Paul Smith e Daniel Arsham: sartoria e arte nel menswear a Parigi
Parigi amerà sempre la diversità, soprattutto nella moda. Come nelle ultime 48 ore, quando un britannico ha presentato creazioni sartoriali rilassate in una cattedrale yankee e uno statunitense in ascesa ha mescolato l’arte performativa con tessuti ad alte prestazioni.
Paul Smith: un revival di Joe Jackson
Sartoria post-pandemica da Paul Smith, che ha giocato con tante idee su come vogliono vestirsi gli uomini uscendo dal lockdown.
“Ero focalizzato sul mio amore di lunga data per i tessuti sartoriali e la sartorialità, come nella giacca corta che indosso, che è composta da tessuti sartoriali, ma è stata trasformata in un gilet corto con cerniera”, ha spiegato Sir Paul Smith dopo la sfilata.
Sebbene noto per i suoi colori, Smith ha sorpreso il pubblico con i quattro outfit d’apertura tutti in nero, utilizzando ancora una volta materiali sartoriali in modo inaspettato, in particolare i piumini di velluto a coste tagliati ai lati.
“Dopo il Covid, le persone volevano tornare a vestirsi. Ora vogliono apparire di nuovo belli, ma non in modo tradizionale”, ha detto il famoso cavaliere della moda dopo la sfilata, all'interno della sagrestia della cattedrale americana di Parigi, dove ha svelato questa collezione Autunno-Inverno 2023/24.
L'idea di spicco di Sir Paul è stata la serie di mantelle ispirate a tappeti vecchi 200 anni che ha scoperto di recente in Italia. Tappeti facenti parte della raccolta di un collezionista milanese, che Smith prevede di presentare questa primavera in un'installazione artistica nel proprio flagship londinese.
“I tappeti erano sempre di colori un po' strani, dato che erano tinti a mano”, ha fatto l'occhiolino, indicando un cappotto sul suo moodboard, un mix meravigliosamente bizzarro di astrazione e color block.
La sua silhouette variava da gambe parallele a mega oversize, mentre le giacche erano tagliate di qualche centimetro in più - stile anni '90. Tante riprese dei suoi tartan d'archivio – rifatti in tessuti moderni – con tanti pattern su pattern. Dettagli a quattro bottoni su polsini e pantaloni, sempre anni '90. Scarpe da ginnastica bianche e abiti scuri, in stile Is she really going out with him? di Joe Jackson.
“Rivisitando alcune cose che ho fatto nella mia, lunga, lunga, lunga, lunga, lunghissima carriera. E restando ancora in piedi, in qualche modo”, ha detto Smith, allargando le mani con un'enorme risata.
Daniel Arsham: gesso di Parigi e performance art
C'è un punto in cui la moda incontra l'arte, che è quello spazio in cui si colloca la moda di Daniel Arsham. Per il quale i vestiti sono più oggetti d'arte che semplici indumenti.

Ecco perché lo stilista americano ha allestito il suo ultimo show all'interno di una delle gallerie d'arte di Daniel Perrotin nel cuore del Marais, dal momento che il suo défilé è stato tanto un'opera d'arte performativa quanto una sfilata.
Gli ospiti sono stati accolti da tre statue su piedistalli: giacche giganti in gesso di Parigi belle dritte, tutte di un bianco immacolato.
Lo show è iniziato con Daniel che ha fatto a pezzi una giacca di gesso, prima di metterla indosso a una giovane modella magra che indossava già pantaloni dello stesso materiale.
Intitolata “Objects IV Life Chapter 003”, che Arsham definisce “un'uniforme per una vita creativa”, la collezione comprendeva giacche di jeans imbottite con tasche profonde; cappotti da marinaio per il maltempo e piumini industriali per l'inverno più aspro. Workwear di classe con un tocco artistico. Funzionale ma con molta raffinatezza, proprio come la sfilata.
Arsham ama proporre nuove categorie di indumenti. Ad esempio, ha mostrato un twinset di una tuta, ovvero una giacca-camicia a conchiglia su pantaloni con coulisse.
Anche se il ricordo prevalente che lascerà sarà quello della sua performance con il gesso di Parigi: quel tipo di evento moda che si vede davvero solo nella Ville Lumière. Perché qui amano la moda in quanto ogni tanto essa diventa arte raffinata.
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