Settimana della Moda di New York: il sogno americano di Raf Simons per Calvin Klein
Romanticismo nostalgico da Calvin Klein, dove Dennis Hopper era il protagonista di una serie di serigrafie di Andy Warhol che impreziosivano quasi metà della collezione, la seconda di Raf Simons per il brand.
Grafiche, caratteri di stampa, ma anche gli incidenti stradali (i ben noti “Car Crashes”) e i loghi di Warhol erano presenti in molti outfit – l’ultima reinvenzione dell’American Dream in salsa Raf Simons. Uno che ha scartato con fermezza il minimalismo, che era il leitmotiv della casa di moda statunitense, in favore di un assemblaggio umoristico dell'iconografia americana. Tutto realizzato in una tavolozza di colori estremamente audace – arancione brillante, fucsia e camicie da rodeo in raso giallo canarino, fino agli stivali da pompiere rossi scarlatti.
Uomini e donne (che avrebbero potuto praticamente scambiarsi i loro guardaroba) indossavano abiti scozzesi, cappotti chesterfield, giacche in denim, dei jeans con supereroi warholiani in sovrimpressione, o pantaloni decorati con etichette in pelle con l'effigie di Brooke Shields nella leggendaria campagna pubblicitaria “Nothing comes between me and my Calvins” (“Non c’è niente fra me e i miei Calvin”, ndr.). Altre magliette mostravano anche dei ritratti eseguiti da Warhol della musa di Raf Simons per questa stagione: Sandra Brant, la famosa collezionista d’arte degli anni ‘60.
A ciò si sono aggiunte delle superbe stole arlecchino ricamate con il nome e l’indirizzo del marchio, e un mucchio di accessori stravaganti: molte modelle indossavano al polso accumuli di passamanerie di lana; delle boccette di profumo (le famose fragranze della maison, “Eternity” e “Obsession”); cinture industriali e persino fondine di pistole. Il risultato? Un défilé spettacolare, vestiti accattivanti e una collezione con un alto potenziale commerciale, in cui erano presenti tutti gli elementi che attualmente fanno di Calvin Klein il marchio più in vista e più importante del settore.
Ci fu un tempo in cui Calvin Klein era sinonimo di monocolore e di materie prime high tech. Oggi non è più così: per Raf Simons l’importante sono i toni fluo, le sete francesi e le pelli espressioniste astratte. Lo stilista aveva già anticipato questa linea di condotta riarredando di recente il negozio emblematico di Calvin Klein su Madison Avenue. Ex tempio del minimalismo anni ‘90 (un cubo tutto bianco creato dall’architetto John Pawson), il negozio è stato ridipinto di giallo brillante, con un sacco di drappi e installazioni sospese in tessuto dell’artista Sterling Ruby. I cordoni giganti e colorati ideati dallo stesso artista che vive a Los Angeles erano appesi al soffitto durante la sfilata, organizzata nella sede della griffe, sulla 39ˆ strada, nel cuore di Manhattan. Fuori dalla porta c’era un ingorgo di Cadillac Escalade, e le celebrità (Kate Bosworth, Kyle MacLachlan e Cindy Crawford, la cui figlia Kaia sfilava quella sera) sono arrivate scatenando un crepitare di flash di paparazzi.
“Credo che la moda si sia mostrata troppo prudente in questi ultimi tempi. Ecco perché è essenziale guardare molti film e serie televisive. Hanno molta più libertà creativa”, spiega Raf Simons. In sottofondo, la colonna sonora: il tema di “American Beauty” e quello di “Fahrenheit 451”.
Parlando nel backstage davanti a una dozzina di giornalisti di moda, Raf Simons ha sorpreso il pubblico rivelando che recentissimamente il suo hobby preferito è stato quello di recuperare tutte le stagioni di “Game of Thrones”. “Ne sono diventato dipendente. È comunciato sette anni fa e io non l’ho mai guardato. Ma è spettacolare, tutto è incredibile: le battaglie, i dialoghi, i luoghi. Non è il genere di cosa che di solito mi piace, eppure... tutti quei combattimenti!”, ha raccontato con un gran sorriso. In esatto contrasto con gli abiti molto scollati, moderni e femminili, e gli abiti da sera con top a rete visti in passerella.
Simons è cortesemente venuto a salutare inchinandosi davanti al pubblico insieme al suo collaboratore di lunga data per il design, Pieter Mulier. Quest’ultimo, quando gli è stato chiesto delle T-shirt con Warhol, ha spiegato: “Perché Dennis Hopper? È la quintessenza dell’autentico maschio americano!”.
Non potremmo essere più d'accordo con lui.
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