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Gianluca Bolelli
Pubblicato il
20 feb 2020
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Puma: ottimismo di rigore dopo una buona performance nel 2019

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DPA
Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
20 feb 2020

Il produttore tedesco di articoli sportivi Puma si prepara a una nuova performance nel 2020. Ma il 2019 ha posto l’asticella piuttosto in alto, come Puma stesso ha fatto notare in occasione della publicazione del suo rapporto annuale il 19 febbraio, a Herzogenaurach, in Baviera. L’esercizio 2019 è infatti stato fruttuoso per Puma. L’ultimo trimestre, particolarmente solido con percentuali di crescita a due cifre, ha permesso all’azienda di superare ancora un po’ di più i propri obiettivi, sia di vendite (+17% in un anno, mentre le previsioni indicavano un +15%) che di risultati. In precedenza, Puma aveva leggermente incrementato le previsioni per il terzo trimestre.


Nel quarto periodo dell’esercizio, le vendite di Puma sono aumentate di quasi il 21%, a circa 1,5 miliardi di euro; corretto dagli effetti di cambio, l’aumento è del 18%. Tutte le regioni e le categorie di prodotti hanno registrato una crescita a due cifre. L’utile prima di interessi e imposte dell’ultimo trimestre è aumentato di quasi il 47%, per superare di poco i 55 milioni di euro. L'utile netto è invece aumentato del 55%, per raggiungere quasi i 18 milioni di euro. Le cifre sono persino leggermente superiori alle attese medie degli analisti.
 
Le vendite sull’intero esercizio si situano in crescita del 17%, a 5,5 miliardi di euro. L'utile operativo al lordo di interessi e imposte si è invece attestato a 440 milioni di euro, sopra l’ultimo obiettivo dichiarato di 420-430 milioni di euro.

L’analista Chiara Battistini di JP Morgan ha accolto con favore questi risultati: secondo lei, i fondamenti dell'azienda rimangono molto solidi e la società continua ad attuare la sua strategia senza incontrare ostacoli importanti.
 
Conseguenza diretta di queste buone prestazioni è che gli azionisti riceveranno un dividendo significativamente più elevato rispetto allo scorso anno. Puma intende ridistribuire 0,50 euro per azione, contro i 0,35 euro al termine dell’esercizio precedente — il che determina una percentuale di distribuzione del 28,5%, in conformità con la politica sui dividendi della società, che prevede di rimborsare agli azionisti dal 25 al 35% dei suoi profitti consolidati ogni anno.
 
Per il 2020, la società prevede un'ulteriore significativa crescita delle vendite e dei profitti, incrementati da due eventi sportivi di primo piano: l’Europeo di calcio e i Giochi Olimpici di Tokyo. Anche se l'epidemia di coronavirus minaccia gli affari in Cina, il management di Puma, guidato dal CEO del gruppo, Björn Gulden, è convinto che i suoi effetti negativi saranno di breve durata.
 
L’utile operativo di gestione al lordo di interessi e imposte dovrebbe essere compreso tra i 500 e i 520 milioni di euro nell’esercizio 2020 — contro i 440 milioni del 2019. Invece, l’utile netto dovrebbe migliorare sensibilmente rispetto ai 262 milioni di euro generati nel 2019.
 
Puma si attende un aumento di circa il 10% delle proprie vendite rettificate, esclusi gli effetti valutari, overo una crescita comunque più debole rispetto all'anno precedente (+17% nel 2019).
 
Tuttavia, il primo trimestre dovrebbe subire l’impatto del coronavirus, sia in termini di vendite che di profitti, riconosce Puma, come hanno fatto gli altri suoi concorrenti fornitori di attrezzature sportive, Adidas e Nike. In Cina, più della metà dei negozi dell'azienda e dei suoi partner sono attualmente chiusi. Inoltre, lo sviluppo su altri mercati, soprattutto in Asia, è anche influenzato dal calo del turismo da parte dei cinesi. “Faremo del nostro meglio a breve termine per ridurre al minimo i danni”, rassicura Björn Gulden, che tuttavia spera in un rapido ritorno alla normalità in modo che gli obiettivi del 2020 possano essere raggiunti.
 
È ancora troppo presto per abbassare gli obiettivi, afferma il CEO dell'azienda tedesca. Secondo lui, la situazione sarebbe diversa se i negozi dovessero restare chiusi più a lungo. La Cina è il mercato più redditizio di Puma e rappresenta dal 12 al 13% delle vendite totali del gruppo. Gulden al momento non prevede alcun impatto rilevante sulle catene di approvvigionamento globali: secondo lui, la produzione è persino ripresa nella maggior parte delle fabbriche in Cina.
 
La società è più ottimista di quasi tutti i suoi concorrenti a proposito dell'epidemia di coronavirus, fa notare l’analista James Grzinic, della banca americana Jefferies, in uno studio pubblicato mercoledì. Griznic ricorda che anche le aspettative del mercato sembravano realizzabili prima dello scoppio dell'epidemia in Cina.
 
La redazione con DPA