5 nov 2015
Salar prepara la brand extension mentre cresce il canale e-commerce
5 nov 2015
Brand di lusso accessibile, con un forte contenuto fashion d'impatto, ma anche qualità dei materiali utilizzati, sempre ricercati e molto pregiati, ed elevata artigianalità, Salar Milano realizza dal 2011 borse rigorosamente Made in Italy fatte di linee geometriche, ma morbide, pelli pulite, ma anche preziose, forme eleganti, ma dotate di forte personalità stilistica, tanto che quell'anno la piattaforma 'Vogue Talents' indicò il brand come una delle migliori collezioni emergenti. Salar, disegnato e creato dagli stilisti Salar e Francesca, messicano lui e pugliese lei, è un marchio fatto di ossimori: femminile e aggressivo, romantico e dark, chic e rock; un inno al rinnovamento e all'artigianalità di lusso.
“Italia, Cina, Giappone e Corea del Sud sono i mercati in cui ci proponiamo principalmente, poi puntiamo agli Stati Uniti, facendo degli investimenti per noi grossi, da azienda piccola quale siamo”, dice a FashionMag lo stesso Salar. I giovani fondatori del marchio hanno investito molto in una più rapida (ed inizialmente anche economica) strategia di attenzione ai social network. “Se non c'è una bella comunicazione digital, soprattutto al giorno d'oggi, puoi avere anche il prodotto più bello del mondo, ma non emergi...”.
All'ultimo Mipel, per esempio (dove Salar esponeva nell'area “The Glamorous”, più innovativa e frasca rispetto al passato), “è arrivato un nuovo cliente giapponese che ci ha scoperto e conosciuto su Instagram”.
“Per le prossime due stagioni”, continua Salar, “puntiamo ancora a realizzare solo borse da donna, ma presto espanderemo la linea su altri prodotti. Stiamo infatti predisponendo (e già mettendo in pratica) delle collaborazioni con altre aziende più grandi in un'ottica di preparazione alla nostra brand extension. Un fatto stimolante e che ci darà grande esperienza”.
Salar è distribuito in Francia, Spagna, Polonia, Ucraina, Grecia, Svezia, Danimarca, Finlandia, e ha qualche cliente anche negli USA, in Messico, in Canada, in Marocco, in Azerbaigian e a Taiwan, per un totale di una sessantina di punti vendita in 15 nazioni.
“Lavoriamo bene sull'e-commerce, che genera una percentuale del 15% sul fatturato; ma il dato è in grande crescita, perché da poco abbiamo iniziato a proporlo”, dice lo stilista. “La collezione era affidata a uno showroom multibrand, ma da questa stagione gestiremo noi le vendite. Abbiamo affittato uno spazio durante le Fashion Week, sia a Milano che a Parigi, per creare un contatto umano con i nostri clienti, perché la passione con la quale noi designer presentiamo e raccontiamo direttamente la collezione è diversa, unica”.
“Infine stiamo cercando di realizzare dei progetti speciali. Ad aprile, al festival Coachella per l'AI 2015/16, abbiamo creato il progetto “Palm Springs”, per il quale abbiamo selezionato 20 influencer del mondo della moda, tra fashion editor, blogger, ecc. e gli abbiamo fatto usare la nostra borsa durante il festival in un periodo che commercialmente parlando è di transizione, creando molta visibilità per noi, e così uscendo dai tipici, classici e inflazionati schemi (e periodi) di vendita”, conclude Salar.
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