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Ansa
Pubblicato il
14 apr 2015
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Sempre più voglia di Made in Italy in Iran

Di
Ansa
Pubblicato il
14 apr 2015

Importare in Iran non solo i capi delle firme italiane più amate, ma anche la cultura e le competenze che vi stanno dietro, in modo da farle incontrare con il gusto iraniano e favorire nuove tendenza di moda in questo come in altri Paesi islamici. E' l'idea alla base di un concorso svoltosi a Teheran, nell'ambito del recente Fajr Fashion and Clothing Festival, cui ha partecipato l'Istituto Europeo di Design (IED), con sede a Milano e filiali in città italiane ed estere.

Foto: Ansa


Un'idea che comincerà a concretizzarsi nei primi di maggio, con l'arrivo a Teheran di due insegnati dello IED chiamati a tenere dei corsi ad un centinaio di iraniani che hanno partecipato allo stesso festival della moda in febbraio.
In questi giorni dovrebbe essere inoltre scelto il vincitore del concorso, cui hanno preso parte circa 200 giovani iraniani, soprattutto ragazze, per avere una borsa di studio la prossima estate a Milano. Per ora sarà appunto solo uno di loro a vincerla, ma il progetto è di estendere l'iniziativa non solo ad altri giovani talenti desiderosi di formarsi in Italia, ma anche a docenti italiani pronti ad andare in Iran e formare stilisti per l'industria della moda iraniana.

"Molti amano la moda italiana, ma ad essere importati sono soltanto i prodotti, e non la conoscenza e l'eredità culturale da cui origina questo successo", sintetizza Sadra Shariatmadari, giovane imprenditore attivo come marketing manager di alcuni marchi italiani (da Geox a Liu-jo, da Marina Rinaldi a Boggi Milano, precisa), ma determinato nel portare avanti questo nuovo progetto. Anche coinvolgendo il ministero della cultura iraniano.

"Ci sono due università con corsi di moda a Teheran - dice -ma la maggior parte degli studenti frequenta corsi privati. E abbiamo molto bisogno di maestri italiani". Inoltre, "il mercato per i giovani stilisti è già saturo in Italia, mentre ci sono molti produttori in Iran che ne cercano, e vanno a trovarli in Turchia''.

Insomma, non solo per i marchi ma anche per il 'know-how' italiano nella moda e nel design, oltre che nel management e nella comunicazione visuale, si potrebbe aprire un mercato da 80 milioni di persone. Una popolazione già attratta dal Made in Italy in quanto tale, ma che sembra anche avere molto di originale da dire, quando si tratta di estetica. Basta guardare le donne di Teheran, fa ancora notare Shariatmadari, e il modo in cui hanno fatto del velo che sono tenute per legge ad indossare un accessorio di eleganza. Un velo che spesso si trasforma in una sottile sciarpa leggera e colorata - la nuova tendenza e' farla passare vezzosamente dietro l'orecchio - che diventa parte integrante di un abbigliamento composto di spolverini stretti in vita e calzoni attillati, in una grande varietà di colori: il tutto curato in ogni dettaglio, come lo sono sempre anche il viso e capelli. A dimostrazione di come anche una restrizione possa trasformarsi in occasione creativa e in nuovo canone di bellezza, valido per le donne iraniane e possibile modello di successo anche per altre musulmane.

Ma sono pochi gli stilisti che provano a creare modelli che prevedano un velo per la moda islamica, "mentre gli iraniani hanno tanto talento", sottolinea Shariatmadari: convinto che la creatività italiana e quella iraniana potrebbero fare insieme grandi cose, nel segmento alto del mercato come in quello di massa.

In un Paese la cui economia aspetta solo la fine delle sanzioni - in particolare quelle sulle transazioni finanziarie che impediscono i bonifici con l'estero e l'uso di carte di credito - per realizzare appieno tutti i suoi grandi potenziali, anche il mondo della moda spera inoltre di vedere un esito positivo dei negoziati sul nucleare iraniano. Un mondo in cui sono molte le donne che operano o vogliono operare nel settore. Lo ha dimostrato anche il Festival della moda a Teheran, dove su sette stilisti presenti ben sei erano donne. La moda iraniana parla dunque al femminile, seguendo inoltre con attenzione le tendenze del mercato internazionale.

Ma sta anche approfittando del nuovo corso introdotto dalla presidenza di Hassan Rohani: se è vero infatti che nella Repubblica islamica esistono due filoni della moda - quello per la vita in casa e le feste private, molto occidentale e spesso anche molto audace, e quello per la vita pubblica - anche nelle strade si vede ormai molta più tolleranza rispetto al passato, da parte di chi dovrebbe vigilare sull'abbigliamento femminile 'islamicamente corretto'. E le donne appaiono sempre più belle, libere e disinvolte. 

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