Per Tod’s un trionfo; da Missoni tanta quantità, ma poca classe
Il venerdì mattina a Milano è stato tutto incentrato su due etichette costruite sul savoir-faire italiano: Tod's e Missoni. Ma dove la prima ha fatto sfilare la sua migliore collezione di prêt-à-porter mai vista fino ad oggi, la seconda si è completamente persa per strada con il nuovo direttore creativo.
Tod’s: moda cool e molto credibile

I tessuti tecnici possono rivelarsi complicati da gestire per la maggior parte dei designer, ma non sembra così per Walter Chiapponi, che ha presentato una collezione cool e altamente credibile per Tod's in un soleggiato venerdì mattina a Milano.
Chiapponi ha sfruttato tessuti a bolle, poliammidi e nylon avanzati insieme alle sofisticate pelli d’alta classe della firma marchigiana, ma in qualche modo nulla sembrava artificioso o austero.
L'atmosfera era elegante, il mood curatissimo, le lunghezze corte, i vestiti sia pratici che raffinati. Come nel caso del vestito di nylon imbottito color tortora con scollo smerlato; del parka matelassé in cotone trattato e dell’abito da sera senza maniche, o del meraviglioso abito-cappotto di juta con tasche diagonali.
Inoltre, Chiapponi ha dato una rinfrescata all'intero approccio della casa di moda nei confronti della pelle. Dall'affascinante giacca da scherma in cuoio ecrù con le maniche rifinite in pelle borchiata decorate col tipico gommino Tod's, allo scultoreo abito-bustier da cocktail in pelle di daino nera con una T gigante sulla schiena.

E poi tantissima verve, come nel brillante abito all'uncinetto a pannelli beige rifinito con centinaia di fili penzolanti o nelle grandi giacche a vento a bolle da imballaggio, nei micro gilet e nei parka, come quello indossato da Gigi Hadid quando ha concluso lo show.
Le modelle indossavano stivali da boxe in nylon tecnico molto eleganti; scarpe con le zeppe con dense increspature con fibbie a T senza tempo; o gli splendidi nuovi sandaloni con borchie gommino oversize.
Nel pre-show, il General Brand Manager Carlo Alberto Berretta, nominato a febbraio, ha salutato giornalisti e star indossando un grande doppiopetto beige. Quando un ospite ha chiesto il nome del suo sarto di qualità, Berretta ha potuto rispondere: “Sono vestito Tod's dalla testa ai piedi”.
In passerella, la voce svettante di Rosalia, con il pubblico appollaiato su sgabelli cilindrici bianchi. Lo show si è quindi concluso con l'intero cast che ha sfilato fuori dal Padiglione D'Arte Contemporanea in un giardino soleggiato tra lunghi applausi.

Tod's è passato attraverso numerosi designer da quando il suo titolare e principale azionista Diego della Valle ha deciso di assumere uno stilista a tempo pieno, da Derek Lam ad Alessandra Facchinetti a un team interno, prima che Chiapponi fosse nominato due anni fa.
Tanto che in precedenza le collezioni di Tod's sono state francamente incostanti, o funzionavano o erano tutte sbagliate. Tuttavia, la linea mostrata da Chiapponi è stata decisamente vincente. In una parola, la più fantasiosa e di gran lunga la più coerente presentazione di una collezione in passerella mai proposta da Tod's fino ad oggi.
Missoni: tanta quantità e poca classe

Cambio di marcia significativo nella casa di moda Missoni, ma non proprio nella giusta direzione.
Quella che una volta era un marchio di maglieria a conduzione familiare incentrato sull’artigianalità è stato fatto sembrare un'etichetta eccessivamente autocompiaciuta da high streets nel primo défilé da quando Angela Missoni ha rinunciato a controllarne il design.
Dopo che la famiglia fondatrice ha venduto una quota di minoranza della casa di moda al gruppo di investimento FSI, i nuovi proprietari non hanno impiegato molto a calare la mannaia sui team interni. Prima se n’è andata la figlia di Angela, Margherita, e poi Alberto Caliri è stato assunto nel ruolo di stilista. Tuttavia, Angela e sua madre Rosita, la quale ha fondato l’azienda nel 1953, sedevano in prima fila.
È stata la prima sfilata di Caliri, il quale è sembrato avere evidenti istruzioni per iniettare più sex appeal nel marchio. Il risultato però è sembrato molto, molto forzato.
Dai semplicissimi abiti da cocktail di ciniglia diagonali con l'orlo che si sfilaccia ai micro bikini all'uncinetto, era tutto un po' volgare. Quando Caliri ha deciso di coordinare i colori, il risultato è stato un abito blu argentato tagliato in modo davvero troppo rivelatore lungo la schiena per scoprire meglio le mutandine abbinate.

Per quanto riguarda l'aspetto sfacciato e arrogante del logo Missoni marrone e nero – visto in particolare in un reggiseno fatto a mo’ di cintura che la modella chiaramente odiava indossare – beh, meno si dice meglio è.
I presagi sembravano infausti già prima che lo show iniziasse in un'enorme e umida fabbrica in disuso nella periferia nord di Milano. La sfilata, in calendario venerdì mattina, è iniziata infatti con un'ora di ritardo, un lasso di tempo durante il quale gli ospiti sono stati costretti a rimanere seduti mentre dagli altoparlanti emergeva una colonna sonora che sembrava il diluvio universale. Il pubblico era estremamente ansioso di andarsene, tanto che una ventina di persone se n’era già andata via ancor prima che i modelli avessero cominciato a spuntare da dietro le quinte.
Un comportamento scortese, data la regola tradizionalmente osservata secondo cui nessuno si allontana prima che lo stilista esca a salutare. Ma purtroppo – ed è triste dirlo – anche comprensibile, data questa collezione.
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