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12 lug 2016
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Pelletteria: l'export sostiene le vendite

Pubblicato il
12 lug 2016

Nel 2015 il settore della pelletteria ha beneficiato ancora della spinta generata dal fatturato estero (6,5 miliardi il valore complessivo delle merci esportate), che ha fatto crescere il livello della produzione, ha consolidato il saldo positivo della bilancia commerciale e ha dato ossigeno a molte aziende che hanno trovato nei mercati internazionali lo sbocco naturale dei loro prodotti, in forte difficoltà nel mercato domestico.

La pelletteria tiene grazie all'export (foto dal sito di Mipel)


Anche se negli ultimi 3/4 mesi dell’anno si è affievolita la forza propulsiva della domanda estera nel segmento lusso e alto di gamma, l’anno si è chiuso comunque con un incremento del 6% in valore e del 3% in quantità, consentendo un saldo attivo della bilancia commerciale di 3,9 miliardi. La produzione stimata per il 2015 ammonta a 7,2 miliardi, mentre i consumi domestici flettono in valore del 2,7% e in volume del 2,3% per una spesa complessiva di 1,6 miliardi.

La frenata del lusso trova conferma nell’andamento delle esportazioni nei primi tre mesi del 2016, introducendo un temporaneo elemento di novità nel trend positivo di questi ultimi anni: il fatturato estero, attestatosi a 1,6 miliardi, registra una lievissima flessione dello 0,05%.

In generale, per tutti i segmenti produttivi della pelletteria in pelle, il trend è in forte decelerazione con punte massime che vanno dal -14% per gli articoli da lavoro e le cartelle, e minime per le borse. I prodotti realizzati in sintetico vedono nel complesso una fase espansiva del fatturato (+12%) che risulta particolarmente significativa per la piccola pelletteria (+22%).

Secondo alcune stime, il mercato della pelletteria rappresenta il 30% circa delle vendite totali del segmento lusso, che seppur trainato dalle vendite negli USA e Giappone ha evidenziato un rallentamento tra la fine del 2015 e la prima parte dell’anno in corso. Si è invece consolidata l’attenzione del consumo verso l’offerta di brand medio piccoli o a forte vocazione artigianale, con un corretto rapporto qualità-prezzo e percepiti, per la loro forte specializzazione di nicchia, come esclusivi.

La forte propensione all’export del settore, che colloca nei mercati internazionali quasi il 90% del fatturato, si conferma anche nei primi tre mesi del 2016: se da una parte il valore delle vendite rimane stabile (-0,05%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con 1,6 miliardi esportati, cresce dall’altra, a ritmi sostenuti, l’export in quantità, con una performance positiva del 7,6%.

Il prezzo medio all’export nel 2016 ha fatto registrare una flessione complessiva del 7%; in particolare quello dei prodotti in pelle è diminuito del 3,5%.

Per quanto riguarda i mercati internazionali, gli Stati Uniti hanno visto diminuire il fatturato del settore (attestatosi comunque a 133 milioni) cedendo quasi l’11% sul 2015, ma aumentare il volume degli acquisti dall’Italia (+2,2%). L’Italia rappresenta il secondo mercato di approvvigionamento per i prodotti di pelletteria dopo la Cina, con un fatturato che nel 2015 è stato di 560 milioni e una quota di quasi il 10% sul totale dell’export italiano di settore nel mondo.

Il primo trimestre è stato confortante per le vendite in Giappone, per il quale l’Italia è il secondo paese fornitore con un valore esportato di oltre 122 milioni, con una crescita di poco inferiore al 13%.

La Cina mostra una flessione importante del fatturato (-15%) che mette in risalto, in questo caso, la tendenza ad acquistare in modo più contenuto il lusso e i prodotti di brand; i volumi esportati infatti aumentano dell’11%. Gli acquisti cinesi dall’Italia si posizionano quindi, mediamente, su una fascia del mercato meno alta. Hong Kong si conferma il quarto mercato di sbocco per la pelletteria italiana con quasi 148 milioni di fatturato, una crescita del 6% e una sostanziale stabilità nei volumi esportati (-0,6%).

In Europa crescono le vendita in Germania (+15%), Spagna (+7,6%) e Francia (+5,2%), mentre arretra il mercato del Regno Unito (-61%) che è stato sempre in positivo negli ultimi tre anni. Stabile, dopo due anni di forte arretramento, il fatturato nella Federazione Russa (-0,1%), più accentuato il calo dei volumi (-3,6%).

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