Settimana della Moda di Milano: la semplicità a fumetti di Prada
La stagione dell’abbigliamento maschile di Milano è cominciata per molti venerdì con una visita alla Fondazione Prada per assistere alla notevole opera di Alejandro González Iñárritu “Carne Y Arena”, il suo film in realtà virtuale sui rifugiati messicani che attraversano il deserto negli Stati Uniti.

La stagione ha raggiunto il punto culminante domenica sera con una collezione stupenda, e brillantemente messa in scena, di Prada, il cui tema era il contrasto tra la semplicità della vita reale rispetto alla durezza della realtà virtuale.
“Penso che affrontiamo il contrasto tra il nostro mondo reale e la realtà virtuale ogni giorno. Volevo opporre la realtà virtuale/androide a quella umana e semplice”, ha spiegato Miuccia Prada nel backstage.
La linea ha dapprima presentato ragazzi molto giovani che indossavano tute sportive (in nylon, neturalmente, perché questo è Prada) nere, rosse e azzurro polvere. Le caviglie avvolte da strisce di velcro con il logo del brand e zaini sulle spalle; altri sfoggiavano grandi magliette estive di seta con stampe di fumetti. Le medesime stampe erano protagoniste della spettacolare decorazione dell'ex fabbrica in cui si è svolto lo spettacolo di Prada. Disegni giganti di sembianze umane, paesaggi urbani, scatole della posta e complessi residenziali ideate da AMO e Michael Rock con illustrazioni realizzate da Ollie Schrauwen e James Jean. Tutti gli outfit sono stati creati utilizzando i loro disegni.

“Non so perché mi piacciono questi fumetti, forse perché sono piccoli frammenti di vita o informazioni che raccogliamo dai mass media”, ha detto Prada a proposito delle belle decorazioni che si estendevano fino a raggiungere le sedute al fianco della passerella.
Al ritmo di una colonna sonora mista e dissonante, il suo cast di modelli camminava in sandali atletici e calzature winklepicker retro anni ‘50. Tutte lucenti e nuove, a differenza delle scarpe distrutte – dagli stivaletti da cowboy abbandonati usati dai bambini agli zoccoli fangosi dei contadini – trovate nel deserto al confine tra Stati Uniti e Messico, collocati nella stanza in cui si apriva il bellissimo “Carne Y Arena” di Iñárritu. I detriti di sogni perduti. Prima di indossare una maschera per la realtà virtuale e di vivere in prima persona la paura provata nel trovarsi di fronte pattuglie della Polizia di confine statunitense in un deserto in piena notte. Dove il contrasto fra realtà e mondo tecnologicamente avanzato raramente è stata più aspra e totalizzante.
Versione italiana di Gianluca Bolelli
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