AFP
Gianluca Bolelli
8 apr 2021
Per Kris Van Assche, le presentazioni virtuali sono “un gioco pericoloso”
AFP
Gianluca Bolelli
8 apr 2021
“Il lusso non può che perdere la battaglia” delle presentazioni digitali, sostiene Kris Van Assche, direttore artistico di Berluti. Dopo aver snobbato la Fashion Week virtuale di Parigi, il designer ha presentato la sua collezione giovedì a Shanghai davanti a dei veri invitati.

Lo stilista belga della firma francese ha inviato in Cina la sua collezione per l’uomo composta da trenta outfit e caratterizzata da colori vivaci e da un aspetto disinvolto, realizzata in collaborazione con il pittore russo residente a Berlino Lev Khesin.
Non potendo lui stesso viaggiare e supervisionare sul posto il fitting di ogni capo, ha rinunciato al défilé. Ma circa 500 invitati hanno potuto toccare e provare i vestiti presentati sopra a vari appendiabiti dopo aver visto il video. Perché Shanghai? Perché è “un mercato ricettivo e promettente” e “l'unico posto dove puoi presentare i vestiti a un pubblico vivo”.
La digitalizzazione imposta in maniera massiccia alla moda ai tempi del Covid “è un gioco pericoloso per il lusso”, ha dichiarato all’agenzia AFP Kris Van Assche, ex stilista di Dior uomo, nel corso di una preview a Parigi. “Lo rispetto, ma penso che il lusso possa solo perdere la battaglia”.
“In video, si può barare”
“Se non possiamo toccare, se non possiamo vedere da vicino, se non possiamo constatare la qualità, la differenza con il mercato di massa scompare. In un video si può barare molto, si può nascondere tanto, e si può abbellire”, afferma.

Per lo stilista è impossibile organizzare una sfilata senza trovarsi fisicamente sul posto. “Non volevo dare la responsabilità a qualcun altro di scegliere le modelle, gli aggiustamenti dei vestiti. Devo sorvegliare io stesso le prove. Quando una manica è troppo corta, quando una spalla cade male, lo vedo”, spiega Van Assche.
Se la crisi sanitaria ha rivoluzionato il modo di presentare la moda, essa influenza anche la tavolozza dei colori e i modelli casual, “con più che mai finiture fatte a mano, cuciture a mano, patine a mano”.
“Più ci confrontiamo con la tecnologia digitale, più mi viene voglia di insistere a sottolineare l'aspetto umano che sta dietro ai prodotti”. La collaborazione con Lev Khesin, di cui dieci opere sono rappresentate più o meno letteralmente sui capi di Berluti, rientra in questo tipo di approccio. Ogni dipinto, composto da strati sovrapposti di vernici, resine e siliconi, “è unico. L'artista si è sporcato le mani facendoli”.
Comfort
Questa tecnica dell’arte contemporanea “strizza veramente l’occhio all’artigianalità di Berluti”, produttore di scarpe dal 1895, famoso per le sue patine brillanti sulle calzature. “Con il lockdown, la gente pensa che vorremo tutti un maglione di cashmere perché si sta sul divano tutto il giorno. Questa non è la soluzione. Mi piace comunque che sia creativo, che riempia gli occhi, che abbia dei colori, del design, ma forse con più duttilità e morbidezza”.

Così una giacca-camicia riprende dei codici del completo, come la tasca sul petto, ma con una spalla completamente decostruita. Un’altra giacca, in cashmere double face, è dotata di una grande flessibilità, come la maglia.
Un giubbotto è dotato di un collo da tailleur e viene indossato su un pantalone più sportivo: “Ciò crea qualcosa che potrebbe essere interpretato come un abito-uniforme e allo stesso tempo è molto più casual”. Nella gamma colori - viola, arancione e blu - il pantalone è scompagnato dalla giacca. “Invece di cercare conforto nel cibo, lo troviamo nei vestiti”, conclude Kris Van Assche.
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