Di
Ilaria Ricco
Ilaria Ricco
Pubblicato il
20 mar 2011
20 mar 2011
Samuel Alimi: "l’aumento dei prezzi è inevitabile"
Di
Ilaria Ricco
Ilaria Ricco
Pubblicato il
20 mar 2011
20 mar 2011
L'argomento sembra quasi tabù, ma l'aumento dei prezzi delle materie prime (e non pensiamo solo del cotone) avrà per forza di cose un impatto sui margini e sui prezzi di vendita. Abbiamo chiesto ad un esperto in materia di sourcing, ex responsabile della supply chain e degli acquisti di Morgan, Samuel Alimi, cofondatore di SL Sourcing insieme a due industriali, uno cinese, l’altro turco, e che collabora con Morgan, Etam, Zara, TopShop, Sandro, The Kooples, Caroll, ecc., ciò che cambierà oggi nei passaggi a monte e a valle della filiera considerando questo nuovo dato.
Samuel Alimi |
FashionMag.com: L'aumento dei prezzi delle materie prime potrà influire concretamente sulla produzione del settore tessile?
Samuel Alimi: Non è un segreto. Gli aumenti in corso, che riguardano in primo luogo il cotone, ma anche la lana e i sintetici, pongono numerose domande e dubbi alla filiera. Il prezzo della lana per esempio, è aumentato del 48% dall'inizio dell'anno! Se oggi si scompone nel dettaglio il costo di un prodotto fabbricato in Cina, si nota come la materia prima pesa dal 40 al 50% del costo di produzione, la fabbricazione dal 30 al 35% e il costo del trasporto dal 10 al 15%. Ora, tutti questi costi stanno aumentando. Il prezzo della materia prima, ma anche i salari e, soprattutto dopo la crisi libica, il prezzo del petrolio. Il costo del trasporto ad oggi è infatti aumentato del 2,5%. Senza che si sappia dove possa arrivare. Certo, per le materie prime ed il prezzo del petrolio è anche colpa della speculazione, ma comunque gli operatori del settore dovranno farci i conti.
FashionMag.com: Come si comportano queste persone, soprattutto nei confronti della sua professione?
Samuel Alimi: I marchi e i distributori sono ben coscienti della posta in gioco. I più importanti rimangono vigili riguardo a tali questioni, ma il problema è che nessuno osa impegnarsi contro l'aumento dei prezzi. Oggi arriviamo soltanto a discuterne, e poi temporeggiamo. Il primo obiettivo dei professionisti del sourcing come me è di assicurare gli approvvigionamenti, di impegnarsi sul raggiungere certi volumi di materie prime e di discutere con i produttori. Il tutto facendo capire alle aziende che forse non potranno mantenere gli stessi margini se non aumentano i loro prezzi. Per quest’anno tutto ciò è potuto ancora accadere perché le produzioni sono iniziate abbastanza in anticipo, ma questo non potrà durare ancora a lungo.
FashionMag.com: Cioè?
Samuel Alimi: Con i tempi cronici di ritardo inerenti a questo mestiere, si può pensare che i veri aumenti si generalizzeranno in 6-7 mesi. Ed è a questo che dobbiamo prepararci oggi.
FashionMag.com: E allora lei cosa pensa e cosa raccomanda di fare?
Samuel Alimi: Penso che bisognerebbe cercare nuove fabbriche in Paesi come la Cambogia, il Vietnam, l’India, ma non a Delhi o Bombay, nelle campagne, cercare una volta ancora di abbassare il costo della manodopera di un 10-15%. Stiamo lavorando su formule di produzione lontane, ma molto avanzate e su un riassortimento proveniente dall’Europa dell’Est e dai paesi del Maghreb per esempio. Ma ci sono problemi di varia natura anche in quelle zone: la Tunisia per esempio è un paese instabile economicamente in questo momento. Nonostante quanto accadutovi, allo stesso tempo non si vuole assumere il rischio di non essere nelle condizioni di poter soddisfare il proprio cliente. Quanto al Marocco per esempio le fabbriche sono quasi tute saturate dalle richieste del gruppo Inditex per Zara. Da questa situazione dovrebbero guadagnarci la Turchia e i paesi dell’Europa dell’Est. Penso anche che dovremmo interrogarci sull’abbigliamento «usa e getta» molto economico: il fast fashion di bassa gamma dovrebbe accusare una battuta d’arresto in favore di prodotti forse più costosi, ma di migliore qualità. In ogni modo, il prezzo basso diventerà impossibile e non penso che gli aumenti attuali siano solo un epifenomeno. L’aumento dei consumi nei paesi emergenti, come in Cina per esempio, impediranno qualsiasi ritorno all'indietro in termini di prezzi di produzione.
Di Jean-Paul Leroy (Versione italiana di Gianluca Bolelli e Ilaria Ricco)
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