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13 nov 2022
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Red-Eye: è nato il primo magazine dedicato alla moda residente nel metaverso

Pubblicato il
13 nov 2022

È stato lanciato da poche settimane “Red-Eye” il primo magazine di moda nativo per il metaverso con la direzione creativa di Gloria Maria Cappelletti, pioniera nel mondo dell’arte digitale, spesso mentore e sostenitrice dei nomi oggi più influenti in questo settore.

Gloria Maria Cappelletti


Riassunto nel payoff “Vivere, vedere, sognare. Verso il Metaverso e Ritorno”, l’ambiente virtuale di Red-Eye è realizzato come spazio basato su libertà di pensiero e inclusività e dotato di scenari di grande respiro creati con scansioni 3D di elementi naturali come le onde del mare o le pietre. Questo contesto è stato pensato per ospitare dialoghi e contaminazioni organiche di mondi come arte, moda, natura, musica e realtà virtuale. “Negli scenari figurano quelli che chiamiamo convenzionalmente ‘atolli’, ma altro non sono che contenuti esplosi in installazioni”, precisa a FashionNetwork.com la stessa Gloria Maria Cappelletti, Editor in Chief ed Executive Creative Director di Red-Eye, che ha volutamente pensato questa rivista nel metaverso come ambiente “non dominato da costruzioni architettoniche, come accade invece in molti altri universi virtuali”.
 
Red-Eye si propone di dar voce a una community internazionale di innovatori, artisti e creators che immaginano mondi estesi, stili di vita futuristici e sostenibili, creando una dimensione inedita e di cambiamento, tra reale e virtuale, con l’obiettivo di raccontare le nuove tendenze della moda e dell’arte, approcciandovisi in modo originale e in qualche modo visionario.
 
Red-Eye si svilupperà su tre diversi canali: i social media (Twitter, Instagram, Linkedin), il sito web e la piattaforma dedicata ai creatori di contenuti nel metaverso Spatial.io. I contenuti sui social media verranno alimentati settimanalmente in base a rubriche fisse e integreranno i contenuti della newsletter co-creata con l’Intelligenza Artificiale (AI) lanciata da Red-Eye su Linkedin a luglio. 

BitMedler, "DUNE: Not For Spice" presentato nella metazine Red-Eye


Tra i primi contenuti, conversazioni con Cathy Hackl, “The Godmother of the Metaverse”, o con BTMEDLR, artista che presenta la sua mostra “DUNE: Not for Spice”, creata per celebrare la grande opera del maestro Alejandro Jodorowsky attraverso una co-creazione con AI (midjourney). 
 
“Metaverso è spazio tridimensionale e compartecipato. Nella storia della comunicazione di moda un momento cardine è il passaggio dalla fotografia analogica alla fine degli anni ’90 a quella digitale con le prime sperimentazioni di postproduzione con Photoshop”, afferma Gloria Maria Cappelletti, che si lascia prendere dal racconto delle maggiori evoluzioni più recenti nel mondo dell’immagine. “Era affascinante vedere quanto fossero incredibili il senso di colore, di texture, di skin delle prime foto rielaborate con Photoshop. Io al tempo mi trovavo a New York ed ero l’agente di Steven Klein (dal 1999 Cappelletti si è occupata del management di fotografi e registi come Klein, Stephane Sednaoui o Daniel Sannwald, ndr.). Sui set vissi il passaggio dallo scatto in Polaroid, che non veniva condiviso con nessuno, alla possibilità di scattare in digitale per clienti ancora incerti. Quando questi hanno capito che potevano avere un controllo sull’immagine grazie al digital operator al computer che collaborava con il fotografo è avvenuta una grande svolta”.
 
“Un’altra grande svolta si è avuta tra il 2001 e il 2002, quando sono stati realizzati i primi piccoli fashion film di backstage con ‘animazioni’ dello scatto fotografico. Da lì è iniziata una narrativa più elaborata, con la nascita del concetto di storytelling”, continua colei che è curatrice del Fashion Film Festival di Milano ed agente e produttrice per l’agenzia di fotografia internazionale Management Artists. “Oggi per un brand di moda l’utilizzo del fashion film è imprescindibile, e si sta affacciando un ulteriore sviluppo dell’immagine moda in un contesto 3D. Nuove estetiche nascono dall’idea dello ‘sfondamento’ dello schermo. I creators si stanno muovendo sempre più nella tridimensionalità. Come raccontarla se non facendola fruire in un ambiente che la supporti? Da questi approcci nasce l’idea di un magazine che sfrutti le potenzialità di un ambiente metaversico”.

Red-Eye featuring Tommy Factory '22. Atollo con contenuti, foto, video di sfilata e un'intervista a Tommy Hilfiger


Tantissime community di creativi, fotografi, registi si stanno dunque avvicinando al confronto con l’Intelligenza Artificiale, alla co-creazione con l’algoritmo. “Una nuova energia creativa, un nuovo Rinascimento si sta sviluppando, secondo me”, afferma Cappelletti. “Partecipare all’interno di uno spazio 3D ti costringe a rivedere il modo in cui ti approcci al contenuto - perché ci puoi camminare attorno, può essere gravitazionale, un film può esplodere in una dimensione infinita, le immagini possono essere sospese nell’aria. Nessun museo fisico al mondo permette installazioni di questo tipo”.
 
Tale meccanismo permette inoltre di passare più tempo col contenuto, e potersi muoversi all’interno dello spazio fa derivare “un tempo di permanenza maggiore rispetto allo scroll, un sistema diventato quasi meccanico”, sostiene Gloria Maria Cappelletti, che ritiene “un’idea errata di raccontare la moda” la recente Metaverse Fashion Week organizzata in Decentraland. “Innanzitutto, per avere una fruizione completa di Decentraland è meglio avere un digital wallet, cioè averne comprato la criptovaluta Mana, che è quasi una discriminazione. Noi invece abbiamo voluto lavorare con la piattaforma Spatial.io, in cui non hai bisogno di un portafoglio digitale. Se ne hai uno e trovi NFT che ti piacciono li puoi comprare, ma non è assolutamente una richiesta iniziale. Inoltre, esteticamente quella Fashion Week è stata organizzata all’interno di un contesto che sembra il tipico mall dei sobborghi americani, che per me non fa pensare alla moda, ma al prodotto, al merchandising. Se io voglio creare una dimensione ‘da sogno’ non la inserisco in un’ambientazione che mi lega troppo all’aspetto commerciale”.
 
Secondo l’esperta di arti digitali, la moda deve cercare di “ritrovare quell’atmosfera magica di meraviglia degli anni Novanta, delle sfilate di Alexander McQueen, Maison Margiela, Gaultier, Romeo Gigli, o di quelle in silenzio di Comme des Garçons… Il metaverso deve diventare una sorta di ‘sospensione’ in cui riattivare una meraviglia. Non riesco a farlo nel brusio di Decentraland”.

"Anywhere Out of The World" (2000) di Philippe Parreno. La storia dell'opera si può leggere su Red-Eye, che ha anche una propria newsletter


E Second Life? Il progetto che oltre quindici anni fa fu il primo tentativo di creare un ambiente di realtà virtuale, se vogliamo metaversico, ante litteram? “In quel caso il problema era che entrarvi era difficile e il funzionamento macchinoso. Occorrevano basi di coding: se non si riusciva a scrivere stringhe di codice non si riusciva a fare nulla. Ma erano anche gli inizi, le prime sperimentazioni in assoluto di universi alternativi”, risponde Cappelletti, che oggi è lettore di Metodologia Progettuale delle Comunicazioni Visive al NABA (Nuova Accademia delle Belle Arti), Executive Advisor e Partner del Lablaco/Circular Fashion Summit, oltre a ricoprire il ruolo di Executive Creative Director per Red-Eye, nuova iniziativa di FSB Group nella scoperta di nuovi scenari e frontiere della comunicazione.

FSB Group (FSB sta per Fasten Seat Belt, ndr.), fondato 12 anni fa come agenzia di eventi da Andrea Reina, Gianluca Reina e Filippo Richeri Vivaldi Pasqua, insieme alle socie Chiara Fornari e Virginia Galateri di Genola, e oggi sviluppatosi in network di agenzie specializzate verticalmente in vari ambiti della comunicazione (eventi, comunicazione social, media, PR, content production, ecc.), ha dunque in Red Eye il suo ‘ultimo arrivato’. Uno dei fondatori di FSB è Gianluca Reina, che è anche publisher di Cabana, rivista da collezione di interni e beni di lusso che ha fondato in società con il direttore artistico Christoph Radl e Martina Mondadori nel 2014.

Red-Eye ha recentemente intervistato Pet Liger


Gloria Maria Cappelletti è dal 2009 sinonimo di esplorazione delle arti digitali: attraverso la sua Gloria Maria Gallery, dedicata alla Net Art (arte pubblica digitale, che viveva propriamente online), ha infatti esposto e supportato sin dall’inizio della loro carriera (“quando non c’era ancora un sostegno dalle istituzioni e un mercato di collezionisti”, ricorda) alcuni tra i nomi più influenti fra gli artisti digitali di quella generazione, come Petra Cortright, Rafaël Rozendaal e Amalia Ulman, “Era il periodo in cui erano attivi i Pirates of the Internet, o artisti greci come Miltos Manetas o Angelo Plessas, che si confrontavano con la dimensione di Internet, lavorando anche in Second Life. Molti di loro, ad esempio, furono tra i primi artisti a fare performance su YouTube”, conclude la fondatrice di Red-Eye continuando a sfogliare l’album (o forse è meglio dire il suo metaverso…) dei ricordi.

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