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24 feb 2021
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Patto Confindustria-grandi brand per rilanciare la moda

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Ansa
Pubblicato il
24 feb 2021

Tutte le associazioni del settore moda stringono "un forte accordo per compattare il sistema in un momento in cui si stanno delineando, a livello italiano ed europeo, le giuste condizioni per dare impulso a importanti attività di sviluppo del nostro Paese". È "il senso", spiega una nota, di un incontro tra una delegazione di Confindustria con presidente Carlo Bonomi e la delegazione rappresentante del Comitato Strategico di Camera Nazionale della Moda Italiana.

@cameramoda


In campo i grandi brand, "traino dell'intera filiera", che "per agganciare la ripresa e sviluppare tutte le potenzialità di un settore industriale simbolo del nostro Paese, vogliono mettere al servizio di tutto il sistema della moda il proprio know-how".

I brand "hanno confermato la propria disponibilità ad essere portavoce di un documento condiviso per contribuire insieme ai rappresentanti di Confindustria al processo di sviluppo del settore a seguito della pandemia".

Nella delegazione della camera della Moda, Patrizio Bertelli, amministratore delegato del Gruppo Prada, Gildo Zegna, Ad di Ermenegildo Zegna e Renzo Rosso, presidente di OTB. All'incontro anche i vicepresidenti di Confindustria per l'internazionalizzazione Barbara Beltrame Giacomello e per l'organizzazione, lo sviluppo e il marketing Alberto Marenghi, con la Dg Francesca Mariotti, il presidente di Confindustria Moda, Cirillo Marcolin, il presidente di Sistema Moda Italia, Marino Vago, il presidente di Herno ed ex presidente di Confindustria Moda, Claudio Marenzi.

Tra i temi al centro dell'incontro, spiega una nota congiunta di Confindustria e della Camera Nazionale della Moda Italiana, "il potenziamento di tutte le misure necessarie per accrescere la competitività di prodotti unici che hanno nella manifattura qualitativa e nella ricerca innovativa il loro punto di forza, garantendo il controllo di tutte le fasi di lavorazione dei prodotti Made in Italy. Inoltre, è emersa la necessità di preservare il patrimonio delle professionalità della manifattura italiana, che supportano l'attività delle poi, altrimenti destinate alla chiusura".

Il contesto è quello "un un comparto duramente provato dalla pandemia che oggi, con una perdita di fatturato nel 2020 pari al 27%, rischia la tenuta stessa di una filiera riconosciuta in tutto il mondo, con un conseguente impatto negativo sull'occupazione".

Tra le proposte "quella relativa all'istituzione di una misura di defiscalizzazione per favorire l'avvio di nuove realtà imprenditoriali, con l'inserimento di giovani talenti, per le società che realizzano il prodotto in modo tracciabile, applicando sostenibilità, sviluppo, digitalizzazione e formazione". Una "riduzione del cuneo fiscale" sarebbe "una leva determinante per incentivare le assunzioni e realizzare filiere integrate. Questo contribuirebbe a conservare il dinamismo nel settore della moda Italiana e ad aumentare l'occupazione giovanile".

Focus anche sulla promozione del Made in Italy: "serve attivare una più stretta collaborazione tra l'industria della moda e Ice, per accelerare e favorire la penetrazione della filiera sui potenziali mercati di sviluppo. In questo senso, il tema della tracciabilità dei prodotti assume fondamentale importanza e per questo si è convenuto che, a partire dalla block-chain, occorra garantire un processo di estrema trasparenza con l'adozione di tutte le nuove tecnologie".

Tra i temi anche quello della "digitalizzazione per cogliere le nuove opportunità che si sono delineate per effetto della pandemia nel campo degli acquisti", la "sostenibilità ambientale, con l'impegno dell'industria a contribuire alla realizzazione degli obiettivi Onu sullo sviluppo sostenibile.

Tra le sfide più ambiziose, la riduzione degli impatti ambientali e l'implementazione dei processi di economia circolare". E c'è "grande determinazione anche sulla sostenibilità sociale", di cui in questi anni il settore della moda è stato promotore e tutta l'industria ha sempre mostrato grande impegno: dall'attenzione alle condizioni di lavoro, al raggiungimento della parità di genere e all'inclusione della diversità". Poi anche il "capitolo decisivo" della "formazione professionale", con un focus su "trasformazione dei mestieri" in atto e ricambio generazionale.

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