Settimana della Moda uomo di Parigi: il racconto di due debuttanti, Hed Mayner e Namacheko
Un elemento fondamentale che si cerca in ogni giovane designer è uno stile visivo ben distinto, che è quello che ha mostrato Hed Mayner, il cui debutto parigino ha avuto come protagonisti la coraggiosa decostruzione del guardaroba maschile e una serie di tagli diabolicamente perfetti.
Questo talento nato in Israele ha usato tessuti di lana impeccabili e cotoni rigati molto virili associandoli a tele da tenda usate e a pellami utilizzati per i mobili, in quest’ultimo caso in un bomber a mongolfiera. Mayner taglia con audacia, ma assembla i capi con gusto. I gilet si allontanano dai fianchi; i baveri dei cappotti si curvano e si arricciano; le giacche sono così ampie che la loro linea di cintura è posta sotto l'ombelico, tanto da poterle definire “triplo petto”. L’impressione generale potrebbe essere di disordine, ma il cerebrale senso delle proporzioni di Mayner rende i risultati ottenuti tutti piuttosto riusciti e cool.
Il pubblico, in piedi, si allungava all’unisono per riuscire a fotografare i capi. Così tanto da invadere la passerella; un po’ come sulle strade del Tour de France o del Giro d’Italia, quando i fan di ciclismo occupano quasi tutta la strada, a volte ostacolando la progressione dei corridori. Tranne per il fatto che questo show era ospitato sotto le colonne dell'ex Borsa di Parigi, edificio che fa parte del salone moda Tranoï, sempre molto popolare e in perpetua evoluzione, vera istituzione parigina.
“Trasportare gli elementi sempre riconoscibili e tipici del guardaroba maschile verso qualcosa d’altro”, ha spiegato Mayner, che sembra avere un futuro molto promettente.
Fermata successiva da Namacheko, coppia di fratello e sorella curdi, Lezan e Dilan Lurr, che vivono in Svezia, i quali hanno debuttato all’interno della chiesa luterana delle Billettes, nel cuore del Marais. Un edificio molto rispettabile, situato proprio di fronte a un bar al contrario alquanto sulfureo, conosciuto come “United Colors of Cox”. Nel défilé, Namacheko ha citato molti artisti contemporanei, come Gerhard Richter e Olafur Eliasson. Tuttavia, questi ispiratori non hanno esattamente aiutato il duo, in quella che si è rivelata essere una collezione davvero elementare, che non ha davvero convinto.
Pantaloncini neri o bianchi con bordi liberi sormontati da lunghissimi top di maglia e giacche bianche con ampi colletti, tutte deludenti. I due di Namacheko hanno fatto sfilare parecchie camicie e cappotti tagliati in materiali lucidi ad effetto vetro colorato sicuramente ben fatti, ma che non sono riusciti a salvare questa modesta presentazione. Non nasce una stella ogni ora nel mondo della moda…
Versione italiana di Gianluca Bolelli
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