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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
9 set 2019
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Per Longchamp la strada da percorrere è ancora lunga

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
9 set 2019

Nessuno avrebbe potuto criticare la messa in scena dell'ultima sfilata di Longchamp, presentata al Lincoln Center sabato scorso, prima giornata importante di sfilate della stagione newyorchese.

Longchamp - Primavera-Estate 2020 - Womenswear - New York - © PixelFormula


Il pubblico era seduto su alcune gradinate attorno a un’enorme piscina di marmo nero. Al centro, una scultura meravigliosa e massiccia (del peso di sei tonnellate), opera di Henry Moore intitolata Reclining Figure ("Figura sdraiata"): un bronzo del 1965 che rappresenta una madre e una roccia che emergono dall'acqua. Un critico una volta disse che questa scultura richiama le colonne di roccia di Étretat, sulla costa della Normandia, una scelta ideale per una storica etichetta francese che sfila a Manhattan.
 
La casa di moda transalpina ha anche selezionato un dream team nel backstage, composto principalmente da francesi: i produttori dello spettacolo di Bureau Betak hanno costruito un bell’arredo composto da pergole metalliche, Michelle Lee ha messo insieme un cast superbo di top model giovani e fresche – con Kaia Gerber in apertura e poi la luminosa cocca di Chanel, Lily Stewart. Infine, Guido Palau ha perfezionato le silhouette con distinti chignon, e Pat McGrath ha aggiunto tocchi di malva cangiante nel make up.

Ma lo stile piuttosto spinto e disinvolto di Marie-Amélie Sauvé non è stato sufficiente per poter definire questa collezione riuscita. Anche Giove Pluvio è stato generoso: nuvole enormi molto alte in aria inframmezzavano il cielo blu, e non c’è stata pioggia. L'unico problema è che nel complesso i vestiti erano molto convenzionali, e questo nel migliore dei casi.

Longchamp - Primavera-Estate 2020 - Womenswear - New York - © PixelFormula


Troppi parka in nylon nero appena passabili, come pure gli abiti da cocktail a kimono in calicò e le gonne di seta plissettate, indossate (per qualche misteriosa ragione) con dei reggiseni sportivi e dei sandali in stile Oktoberfest. Ma che diavolo è successo al momento di rivedere questa collezione? E francamente, meno diciamo degli short in similpelle, meglio è.
 
Ci sono stati alcuni bei cappotti color menta e degli abiti lunghi con stampe di meridiane piuttosto carini. D'altra parte, la nuova selezione di tote bag e di pochette a micro-pieghe aveva molta classe.
 
È solo che i vestiti che “accessoriavano” gli accessori spesso erano troppo semplici e mediocri. Avendo a disposizione questo set meraviglioso, si può sicuramente dire che si è trattato di un'occasione mancata. In poche parole, per concretizzare il suo progetto di sviluppare una vera divisione moda, Longchamp ha ancora molta strada da fare.

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