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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
7 apr 2020
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Per Alessandro Dell'Acqua (N°21), dopo il coronavirus “niente sarà più come prima”

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
7 apr 2020

Quando l'epidemia di coronavirus mieteva le prime vittime fuori dalla Cina, la stagione delle sfilate Autunno-Inverno 2020/21 era in pieno svolgimento in Europa — e nel preciso momento in cui il mondo acquisiva consapevolezza della realtà del pericolo, lo stilista Alessandro Dell'Acqua presentava le sue collezioni a Milano e Parigi.

Un look di N°21 - Autunno-Inverno 2020/21 - Milano


Il 19 febbraio, Alessandro Dell'Acqua ha celebrato il decimo anniversario della sua etichetta, N° 21, in una sfilata a Milano. Quattro giorni dopo, domenica 23 febbraio, quando i media riportavano la notizia dei primi decessi causati dal Covid-19 in Lombardia, Giorgio Armani annunciò che la sua sfilata si sarebbe svolta a porte chiuse, mentre le strade e gli scaffali dei supermercati milanesi si svuotavano gradualmente. Il 26 febbraio, quando Alessandro Dell'Acqua ha presentato la sua ultima collezione per la maison Rochas al Palais de Tokyo, decine di persone avevano già dovuto soccombere al virus.
 
All'epoca, alcune malelingue avevano criticato Giorgio Armani per quella che era stata interpretata come eccessiva prudenza — tanto più che alla Fashion Week di Parigi, che seguiva immediatamente quella di Milano, solo due marchi avevano preso la stessa precauzione. A distanza di tempo, è difficile pensare che centinaia di redattori, buyer e modelle si siano trovati così vicini l’uno all’altro sulle passerelle delle sfilate milanesi e parigine, appena cinque settimane fa. Due mesi dopo l'arrivo dei primi rapporti sull'epidemia di coronavirus a Wuhan.

“Forse avremmo dovuto dimostrare più responsabilità, agire più rapidamente. Penso che l’esempio migliore sia quello di Giorgio Armani, che, prima di tutti, ha preso la coraggiosa decisione di sfilare a porte chiuse”, riconosce Alessandro Dell'Acqua, con il quale abbiamo scambiato alcune e-mail.
 
Alcuni affermano già che la pandemia lascerà un segno indelebile nel settore della moda. “A mio avviso, sarà necessario concentrarsi su collezioni sempre meno numerose e ampie, puntando su qualità e creatività. E facendo affidamento su talenti e know-how locali”, risponde il designer italiano.
 
“Niente sarà più come prima, la nostra vita cambierà radicalmente. In generale, penso che dovremo adottare un comportamento più responsabile ed etico, a tutti i livelli”, avverte Alessandro Dell'Acqua.
 
“Ora sono a casa a Milano", confida Alessandro Dell'Acqua, nato nel 1962 nell'affascinante quartiere Chiaia di Napoli, "confinato in quarantena con il mio compagno e il nostro cane Gringo. Il resto della mia famiglia è a Napoli. Mi mancano terribilmente, specialmente i miei nipoti, ma per fortuna stanno tutti bene”.
 
La sede di N°21 si trova a Milano. Alessandro Dell'Acqua e il suo team si incontrano regolarmente in videoconferenza.
 
“Attualmente tutto il mio team è al sicuro e in buona salute. Siamo tutti collegati gli uni agli altri da casa, abbiamo implementato metodi di lavoro innovativi. Come direttore creativo, mi manca molto il rapporto quotidiano con il mio team di produzione, soprattutto con modellisti e sarte. Ho bisogno di questi scambi personali e regolari con il mio ufficio stile e il mio ufficio stampa”, confessa.
 
Spesso si descrive Alessandro Dell'Acqua come uno dei grandi "sopravvissuti" del mondo della moda — una definizione che suona insolita oggi, di fronte alla portata della crisi sanitaria che uccide ogni giorno migliaia di persone in tutto il mondo.
 
Nel 1982, dopo aver studiato grafica pubblicitaria presso l'istituto d'arte Umberto Boccioni a Napoli, Alessandro Dell'Acqua intraprende un viaggio di otto ore con destinazione Milano. A 18 anni, ottiene il suo primo lavoro come stilista nel quartiere alla moda di Brera. Il suo talento, ben presto notato, gli permette di lavorare a fianco di Gianni Versace e Donatella Girombelli, prima di lanciare il proprio brand nel 1996. Immediato il successo critico, seguito da solide performance commerciali, fino a quando il suo investitore iniziale fugge nell’isola di Mustique, facendo precipitare il marchio in grandi difficoltà finanziarie; Alessandro Dell'Acqua finisce per perdere il controllo della propria griffe nel 2009, entrando a far parte del gruppo di stilisti famosi espropriati dei loro marchi omonimi, in cui figurano Halston, Roland Mouret e Helmut Lang, per citarne solo alcuni.

Uno schizzo di Alessandro Dell'Acqua - Instagram


Ma qualche anno dopo, Paolo Gerani — vicepresidente e direttore artistico del marchio Iceberg, arriva in suo aiuto. Insieme creano N°21, una delle etichette più seguite in Italia, rinomata per le sue collezioni erotiche e sensuali, anche con qualche elemento torbido. Oggi il marchio è distribuito in 500 punti vendita in tutto il mondo.
 
“In qualità di imprenditore, mi tengo al corrente delle evoluzioni normative. E non vedo l'ora di avere tutti i miei dipendenti in azienda”, dice.
 
Essendo stati tutti rinviati i saloni e le Fashion Week di Firenze, Milano e Parigi, Alessandro Dell'Acqua ha dovuto riorganizzare in profondità il calendario della propria azienda.
 
“Sono riuscito a consegnare la pre-collezione e la collezione uomo. In termini di produzione, daremo priorità alla pre-collezione, che sarà più mirata del solito. Anche la collezione maschile sarà più ristretta e, se il calendario di produzione lo permetterà, la presenteremo durante la sfilata femminile del prossimo settembre”, spiega.
 
“Trascorro la maggior parte delle mie giornate alla ricerca di designer emergenti - sfortunatamente, di solito non ho tempo per farlo. E mi immergo nei miei archivi personali, in libri di fotografia e vecchie riviste di moda per trovare ispirazioni”, aggiunge.
 
Attualmente, il profilo Instagram di Alessandro Dell'Acqua è infatti una miscela di schizzi, lavori in corso, foto d’archivio — come la meravigliosa foto di Juergen Teller, che ritrae Stéphanie Seymour in biancheria intima Alessandro Dell'Acqua, addormentata su un letto d'albergo a cinque stelle, o l’articolo di WWD del 1998, in cui apprendiamo che Helmut Lang presenterà la sua prossima sfilata di moda esclusivamente su Internet, decisione rivoluzionaria per l’epoca.
 
“Passo molto tempo su Instagram. Ho l’impressione che la mia passione per la moda mi avvicini alla mia comunità. Ho pubblicato online molte immagini del mio lavoro, recente o passato, ma anche creazioni di designer che ho sempre amato, come Helmut Lang, o di talenti emergenti, come Nensi Dojaka”.
 
In febbraio, Alessandro Dell'Acqua ha lasciato la direzione creativa di Rochas, dopo sette anni alla testa della maison parigina, che ha saputo rivitalizzare iniettandovi brio e classe all'italiana. È stato in quel momento che ha cominciato a rendersi conto dell’ampiezza della pandemia.
 
“Le notizie sull'aumento del numero di persone infette in Italia mi hanno davvero colpito. Fortunatamente, nessuno della mia famiglia, del mio staff o del mio entourage sono stati colpiti”, sospira Dell'Acqua, visibilmente sollevato.
 
Nel contesto travagliato di questa crisi sanitaria, su Internet è iniziato un acceso dibattito sugli influencer, ritenuti troppo egocentrici ed egoisti dalle loro community. “Da quello che ho visto, pochi influencer hanno davvero preso posizione in questa difficile situazione. In futuro avranno una sola soluzione, se vorranno sopravvivere: offrire contenuti autentici e onesti”, afferma perentorio Alessandro Dell'Acqua.
 
Per lo stilista campano, sta per aprirsi una nuova era, nella quale “saremo più distanti gli uni dagli altri, ma anche connessi dalla tecnologia... Manterremo la passione e l'amore per ciò che facciamo, ma ci sbarazzeremo di tutto ciò che non è essenziale: l'inutile e il superfluo”.

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