Schiaparelli: un americano a Parigi
Non c’è niente che la moda ami in misura maggiore di un debutto; e l’alta moda ancora di più. E quindi, lunedì mattina era quasi palpabile la sensazione d’impazienza provata dal pubblico mentre prendeva posto nel parterre appena prima dell’inizio della sfilata d’esordio nella Haute Couture dello stilista texano Daniel Roseberry.
All’esterno della location scelta per lo show, il Pavillon Cambon, i paparazzi sono diventati frenetici quando Celine Dion e il suo entourage sono entrati per sedersi vicino a una massa di influencer. All’interno, le luci si sono oscurate, e Roseberry ha segnalato l’inizio dello show prendendo posto al tavolo da disegno di un artista nel mezzo della passerella buia. Dagli altoparlanti si è diffuso il suono di una metropolitana sopraelevata di New York, il treno M su Manhattan Bridge.
“Il disegno è da dove inizia sempre la couture. E questa collezione è iniziata in un piccolo e sudicio studio di Chinatown a settembre”, ha spiegato il barbuto Roseberry nel dopo show.
Il designer texano, che ha lavorato più di 10 anni al fianco di Thom Browne, ha chiaramente assimilato il convincimento di Browne che un buono show deve essere anche un lavoro di performance art. E, come Browne, la sua serena e calma autostima può risultare quasi fastidiosa.
La sfilata si è aperta con una dozzina di abiti per il giorno, ma dotati di varie particolarità. Dei blazer dai tagli impeccabili e delle superbe redingote regimental, ma indossati solo con corsetto e collant color carne, abbinati a cappucci metallici. Parka in verde Donegal, anche se le note del programma chiamavano la tonalità “Grand Hotel Milano sofà”, completati con un doppio treno sulla schiena. Un abitino da cocktail dalle forme scolpite in peltro e pelle con rifiniture sotto il seno, indossato da una modella che sfoggiava un immenso serpente dorato arrotolato intorno al collo.
Per la sera, Roseberry ha gradualmente inserito tocchi di surrealismo caratteristici della maison Schiaparelli, dai dettagli delle stampe di animali fatti di piccole pietre al notevole fazzoletto come copricapo. Daniel ha anche realizzato una coppia di sensazionali abiti-gabbia costituiti di filamenti di cristalli, abbinati a giacche decorate da decine di pendenti in miniatura. Finale entusiasmante con parecchi abiti giganti – capolavori flou, come immense opere scolpite nello zucchero filato.
“Ho sostanzialmente passato il mese di dicembre camminando fino al mio studio di New York in centro, all’alba e in pieno inverno. E nel corso di quattro settimane ho messo insieme una proposta per Diego della Valle e per la prima collezione, e questo è fondamentalmente quanto abbiamo potuto vedere qui”, ha detto a FashionNetwork.com lo stesso Roseberry in un'anteprima pre-défilé.
Roseberry dispone palesemente di un notevolissimo talento, e dopo una sola stagione si dimostra anche un couturier in pieno controllo del suo atelier.
Daniel è il terzo stilista a prendere le redini di Schiaparelli da quando l’imprenditore marchigiano Diego della Valle ha acquisito lo storico marchio, che era ormai moribondo. La collezione disegnata da Roseberry è chiaramente la più completa delle tre. Oggi, Schiaparelli è d’improvviso tornato ad essere rilevante e moderno.
E anche competitivo. La scelta della location non può essere stata fatta per caso: Daniel Roseberry ha deciso di proporre il suo défilé a due passi dallo storico flagship parigino di Chanel, la cui fondatrice Coco era la più grande rivale di Elsa Schiaparelli.
Ciò detto, Daniel Roseberry ha forse sofferto di uno dei difetti tipici dei suoi predecessori. La Schiaparelli aveva un’immaginazione così fertile che il suo DNA è illimitato, e i suoi successori si sono spesso aggrappati ai codici della casa di moda e lusso senza però saperli veramente padroneggiare.
Nato a Dallas, Roseberry si è trasferito a New York 13 anni fa per studiare design al Fashion Institute of Technology per due anni, prima di approdare, ancora fresco di college, da Thom Browne. Comunque, ci permettiamo di dargli un consiglio: potrebbe prendere in considerazione di ispirarsi ai metodi e alle abitudini di Thom Browne di creare collezioni finemente particolareggiate, spesso confezionate essenzialmente con due tessuti: seersucker e flanella.
Lunedì mattina, Daniel Roseberry ha trovato dunque il coraggio di scendere nella fossa dei leoni, concretizzando il suo personale debutto in passerella davanti alla giuria più tosta della moda – i notoriamente complicati giornalisti, critici e stilisti della couture parigina. È stata una collezione molto intelligente, ricca, inventiva. Ma nonostante sia stata piena di astuzie stilistiche, molte arguzie ed altrettante bellezze, non è riuscita a dare quel qualcosa in più di davvero impressionante che ci si aspettava di vedere.
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