Lanciato in California nel marzo 2010 da 3 amici specialisti della Rete (Paul Sciarra, Evan Sharp e Ben Silbermann), Pinterest, secondo Comscore*, ha avuto nel solo mese di gennaio, quasi 12 milioni di visitatori unici. Un record per il pianeta 2.0. Il principio del sito: appuntare («pin») foto e video che piacciono agli utenti su Internet, costituire la propria «bacheca di sughero virtuale», condividere con gli amici e anche seguire, in stile Twitter, i profili che hanno gli stessi centri d'interesse nelle immagini. Un portfolio gigante dove ogni oggetto e ogni immagine depositata mette in relazione le persone. E con 10 milioni di membri in undici mesi di attività (Facebook ne possiede oggi 845 milioni), non stupisce che adesso tutti i brand vogliano farne parte.

Pinterest, un social network basato sulla condivisione di immagini.

Fortemente connesso al mondo 2.0, Burberry è il primo marchio di prêt-à-porter di lusso ad essere entrato nel network, Gap e Oscar de la Renta ne hanno rapidamente seguito la scia. “Tutti i marchi dovrebbero interessarsi a Pinterest”, sottolinea Aurélie de Labarrière, direttrice dell'agenzia Pietri Publicis Consultants (Gant, Merc London, C&A, Sojeans, Margaret Howell, Monoprix…), prima agenzia di pubbliche relazioni ad aver aperto il suo account Pinterest. Le reti sociali come Facebook o Twitter sono considerate come dei veri e propri media, connessi ad informazioni immediate. Ma fino a oggi, nessuno di questi network si è veramente concentrato sulle immagini, e dunque sul cuore dei marchi. L'interesse e lo scopo finale di Pinterest consisterà allora nel modo e nello spirito con cui si presenterà il mondo di un brand”.

Social network da cui molti saranno ispirati, nuovo vettore di comunicazione che consentirà alle aziende di far parte di una nuova modernità, Pinterest sembra soprattutto porsi come una formidabile leva per gli affari, con un credo di base: l'utilizzo della forza dell'immagine, piuttosto che di quella delle parole.

Alexis Chenu (Versione italiana di Gianluca Bolelli)