Pubblicato il
24 giu 2012
24 giu 2012
Raffaello Napoleone: "Siamo il salone più internazionale"
Pubblicato il
24 giu 2012
24 giu 2012
L’Amministratore Delegato di Pitti Immagine, Raffaello Napoleone, ha accolto con soddisfazione "l’eccellente edizione" del salone maschile Pitti Uomo, che si è appena svolta a Firenze dal 19 al 22 giugno, soprattutto vista la crescita dei buyer stranieri. I risultati definitivi indicano però un calo sull'anno. Il numero dei buyer registratisi nel corso di questa 82ma edizione dedicata alle collezioni primavera-estate 2013 infatti, è passato da 20.000 a 18.000, 7.500 dei quali stranieri. Il numero di buyer italiani è calato del 12%, con il salone che ha fatto registrare un totale di 30.000 visitatori.
Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine |
FashionMag.com: Com'è stata questa 82ma edizione di Pitti Uomo?
Raffaello Napoleone: E' stata un'edizione eccellente, andata al di là delle nostre aspettative, tenuto soprattutto conto delle difficoltà attuali. La percentuale di stranieri presenti è stata molto buona in termini di visitatori e buyer. Anche se abbiamo registrato meno visitatori rispetto all'anno scorso a causa del calo degli italiani, in particolare di quelli provenienti da regioni come l’Emilia-Romagna, che hanno avuto problemi per colpa del terremoto. Rispetto agli altri saloni, abbiamo la più alta percentuale di buyer provenienti da mercati differenti. E tengo a sottolineare che, contrariamente ad altri, noi contiamo ogni buyer una volta sola, malgrado i loro numerosi ingressi e/o rientri fatti più volte durante il salone. Siamo i soli a farlo! E siamo di fatto il salone più internazionale.
FM: Quali sono i vostri buyer stranieri?
RN: Giappone, Cina, Corea del Sud, Russia ed Europa del Nord sono coloro che sono cresciuti in maniera maggiore. Abbiamo notato che il numero di punti vendita è in aumento, mentre il numero di persone è in calo, soprattutto per le delegazioni straniere cinesi e coreane. Invece di spostarsi in 10, vengono in 5, un po' come è successo per gli americani qualche anno fa. Nell'insieme, con la Germania, la Spagna, la Gran Bretagna, la Francia, l'Olanda e la Russia, principali Paesi stranieri venuti in questa edizione, a fianco del Giappone, degli Stati Uniti, della Cina e della Corea, l’Europa resta il mercato più importante.
82ma edizione di Pitti Uomo |
FM: Quali sono i vostri principali punti di forza?
RN: In 41 anni, siamo diventati il punto di riferimento per l'uomo. Se un buyer è attivo in questo segmento, deve passare dal Pitti. Proponiamo un'offerta ampia, con tutte le sfaccettature del settore della moda maschile, dall'abbigliamento all'accessorio, dal formale allo sportswear, passando per il grande artigianato. Qui c'è tutto quanto di più interessante si possa trovare sul mercato. Senza contare che l'industria italiana è la più forte al mondo nell'uomo. L'offerta di quest'anno l'ho trovata straordinaria, comprese le proposte di quelle PMI che hanno fatto degli sforzi incredibili, con collezioni rinnovate e ben presentate. Grazie al nostro salone virtuale e-Pitti, abbiamo inoltre moltiplicato i contatti con i buyer e offriamo loro un servizio senza eguali, fatto che ci ha permesso di rafforzare i nostri legami con il mercato e di avere un vantaggio competitivo.
FM: State pensando di esportare il Pitti in Cina, come molti saloni stanno tentando di fare, da quello del tessile Milano Unica a quelli della calzatura Micam e GDS?
RN: No grazie! Sin dall'inizio abbiamo fatto la scelta di posizionarci nel segmento più elevato del mercato; ecco perché non vogliamo andare in Cina. La nostra strategia consiste nel portare a Firenze dei buoni e grandi buyer. Ci è dunque più utile trovare i 200-300 clienti cinesi interessanti per la nostra offerta facendoli venire da noi. I cinesi cominciano a comprare al Pitti. Compresi tanti produttori. Ora molti sono più giovani, sulla trentina. Abbiamo anche avuto 18 persone della Beijing Clothing and Textile Association, una sorta di Sistema Moda Italia. Detto questo, vado molto spesso in Cina. Ci sono andato tre volte in un anno e conosco bene tutti i saloni locali. Lo Chic per il momento non è un salone per le aziende europee, anche se ci vanno dei tedeschi, dei francesi e degli italiani. La strategia di Milano Unica è diversa, perché c'è una relazione storica fra i professionisti italiani del tessile e i produttori cinesi.
FM: Come affluenza e ambiente, il Pitti crea la tendenza per gli altri saloni europei?
RN:Lo vedremo alla fine della stagione! Ma noi non siamo confrontabili. Bisogna distinguere il posizionamento del salone e del prodotto.
Dominique Muret (Versione italiana di Gianluca Bolelli)
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