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17 giu 2013
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Quale futuro per il denim?

Pubblicato il
17 giu 2013

Come rinnovare il jeans in un periodo di forte crisi e in un mercato sempre più concorrenziale? Alcuni tra i maggiori protagonisti del settore si sono dati appuntamento venerdì 14 giugno nel cuore di uno dei distretti italiani più importanti per la storia del denim, vicino a Treviso, per tentare di trovare idee e soluzioni di rilancio. Tra i partecipanti a questa tavola rotonda organizzata dal gruppo turco Isko, uno dei principali fabbricanti di tessuti in denim, con la collaborazione di Denim by Première Vision: Elio Fiorucci, ma anche il pioniere del denim italiano Adriano Goldschmied.

Da sinistra a destra: Elio Fiorucci (sullo schermo), Katharine Hamnett, Scott Morrison e Vladimiro Baldin


“Il mercato è sempre più competitivo e segmentato. Al cliente giovane si è aggiunto il consumatore più sofisticato e con un maggiore potere d’acquisto. L’eco-responsabilità è diventata inoltre un elemento determinante. Sono queste alcune delle sfide a cui dobbiamo rispondere creando nuove emozioni e appeal con nuove generazioni di prodotti”, analizza il fondatore di Genius Group Adriano Goldschmied, che vede nella ricerca e lo sviluppo “una chiave fondamentale per dare forma al futuro del denim”.

“Oggi i produttori e i designer da soli non bastano più. Abbiamo 65 ingegneri tra chimici, fisici e altri che fanno ricerca collegandosi ad altri settori. Per noi le prossime frontiere del denim saranno la ricerca di maggiore confort per la donna e l’introduzione dell’elasticità nell’uomo. L’altra sfida è quella dell’anticipare i bisogni del mercato”, indica Marco Lucietti, direttore marketing di Isko.

In quest’ottica il produttore ha completamente cambiato il suo approccio, non focalizzandosi più solo sulla sua tradizionale clientela costituita dai marchi, ma guardando direttamente al cliente finale. Per capirne le nuove esigenze l’azienda investe centinaia di migliaia di euro in ricerche di mercato.

“La ricerca è la base, ma la grande sfida è quella di stare all’ascolto rimanendo connessi con la generazione dei più giovani, i ‘cool kids’ come gli chiamiamo noi, e lasciarsi contaminare”, rincara Vladimiro Baldin, direttore dello sviluppo prodotto e della coordinazione dello stile presso Diesel. Con l’arrivo nel gruppo del nuovo direttore artistico Nicola Formichetti questo nuovo processo creativo è stato spinto a 360 gradi e alla potenza massima.

La locandina dell’evento denim organizzato da Isko a Treviso


"Prima avevamo sempre tendenza a proteggere il nostro contesto creativo. In questi ultimi anni abbiamo scoperto la potenza della condivisione cominciando ad aprirci a molte estensioni, dai mobili al mondo bike, ecc. L’aspetto più affascinante è lasciare emergere un’idea da questo caos. La sfida più difficile è gestire il caos in modo soft", prosegue.

Per Vladimiro Baldin il modo di lavorare e di creare nel settore denim è radicalmente cambiato. "Non è più sufficiente studiare fashion o viaggiare. Il mondo va sempre più veloce. Bisogna essere connessi in permanenza", sottolinea. Un’altra pista è quella proposta dalla stilista britannica Katharine Hamnett, che invita i Paesi europei a valorizzare le loro produzioni locali.

"Questo permetterebbe di preservare la manualità in certi Paesi come l’Italia, evitando la perdita di un importante know-how e creando posti di lavoro. Assumendo dei giovani, i marchi darebbero loro la possibilità di avere un maggiore potere d’acquisto per comprarsi quel paio di jeans che oggi non si possono più permettere", conclude.

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