Ansa
10 lug 2013
Segnali di ripresa nel calzaturiero: nel 2012 +2,5% l'estero, bene i primi mesi 2013
Ansa
10 lug 2013
Segnali di ripresa per il settore calzaturiero, trainata soprattutto dall'export e dalle aziende più dinamiche che hanno saputo reagire cogliendo l'opportunità che la crisi offre. Il totale dei volumi esportati nel 2012 è diminuito del 6,4% rispetto all'anno precedente, tuttavia a crescere è il valore delle esportazioni, segnando +2,5% sul 2011.
A scattare la fotografia del comparto è lo 'Shoe Report 2013', presentato da Assocalzaturifici a Roma. Il 94% dell'export italiano proviene dalle sette principali regioni a vocazione calzaturiera; le prime quattro - Veneto, Toscana, Marche e Lombardia, in ordine di fatturato estero - coprono ben l'80% delle vendite oltre confine. Queste regioni hanno dimostrato la tenuta del manifatturiero italiano nonostante la difficoltà dei mercati, recuperando oppure superando a fine 2012 i livelli precrisi.
Sul fronte interno perdura un andamento negativo dei consumi sia in quantità (-3,6%) che in valore (-4,2%), sebbene l'andamento del saldo commerciale netto, comprensivo del dato export, registri un aumento del 12,4%. Tale andamento sarebbe confermato anche dalle proiezioni per i primi tre mesi del 2013, soprattutto per quanto riguarda i consumi interni (scesi del -4,7% in volume), a fronte di un aumento della domanda estera in valore pari al 2,1% e di una diminuzione in quantità pari allo 0,5%.
"Sebbene la situazione interna continui a preoccuparci a causa della perdurante contrazione dei consumi - commenta Cleto Sagripanti, presidente di Assocalzaturifici - la fase economica pone le aziende di fronte alla necessità di fronteggiare la congiuntura negativa con decisione. Dal rapporto emerge che la crisi contribuisce a selezionare le aziende più dinamiche ed efficienti. Una sfida che rappresenta però grande opportunità, da cui innescare il circolo virtuoso della ripresa".
Dal Report emerge anche il processo di indebolimento della filiera. Tra il 2000 e 2012, si è registrata una riduzione del numero di imprese del 29,2%, con un parallelo decremento del numero di addetti (-29,9%). Ancor più significativo il ridimensionamento dei volumi prodotti (-49%), nonostante la compensazione sul fronte del valore dell'export, che registra un aumento del 16%.
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