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31 mag 2021
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Per Bankitalia il rialzo del Pil potrebbe superare il 4%

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Ansa
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31 mag 2021

La ripresa è in atto, tanto da far ipotizzare un Pil che si spingerà oltre il 4%, ma bisognerà prepararsi ad un uscita dall'emergenza che, per quanto accompagnata, vedrà venir meno i sussidi e le misure straordinarie, a partire dal blocco dei licenziamenti. Per questo occorre mettere mano a una riforma delle politiche attive del lavoro a sostegno di chi perderà il proprio impiego mentre l'Ue, dopo aver dimostrato di saper assumere decisioni coraggiose non deve deludere le aspettative incoraggianti a partire dal debito comune. È l'analisi del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, dalle sue considerazioni finali, che per la seconda volta lo vedono affrontare gli effetti devastanti della pandemia.

Per Bankitalia il rialzo del Pil potrebbe superare il 4%


E a sostegno della necessità di una condivisione del debito da Palazzo Koch arriva una proposta in grado forse di trovare ascolto nei paesi tradizionalmente più restii al progetto. Visco, oltre a ribadire infatti la necessità di non ritirare troppo presto le misure di aiuto, anche monetario, si sofferma sulla possibilità di rendere permanente un meccanismo come il recovery o lo Sure, se le politiche nazionali sapranno trasformarli in un successo specificando che si tratta di debito comune "ben distinto" da quello "pregresso dei singoli Paesi, che resterebbe responsabilità nazionale" anche se una parte potrebbe entrare in una gestione comune "ad esempio attraverso un fondo di ammortamento".

Visco cita quindi Monnet per ricordare come Europa sia stata 'forgiata nelle crisi' e quindi da questo passaggio devastante ne può e ne deve uscire rafforzata. Se lo scorso anno si stava appena uscendo dallo choc emozionale ed economico del lockdown più severo, quest'anno la possibilità di una graduale riapertura lascia spazio ad un maggiore ottimismo, legato secondo Visco all'avvio del Recovery Plan.

Del resto la conferma di questa maggiore fiducia nell'immediato futuro arriva anche dall'Ocse, secondo cui il prodotto interno lordo dell'Italia crescerà del 4,5% quest'anno, parallelamente all'avanzare della vaccinazione e rimarrà sostenuto con +4,4% anche nel 2022. Il Pnrr, cardine delle politiche del prossimo quinquennio spiega del resto Via Nazionale, "deve essere parte di uno sforzo collettivo, volto a superare le nostre debolezze strutturali, la specificità di una anemia della crescita economica che dura da oltre due decenni" e proprio per questo "agli interventi previsti dal Piano e al connesso, articolato, programma di riforme occorre dare massima concretezza" in quanto si tratta di cogliere i frutti di "una formidabile sfida". Di un percorso che deve essere puntellato dalle riforme come rimarcano sia Bankitalia sia l'Istituto parigino secondo cui in Italia "la pandemia è stata messa sotto controllo grazie alle misure di contenimento" adottate dal governo che ora deve puntare sul riordino della pubblica amministrazione.

Nel percorso che porta alla ripresa, mette in evidenza Visco, non si deve dimenticare come sia "certo che verrà meno lo stimolo, in parte artificiale" garantito da politiche macroeconomiche straordinarie ed eccezionali. Cesseranno quindi il blocco dei licenziamenti, le garanzie dello Stato sui prestiti, le moratorie sui debiti". Ne consegue che se resta "necessario mantenere il sostegno a chi perde il lavoro", diventa tuttavia urgente ripensare gli interventi perché "siamo ancora lontani dalla definizione di un moderno sistema di politiche attive, in grado di accompagnare le persone lungo tutta la vita lavorativa. Non è solo una questione di risorse stanziate, si tratta di innalzare e rendere più omogenei gli standard delle prestazioni fornite".

Parole accolte con favore dai leader di Cgil, Cisl e Uil. Confindustria entra invece sul tema affermando che "il blocco dei licenziamenti è una misura che stiamo adottando solo noi a livello planetario". In questo contesto, conclude Visco, non si deve scorgere una contrapposizione Stato-mercato, perché sono complementari, e con il venir meno dell'emergenza "l'intervento pubblico dovrà divenire più selettivo, concentrandosi nei settori che sconteranno ancora difficoltà legate alla crisi sanitaria e cercando di evitare di sussidiare imprese chiaramente prive di prospettive".

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