Di
Ansa
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Pubblicato il
16 gen 2015
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Pitti Uomo 87: "Cloakroom", la performance di Saillard con l'iconica Tilda Swinton
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16 gen 2015
16 gen 2015
Tubino nero e tacchi a spillo senza calze, ciuffo biondo ribelle e fattezze androgine, l'iconica Tilda Swinton, indimenticabile interprete di "Edoardo II" di Derek Jarman, con cui vinse il premio come miglior attrice al festival del Cinema di Venezia nel 1991, e di "Orlando", regia di Sally Potter del 1992, ha vestito i panni di un'insolita guardarobiera nella performance teatrale "Cloakroom-Vestiaire Obligatoire", ospitata a Pitti Uomo 87.
Tilda Swinton per Pomellato nel 2010 |
Ad accogliere le due repliche pomeridiane dell'opera scritta da Olivier Saillard, eclettico direttore del Palais Galliera-Musée de la Mode de la Ville de Paris, è il Teatro "Saloncino della Pergola", a Firenze.
La performance, durata 55 minuti, è stata già presentata a Tokyo e a Parigi, ma "ogni volta è diversa" viene spiegato al pubblico prima dell'inizio. Il parterre è composto da giornalisti e fotografi, autorità come la vicesindaco di Firenze Cristina Giachi, i vertici di Pitti.
In assoluto silenzio, dopo aver colto l'invito a spegnere i cellulari, che comunque ogni tanto squillano ugualmente, ogni spettatore spontaneamente consegna un suo capo a "Tilda la guardarobiera", che impassibile, se non con qualche raro sorriso e un grazie in italiano che fulmina l'interlocutore, si fa consegnare un capo da ogni ospite, un indumento che poggia su un tavolo di legno per poi staccare un numero d'identificazione, come si fa normalmente nei teatri.
L'ospite si siede e lei comincia a dialogare con gesti teatrali con il capo consegnatole. Arriva una fila interminabile di cappelli, sciarpe, cappotti, pellicce, che una volta numerati e 'rianimati' da Tilda, vengono appesi da Olivier Saillard ad un lungo stand.
La straordinaria guardarobiera viene ispirata nei gesti ogni volta in modo diverso dal capo consegnatole. Accarezza le maniche di un cappotto, prega con la testa sul tavolo davanti a un cappello, salta su una giacca, si sdraia con un trench, fa ginnastica con un chiodo, si arrabbia con un giubbotto e lo tira in aria dopo essere saltata sul tavolo. Annusa e improfuma il giaccone della vicesindaco, ignara di avere tra le mani il soprabito di un personaggio istituzionale. Lecca una sciarpa. Si accortoccia con movenze feline sotto al tavolo e si struscia ad una pelliccia come una gatta in calore. Si annoda le maniche di un cappotto azzurro su una spalla e finge di essere abbracciata ad un fidanzato, con cui chiacchiera passeggiando. Stende un velo di rossetto scarlatto sulle labbra e bacia un fazzoletto di carta che piega e ripone in una cravatta.
Ogni capo risveglia nell'attrice scozzese un ricordo e una sensazione che si materializza quando il capo sembra prendere la forma dei suoi pensieri, rendendo una nuova identità all'abito di uno sconosciuto. Tilda Swinton con la sua muta gestualità, la plasticità dei gesti e la sua fisicità assolutamente unica, riesce ad incantare la platea sbalordita.
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