione dei gioielli da un suo illustre antenato, il filosofo e umanista Pico della Mirandola, ha confessato: "Ho molti clienti russi. Rapporti che mi hanno messo in rapporto 'creativò con la loro cultura, facendomi riscoprire l'unicità e la particolarità di un pezzo".

"I russi, soprattutto le signore - ha proseguito - prediligono i pezzi grandi, i motivi floreali, la fauna, la flora sulla scia di Van Cleef e Arpel o di Cartier, l' oro, i diamanti, i brillanti, l'esuberanza cromatica, soprattutto gli smalti, un evergreen, come era nella tradizione delle antiche famiglie aristocratiche russe, prima che la rivoluzione occultasse tragicamente un mondo". E di tradizione di smalti policromi e di veri e propri investimenti parla la studiosa e ricercatrice Licia Provinciali, fondatrice e responsabile dello show room di Castiglioncello 'Archeologia del Novecentò.

"Si tratta di gioielli che sono delle vere e proprie rarità - ha spiegato Licia Provinciali - Molti di questi preziosi, spesso provenienti dall'Inghilterra, appartenevano ad aristocratici russi fuggiti dalla Rivoluzione di Ottobre. Lunghe catene ottenute don decine di fili d'oro intrecciati, lavorati con smalti cloisonnè, intarsi arabescati e micro oggetti come le uove Fabergè. Sulla scia di una moda lanciata in Europa dai Ballets Russes di Diaghilev il gioiello, a mio avviso - ha proseguito Licia Provinciali - è sempre rimasto fedele, anche se con fasi alterne, a creazioni grandi, insolite, coloratissime, facili ed eleganti da abbinare anche ad un semplice tubino. Un investimento, ancor oggi, accanto al mattone".

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