8 mag 2013
Sergio Tacchini diventa brand company e parte con la prima licenza
8 mag 2013
Sergio Tacchini cambia pelle. La storica azienda italiana di abbigliamento sportivo, acquisita nel 2007 dall’imprenditore e investitore cinese Billy Ngok, si è trasformata in una “brand company”. La nuova proprietà aveva annunciato l’anno scorso la sua intenzione di non occuparsi più di produzione e di distribuzione per dedicarsi solo alla gestione del brand e rilanciarlo a livello mondiale attraverso accordi con società licenziatarie. In quest’ottica lo scorso settembre il marchio ha siglato un accordo pluriennale con l’agenzia di marketing americana IMG, incaricandola di trovare nuove licenze.
La celebre polo "1966" |
Il primo accordo di licenza definito è partito con l’autunno/inverno 2013-14. È stato concluso con la società francese Sport Fashion Distribution del gruppo Sport Finance, basato a Nantes, che distribuisce tra gli altri il marchio Kappa.
Il contratto, di una durata iniziale di 4 anni, affida alla società francese la distribuzione delle collezioni di abbigliamento a marchio Sergio Tacchini in Francia, Spagna, Portogallo, Belgio e Svizzera. Sport Fashion Distribution gestirà inoltre sourcing e produzione. Per il solo mercato francese l’obbiettivo è di passare dagli attuali 150 clienti multimarca a 600/700.
Questo il primo tassello per il rilancio della griffe italiana, che sta finalizzando un piano di ristrutturazione in vista di riorganizzarsi nella sua nuova veste di “brand company”. Fondato nel 1966 dal campione di tennis Sergio Tacchini, il marchio ha saputo fin dall’inizio impostare una strategia vincente di marketing legandosi all’immagine dei grandi campioni dello sport come John McEnroe e Pete Sampras. Ma con la crisi dei mercati è diventato sempre più difficile per la società far fronte ai colossi Nike e Adidas.
In questo contesto di nuovo profilo aziendale si stanno definendo profondi cambiamenti per la società. La sede di Sergio Tacchini verrà mantenuta in Italia a Bellinzago Novarese, in Piemonte, dove dovrebbero continuare le attività marketing e l’ufficio stile. Tuttavia, secondo i sindacati, è in discussione il destino di 42 dipendenti su 55. Questi ultimi si sono visti concedere lo scorso febbraio la cassa integrazione per altri sei mesi. Invece, dovrebbero essere chiusi i 13 negozi monomarca e i 6 outlet che il marchio conta in Italia.
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