APCOM
28 nov 2012
Pitoni a rischio: ONG denunciano abusi nel commercio pelli
APCOM
28 nov 2012
Il commercio di pelli di pitone, utilizzate nell'industria dell'abbigliamento europea, rischia di mettere in pericolo la sopravvivenza della specie nel sud est asiatico. Lo afferma un rapporto pubblicato dall'Unione internazionale per la conservazione della natura (Uicn).
"Un importante quantitativo delle pelli vendute proviene illegalmente da animali selvatici. Con l'utilizzo di falsi permessi si superano di molto le quote autorizzate", afferma Thomas Walle, dell'Uicn.
Il commercio in questione, seguito dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione (CitesS), riguarda mezzo milione di pelli ogni anno e rappresenta un giro d'affari di un miliardo di dollari (771 milioni di euro) all'anno, secondo il rapporto realizzato con la collaborazione del Centro internazionale del commercio, una agenzia dell'Onu e di TRAFFIC, un programma del World Wide Fund for Nature (Wwf) e dell'Uicn.
Sulla base del documento, le affermazioni secondo le quali più del 20% delle pelli esportate provengono da animali da allevamento non sono "credibili" poichè i costi di allevamento sono superiori al prezzo di vendita delle pelli.
L'utilizzo dei pitoni selvatici mette la specie in pericolo poiché vengono spesso catturati prima di avere avuto il tempo di riprodursi, sempre secondo il rapporto.
L'Indonesia, la Malaysia e il Vietnam sono i principali Paesi fornitori di pelli di pitone il 70% delle quali passa per Singapore prima di raggiungere l'Italia, la Germania e la Francia.
Gli autori del rapporto chiedono all'industria della moda di mettere a punto un sistema di tracciabilità delle pelli affinché il consumatore sappia che hanno una origine legale.
Fonte: APCOM