Per Marco Bizzarri, CEO di Gucci, lo scandalo della "blackface" è un’esperienza istruttiva
Mercoledì, il patron di Gucci, Marco Bizzarri, ha ammesso che il caso del "pullover blackface" è stato un errore. A febbraio, il marchio di lusso italiano è stato costretto a ritirare dalla vendita un maglione nero dotato di cappuccio e adornato con labbra rosse caricaturali, a seguito dello scandalo senza precedenti che ha generato sui social network.
Tra coloro che si sono detti sconcertati dalla portata che ha assunto questa controversia, la top model Naomi Campbell, presente al fianco di Marco Bizzarri in occasione di una conferenza, ha scelto di sostenere pubblicamente Gucci, che ha dichiarato di aver imparato la lezione del suo sfortunato passo falso.
Il marchio fiorentino ha avuto un crollo d’immagine a seguito della pubblicazione delle foto del maglione con cappuccio, ampiamente associato sui social network alla pratica della "blackface", utilizzata quando i bianchi imitano i tratti somatici dei neri, con costumi o trucchi: un travestimento stereotipato, percepito come un'espressione di razzismo.
“È stato un errore.... E per me è stata un'esperienza molto istruttiva”, ha dichiarato Marco Bizzarri mercoledì, alla conferenza sul lusso organizzata da Condé Nast a Città del Capo, in Sudafrica. “Non ce l’aspettavamo. Molte persone in azienda non si sono rese conto che potesse essere interpretata come una blackface”.
Marco Bizzarri racconta che gli ci sono voluti diversi giorni per capire cosa fosse successo. “In pochissime ore, lo scandalo si è diffuso nei social network e sulla stampa — cominciavano già a chiederci perché Gucci non reagisse alle polemiche”.
Gucci aveva finito per scusarsi, ritirando il prodotto da tutti i suoi punti vendita e piattaforme di e-commerce.
“La diversità fa parte dei nostri valori”, aggiunge Marco Bizzarri. “Per quanto riguarda Alessandro (Michele, direttore artistico di Gucci, ndr.), fa parte della sua vita”.
“È stato un errore e non mi è piaciuta la svolta estrema presa dalla vicenda, e cosa hanno fatto le persone con il prodotto”, ha dichiarato Naomi Campbell alla conferenza di Condé Nast. La modella aveva viaggiato appositamente da New York fino a Città del Capo per esprimersi pubblicamente sull'argomento al fianco di Marco Bizzarri, in quella che è sembrata essere un'operazione di pubbliche relazioni ben orchestrata per aiutare Gucci a porre definitivamente fine alla polemica.
Naomi Campbell si è detta lieta di apprendere che le polemiche avevano spinto Gucci a intensificare le iniziative a favore della moda africana e a promuovere la diversità. Il marchio ha recentemente annunciato un programma di patrocinio di giovani stilisti africani in quattro città dell’Africa: Città del Capo, Nairobi in Kenya, Lagos in Nigeria e Accra in Ghana.
Gucci si è quindi aggiunto alla lista dei marchi che stanno cercando di fare del loro meglio per promuovere pubblicamente la diversità e l'inclusione, dopo aver dovuto ritirare dal commercio dei prodotti o delle campagne pubblicitarie percepite come culturalmente irrispettose. Prada è stato trascinato in una polemica simile l'anno scorso, dopo aver proposto un portachiavi a forma di scimmia. Allora, il regista Spike Lee aveva chiesto di boicottare Prada, così come ha fatto con Gucci. Anche Dolce & Gabbana è stato preso di mira da critiche feroci, dopo aver pubblicato qualche mese fa una serie di video con donne cinesi incapaci di mangiare cibo italiano con le bacchette, sottolineando con doppi sensi il loro impaccio. Lo scandalo ha determinato un mancato guadagno molto significativo per il marchio italiano, perché molti suoi rivenditori in Cina hanno smesso di distribuirlo in risposta allo sdegno del pubblico.
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