Puma prevede una crescita del 20% a cambi costanti nel 2021
Puma rimane preoccupata per l'impatto a breve termine della pandemia di coronavirus sulla sua catena di approvvigionamento, ha dichiarato giovedì il produttore tedesco di articoli sportivi, ribadendo però che le prospettive a medio termine per il settore e la società restano positive.
Secondo il CEO Björn Gulden, la società è stata in grado di superare le carenze nelle capacità di trasporto merci, le congestioni portuali e le restrizioni legate al Covid-19 in alcune nazioni, registrando notevoli vendite nel secondo trimestre e una crescita dei profitti grazie alla forte domanda.
“Siamo, ovviamente, ancora preoccupati per l'impatto che il Covid-19 continuerà ad avere sulla nostra attività a breve termine, specialmente adesso sulla catena di approvvigionamento”, ha affermato Björn Gulden in un comunicato.
Il CEO ha rilevato che la significativa crescita dei costi di trasporto merci ha avuto ripercussioni sui margini del gruppo. Gulden ha anche specificato nella presentazione dei risultati semestrali che la chiusura delle fabbriche nel sud del Vietnam per combattere la pandemia sta avendo un impatto diretto sulla produzione di Puma. Il manager ha infatti sottolineato che il 15% del suo sourcing globale è localizzato in questa zona. Il gruppo, in attesa di notizie dallo Stato vietnamita sulla proroga da lunedì prossimo di queste misure, spiega di star analizzando le opzioni per ridurre i tempi di consegna dei prodotti, ma anche per trovare alternative produttive nel nord del Vietnam, in Cina e in Indonesia. Björn Gulden, però, ha chiarito che per ogni prodotto esistono da due a tre regioni di produzione, in modo da dare flessibilità e sicurezza al gruppo.
“Continuiamo a essere molto positivi riguardo alle prospettive a medio termine per il nostro settore in generale, e in particolare per Puma”, ha aggiunto. “Tutti i mercati stanno crescendo nelle vendite rispetto al 2019, tranne la Corea del Sud”, ha anche sottolineato.
La società ha confermato i dati preliminari di giro d’affari e utili del secondo trimestre pubblicati due settimane fa: ricavi a valuta costante che sono quasi raddoppiati (+96%) per raggiungere gli 1,589 miliardi di euro, e un utile prima di interessi e imposte (EBIT) di circa 109 milioni di euro, contro la perdita di 115 milioni registrata l'anno scorso nello stesso periodo.
Questa crescita è trainata da un aumento delle vendite dell'85% nella zona Europa, Medio Oriente e Africa, a 572 milioni di euro, di oltre il 29% in Asia-Pacifico, a 341 milioni, e del 183% nella zona Americhe, a quasi 676 milioni di euro.
Specificità di Puma rispetto ai leader di settore Nike e Adidas, l'elevata quota delle sue vendite all'ingrosso, che sono aumentate del 114% nel trimestre, a 1,2 miliardi di euro. Le vendite dirette ai consumatori (D2C) sono cresciute di quasi il 55%, a 389 milioni di euro. Da segnalare che le vendite presso i punti vendita di sua proprietà sono più che raddoppiate (+107%) e che, nonostante la riapertura dei negozi, le vendite online hanno continuato a crescere (+8,5%).
Tale performance è spiegabile anche dagli investimenti effettuati nel periodo. Il produttore tedesco di articoli sportivi ha infatti speso 650 milioni di euro in iniziative di marketing nel secondo trimestre, ma anche in logistica e distribuzione, per supportare il proprio rilancio. Una cifra maggiore al 2020, quando aveva investito 483 milioni, e che è anche ben al di sopra dei 531 milioni dedicati a tali scopi nel 2019.
Puma ha anche riaffermato la sua previsione per il 2021 di un aumento di almeno il 20% dei ricavi a tassi di cambio costanti, quando in precedenza prevedeva un aumento di circa il 15%. Il suo management prevede quindi un utile operativo compreso tra 400 e 500 milioni di euro per l'intero esercizio.
A livello sportivo, l'estate è iniziata bene per Puma, con la vittoria dell'Italia negli Europei di calcio. Il felino ora guarda alle Olimpiadi di Tokyo, dove sponsorizza 13 federazioni e più di 200 atleti.
Con Reuters
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