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Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
24 lug 2018
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Regno Unito: alcuni deputati vorrebbero proibire la vendita di pellicce

Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
24 lug 2018

Una commissione parlamentare britannica ha raccomandato nei giorni scorsi lo studio di una misura di interdizione della vendita di pellicce. La commissione dedicata ad ambiente, alimentazione e affari rurali (EFRA) ha indagato sul settore della pellicceria e della sua vendita al dettaglio dopo aver scoperto che alcuni prodotti con pelliccia vera erano etichettati come dei capi in pelliccia ecologica e venduti da grandi marchi.

Un comitato di deputati britannici denuncia il malfunzionamento del sistema di etichettatura delle pellicce


Alcuni sondaggi condotti dal gruppo per la protezione degli animali Humane Society International (HSI) e da Sky News hanno rivelato un gran numero di problemi di etichettatura. Di conseguenza, i deputati hanno stimato che l’etichettatura attuale dei prodotti in pelliccia non è “adatta all’utilizzo previsto”.
 
Ciò potrebbe sfociare in una completa interdizione? Non è così semplice, nonostante gli appelli dell’EFRA per esaminare questa possibile restrizione. Il partito laburista, membro dell’opposizione, potrebbe fare una proposta in tal senso, ma l’attuale governo conservatore non è così interessato all’argomento, nonostante, in seguito alla Brexit, avesse dichiarato di poter andare più lontano nelle restrizioni sul commercio di pelliccia di quanto potesse fare come membro della UE. Se fosse solo uno strumento politico per sfruttare la campagna della Brexit o un impegno reale, è ancora incerto.

Il comitato dell’EFRA è giunto alla conclusione che un’interdizione sarebbe un’opzione possibile, vista la compiacenza dei retailer e dei responsabili incaricati del rispetto delle norme commerciali riguardo alle regole di etichettatura in vigore.
 
Recenti rivelazioni affermano che retailer come TK Maxx, BooHoo, Amazon e Tesco vendono articoli contenenti pelliccia vera etichettati come prodotti sintetici. Errori occorsi in quanto le insegne coinvolte praticano, in teoria, una politica no-fur.
 
Il rapporto della commissione ha sottolineato che “numerosi consumatori hanno ragioni etiche per non comprare pelliccia vera, ma gli ultimi anni hanno dimostrato l’esistenza di alcune vulnerabilità nella catena di approvvigionamento dei retailer. La nostra inchiesta ha evidenziato che il sistema di etichettatura odierno è fonte di confusione, che non è adatto ad assolvere il proprio compito e che presenta un elevato grado di non conformità. Inoltre, non sempre viene applicato”.
 
La British Fur Trade Association ha accolto con favore le raccomandazioni del comitato relative alla questione dell’etichettatura. Il CEO Mike Moser ha affermato che è essenziale che i consumatori siano messi in grado di prendere decisioni chiare. Per ottenere ciò, egli reclama la creazione di un’etichetta britannica specifica per la pellicceria che dia maggiori dettagli sul tipo di pelliccia utilizzato. Moser si è però detto contrario a un’interdizione totale della vendita di pelliccia, in quanto ciò dovrebbe rimanere una scelta legittima del consumatore.
 
Questo dibattito segue alcune manifestazioni dello scorso giugno volte a far cessare l’importazione di pellicce sul suolo britannico, visto che il Regno Unito ha proibito l’allevamento di animali da pelliccia già dal 2000. Una politica che ha avuto degli emuli: in seguito, infatti, undici stati membri dell’Unione Europea hanno introdotto il medesimo divieto, ultimo in ordine di tempo il Belgio.

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