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Pubblicato il
2 ott 2014
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Parigi chiude le sfilate: bilanci e tendenze

Di
Ansa
Pubblicato il
2 ott 2014

La nove giorni di moda parigina abbassa le saracinesche, gli stranieri se ne tornano a casa mentre restano in giro tante chiacchiere, soprattutto quelle su John Galliano che potrebbe andare a disegnare Margiela.

La passerella di Chanel P/E 2015 alla PFW


A Renzo Rosso (che controlla la maison) lo stilista britannico è sempre piaciuto, ma chi conosce entrambi sostiene che farebbe una sciocchezza a prenderlo per Margiela perché sarebbe l'uomo giusto nel posto sbagliato. C'è chi dice che Rosso lo vorrebbe solo per la linea haute couture, anche per darle un'impronta più forte e diversa dal resto, ma sarebbe come sprecare un tesoro. Va detto che Galliano, a 4 anni dalla rottura con Dior (per gli insulti antisemiti detti in un bar mentre era ubriaco) e il conseguente pesante ostracismo che il gruppo LVMH gli ha inflitto (non hanno accettato nemmeno le sue scuse) è praticamente a spasso, dopo aver finito una collaborazione con Oscar de la Renta. E in fondo la moda sogna il ritorno di Galliano, una energia creativa che manca, oggi come oggi.

Eccoci al punto: il grande circo degli addetti ai lavori rompe le righe dopo il giro di sfilate che, partito da New York, è arrivato a Londra, poi a Milano e a Parigi, ma non si porta via impressioni straordinarie. Bella moda, certo, qualche malinconico addio (quello di Gaultier che lascia il prêt-à-porter), ma niente di forte.

Difficile quindi fare bilanci, solo qualche annotazione: l'ispirazione anni 70 era un po' dappertutto, anche sulle passerelle parigine, con buona pace di Suzy Menkes che l'aveva vista solo a Milano. Come ha detto anche Miuccia Prada "Milano non ha sfigurato affatto" nel confronto con le altre fashion week.

Il tono che si dà Parigi è comunque sempre molto più glamour e riesce a elettrizzare il circo della moda anche senza grande moda: c'è invece la sensazione che Milano, come città, di questi tempi neppure ci provi. Vien da chiedersi se l'Italia creda davvero nel valore del suo settore moda, nonostante tanti discorsi.

A voler invece toccare la questione delle tendenze, ne vanno annotate due: a Parigi si è confermato un trend giovanile molto forte, che piace ai compratori più attenti e all'avanguardia, un filone che parte dalla strada e vi ritorna in versione raffinata. La possiamo chiamare una contemporaneità individualistica, dove ognuna si crea il proprio look seguendo però questa falsariga, che attinge al periodo tra gli anni Sessanta e Settanta: silhouette molto sottile, pantaloni diritti o svasati ma corti, giacchine piccole, gonne a trapezio e a un palmo sopra il ginocchio, scarpe con tacco grosso o sandali piatti a calzare (se ne sono visti a iosa).

La seconda tendenza è un misto di romanticismo (abiti che sembrano fatti con il corredo di pizzo della nonna, tuniche ricamate e grembiuli di sangallo) e di femminismo (gonne lunghe e sciolte, fiori, molta maglia, tailleur da suffragetta, vestiti da viaggiatrice di inizi Novecento, completi maschili con pantaloni e mocassini, mix di tessuti stampati portati con fantasia). Per chi è incerta sulla strada da prendere c'è solo una certezza cui aggrapparsi: le borse sono bellissime, anche molto classiche ma sempre colorate e sfiziose.

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