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15 giu 2015
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Roberto Riccio (Istituto Marangoni): "Vogliamo essere l'avamposto culturale del made in Italy nel mondo"

Pubblicato il
15 giu 2015

L'Istituto Marangoni ha scelto Firenze per celebrare il suo 80° anniversario organizzando lunedì, in apertura di Pitti Uomo, una sfilata con le collezioni maschili dei suoi migliori studenti nel mondo. In quest’occasione, il direttore generale Roberto Riccio ha raccontato a FashionMag.com l'evoluzione della storica scuola di moda, fondata nel 1935 a Milano, che ha formato tra gli altri Franco Moschino e Domenico Dolce, svelandone i nuovi progetti, dall'apertura di 6 nuovi centri nel mondo alla brand extension nelle Belle Arti con una prestigiosa istituzione francese...

Roberto Riccio


FM: L’Istituto Marangoni compie 80 anni, come vive questo traguardo ?

RR:
In questi anni c’è stata una crescita, soprattutto qualitativa. La scuola è stata ceduta nel 2007 dalla famiglia Marangoni a degli investitori. È detenuta ora dal gruppo statunitense Providence Equity Partners. Quando sono arrivato nel 2009, il fatturato era di 21 milioni di euro. In sei anni, ha più che raddoppiato raggiungendo 50 milioni nel 2015, con un risultato operativo di 13 milioni. Anche gli studenti sono raddoppiati. L'Istituto Marangoni è composto oggi da due scuole a Milano, una dedicata alla moda e l'altra al design, una aperta a Londra nel 2002, una a Parigi nel 2004, e il centro di Shanghai inaugurato nel 2012.

FM: Come si situa l'Istituto rispetto alle altre scuole di moda ?

RR:
Siamo considerati tra i migliori istituti di moda al mondo insieme alla scuola di Londra Central Saint Martins e alla newyorchese Parsons. La prima è una scuola molto concettuale, che spinge gli studenti alla ricerca e all’autonomia. La seconda è molto concentrata sul business. L'Istituto Marangoni è la giusta via di mezzo, che esprime lo stilismo italiano, che include, oltre la creatività, il concetto di stile, la capacità di creare uno stile. Noi insegniamo anche la comprensione di un marchio, il suo revamping, ecc.

FM: Quali sono i vostri obiettivi?

RR:
Decisamente l’internazionalizzazione! Vogliamo essere l'avamposto culturale ed estetico del made in Italy nel mondo. Desideriamo sviluppare all'estero una formula di « training center » in franchising, che prevede un corso breve di due anni in partnership con investitori locali, mentre gli insegnanti saranno tutti italiani. Abbiamo già firmato un protocollo d'intesa con quattro partner locali per aprire nel 2016-2017 dei centri di formazione con questa formula a Shenzhen in Cina, Dubai, Istanbul e Miami. Alla fine del 2016 apriremo inoltre un centro di formazione in India, a Mumbai, gestito direttamente da noi, come a Shanghai.

FM: Avete anche l'intenzione di aprire una nuova scuola in Italia a Firenze, perché questa città?

RR:
Vogliamo espanderci nel campo dell'arte, perché è fondamentale sapere che cos’è l’arte per fare moda. Questa scuola sarà inaugurata nell’ottobre del 2016 in un palazzo di Via Tornabuoni e gestita direttamente da noi. Offrirà tre corsi: moda, accessori con specializzazioni artigianali appoggiandoci sul savoir-faire locale, e le belle arti. Quest'ultimo corso si svolgerà in collaborazione con la prestigiosa scuola francese Atelier de Sèvres. Stiamo lavorando a questo progetto da un anno. L'idea era anche di recuperare i numerosi studenti americani che vengono a Firenze, la città italiana in cui studiano di più, per proporre loro dei corsi semestrali.
 
FM: Che cosa significa insegnare la moda oggi?

RR:
Vuole dire insegarne l’arte attuale. Insegnare la moda è un concetto un po’ strano, perché si può pensare che un talento sia innato, non s’impara. Ma ci sono metodologie molto precise che si traducono in risultati sorprendenti. L’importante è che ci siano tante mode in tanti luoghi diversi.

FM: Che influenza ha avuto Internet nell'evoluzione di questo insegnamento?

RR:
I mestieri sono cambiati. Prepariamo molti studenti alle professioni legate all’e-commerce, come ad esempio Internet visual merchandising o product manager per l'e-shop. Il digitale ha generato anche nuove possibilità tecnologiche, ad esempio nel design, con produzioni in 3D. Infine, il Web ha democratizzato la moda offrendo agli studenti una visibilità molto più rapida, mentre prima era molto più difficile emergere per i giovani talenti. Si facevano notare solo attraverso i concorsi di moda.

L'Istituto Marangoni a Milano - Photo: Camera Nazionale della Moda Italiana


FM: A proposito di concorsi, gli studenti nelle scuole italiane sono raramente selezionati. Come spiega questo fenomeno?

RR:
Per quel che ci riguarda, non abbiamo probabilmente dato abbastanza importanza a questo aspetto. Dal prossimo anno, avremo una persona dedicata che aiuterà gli studenti a partecipare a questo tipo di concorsi. Detto questo, partecipare a un concorso è costoso, bisogna poter finanziare la propria collezione. In questo momento poi, la crisi si fa sentire soprattutto in Europa. Abbiamo sempre più domande da parte dei nuovi iscritti ad esser messi in contatto con le banche per fare un mutuo e finanziare gli studi.
 
FM: Quanti studenti conta l’Istituto Marangoni?

RR:
Abbiamo 3500 studenti in tutto il mondo. Ogni anno accogliamo quasi 1600 nuovi studenti, di cui 300 sono italiani, quasi il 20%, e 450 provengono dalla Cina. Al terzo posto, c’era la Russia, ma con la crisi in questo Paese, gli studenti russi sono quasi scomparsi. Tuttavia, si registrata una presenza sempre più importante dall'India.

FM: Quali sono le professioni che attirano maggiormente gli studenti?

RR:
I nostri studenti, che provengono da 92 paesi, non sognano più di lavorare per le grandi griffe. Per la maggior parte, scelgono di essere imprenditori e di tornare nel loro Paese. Vogliono essere principalmente fashion designer. Su circa 1000 laureati quasi 400 scelgono questo percorso, di cui 240 per la sola scuola di Milano. Molti vogliono fare anche i manager. Abbiamo lanciato i corsi di business quindici anni fa. Poi abbiamo anche una formazione in “styling” per preparare gli studenti al mestiere di stylist. Siamo l'unica scuola a farlo.

FM: Quali sono le tariffe della scuola?

RR:
Le tariffe variano tra il primo anno base « foundation », i corso triennale e il master. Inoltre, gli europei pagano meno rispetto ai non-europei. Si va da 15 a 20 000 euro all'anno per tre anni fino a 25-30 000 per il master. Tutti i corsi sono in inglese. A Milano, ci sono interpreti per aiutare gli studenti italiani che non conoscono la lingua. È inoltre possibile effettuare scambi durante il corso tra le nostre scuole di Milano, Londra, Parigi e Shanghai.

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