5 mar 2020
Petit Bateau collabora con Treedom e svela progetti sull’Italia
5 mar 2020
Petit Bateau continua il suo percorso virtuoso, con crescente attenzione verso tessuti di qualità e verso la natura, un percorso che lo ha reso uno dei marchi di riferimento per l'universo della moda bambino e che permette all'azienda d'oltralpe di mettere a segno risultati davvero importanti, anno su anno, a livello globale. Nel 2019 sono stti superati i 300 milioni di euro, in linea con il 2018. Primo mercato quello domestico, che rappresenta poco meno del 50% del giro d’affari. Seguono poi il Giappone col 15%, la Germania con tutta l’area DACH nel suo complesso e l'Italia, in crescita, con una quota che oggi è del 10% circa.
“Credo che confermare i 300 milioni sia stato un ottimo risultato, perché stiamo assistendo ad un periodo complesso per il mondo del kidswear, con molti marchi in difficoltà, o che hanno chiuso, o che stanno per depositare i bilanci, altri ancora che avevano aperto 5-7 anni fa sono già scomparsi. Buona parte della situazione è anche legato al boom delle vendite su Internet e a consumatori che sembrano ormai puntare solo sul prezzo sempre più basso e non alla qualità vera di capi e tessuti, caratteristiche ancora più importanti se si pensa che parliamo di capi che devono essere indossati da neonati e bambini la cui pelle è delicatissima”, ha dichiarato a FashionNetwork.com Giorgia Serriello, Direttore Generale di Petit Bateau Italia.
In termini di espansione geografica, Petit Bateau controlla oggi più di 450 negozi a livello mondiale, 48 dei quali in Giappone, dove metà si trovano su strada e metà nei department store. In Cina sono una cinquantina. In Italia 25, di cui 5 sono concessions da Coin, 2 a Roma, 2 a Milano, 1 su Napoli. L’e-commerce italiano, aperto 5 anni fa, cresce in doppia cifra ogni anno.
"A livello wholesale abbiamo sviluppato da due anni un progetto chiamato 'Wholetail', un mix di wholesale e retail, che pesa per metà del giro d’affari dell’intera vendita all’ingrosso. Si tratta di negozi in franchising in cui si viene seguiti dallo staff come in un negozio, ma che sono organizzati con partner molto legati al territorio in cui operano. A Milano il primo esperimento di questo tipo è stato realizzato in Via Montegrappa. Uno spazio che lo scorso settembre si è spostato su due piani in Corso Como”, ha precisato la manager. "Si tratta di una proposta nuova per il mercato italiano, nel quale, come per le nuove collezioni più fresche nei colori e nei motivi, Petit Bateau veniva venduto in modo molto tradizionale e veniva visto come legato a prodotti classici (il bianco, il blu, la marinière a righe). Oggi, ad esempio, il gioco giungla-natura del tessuto stampato in molleton per i capi per i maschietti, dopo 4 anni dal lancio, è diventato ormai quasi tradizionale per il brand”.
L'azienda, da sempre attenta all'utilizzo di materiali organici, ha da poco avviato anche un progetto che pensa all'ambiente, coerente con la sua filosofia.
“Negli ultimi anni, il gruppo Yves Rocher, di cui facciamo parte dal 1988, ha piantato qualcosa come 65 milioni di alberi. Abbiamo quindi pensato di mettere a disposizione un cofanetto regalo da bebé in collaborazione con Treedom, l’unica piattaforma web al mondo per la piantumazione a distanza di alberi, in un progetto di vera sostenibilità, da sempre al centro dell’awareness aziendale di Petit Bateau”. Petit Bateau proporrà nelle sue boutique e negozi diretti, un kit nascita esclusivo in cotone organico con il cui acquisto sarà compresa la messa a dimora di una specie arborea nell’ambito dei progetti agroforestali di Treedom. Con il gift sarà possibile associare il nome di un bambino a un albero. Nei negozi già da gennaio, il cofanetto vuole celebrare la scelta del brand di realizzare, a partire da questo 2020, il 100% della collezione Newborn in cotone biologico.
Dalla sua fondazione, avvenuta nel 2010 a Firenze, Treedom ha piantato più di 700.000 alberi in Africa, America Latina, Asia e Italia. Dal 2014 è certificata B Corp. Tutti gli alberi vengono piantati direttamente da contadini locali e contribuiscono a produrre benefici ambientali, sociali ed economici.
Petit Bateau ha anche dato il via dallo scorso Natale al progetto “Store Plus”: in ogni store le venditrici hanno un iPad in cui possono vedersi e tenersi in contatto con le clienti. Sostanzialmente un click&collect cui è aggiunta una consulenza personalizzata in boutique. “I clienti cercano la multicanalità”, sottolinea Giorgia Serriello, che ricorda anche come “a livello di prodotto sia stata sviluppata la collezione 'Bebé Jour', 0-18 mesi, anche per intercettare un nuovo fenomeno. Le giovani mamme tendono ormai a pubblicare in continuazione sui social network foto dei loro piccoli, che dunque hanno bisogno di essere vestiti in modo diverso ogni volta. "Stiamo anche pensando ad un possibile nostro futuro ingresso nel campo dei cosmetici, di certo grazie ad Yves Rocher potremmo essere molto facilitati per farlo nel modo migliore, ma siamo ancora in fase di riflessione su questo progetto.
in termini di collezione, anche la nuova proposta per la montagna di Petit Bateau, in cui sono stati associati alla neve i colori del mare, ha avuto grande successo. Uno stile che potrebbe avvicinare molti nuovi clienti al brand. “In questo spirito, stiamo studiando per l’Italia l’apertura di una serie di temporary store nei resort di mare o montagna, frequentati da una clientela turistica selezionata, che siano localizzati ad esempio in Sardegna o in Puglia, a Santa Margherita Ligure o a Forte dei Marmi”, indica Giorgia Serriello.
Altro obiettivo futuro in termini di retail è l’apertura di un secondo negozio a Roma. La boutique principale del brand nella capitale, in Via del Babuino, è stata rilocata lo scorso dicembre in uno spazio più grande in Via Frattina.
È a Troyes, nella regione Champagne-Ardenne, che il marchio Petit Bateau è nato nel 1893. Oggi impiega 3.000 persone in tutto il mondo, 1.000 delle quali in Francia e 650 all’interno della fabbrica storica, dove viene realizzata tutta la produzione, anche i tessuti. In sede si trovano, oltre ai servizi finanziari e alle risorse umane, più di 20.000 metri quadrati di superficie industriale, che fanno del marchio uno dei pochi nel mondo dell’abbigliamento a disporre di una propria fabbrica produttiva in Francia. Un altro stabilimento che produce maglieria è invece in Marocco.
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